“Passa il tempo ed è già sera, tutta passerà. Passa il tempo ed è già giorno, tutto passerà” cantavano i Nomadi nel 1994, in “Tutto passerà”, uno dei loro brani più iconici. “Passa il tempo ed è già il 5 novembre, tutto passerà” potrebbe invece essere il leitmotiv dei mercati finanziari in questo periodo. Infatti, ormai già da qualche mese e soprattutto nelle ultime settimane, capita sempre più spesso di imbattersi in articoli ed analisi che cercano di estrapolare quello che potrebbe essere l’andamento futuro dei mercati finanziari a seconda di chi prevarrà il 5 novembre nella tornata elettorale per l’elezione del Presidente e del Congresso americano. Sebbene le politiche proposte dai democratici e dai repubblicani siano ovviamente diverse ed in taluni casi agli antipodi, sappiamo ormai molto bene, se non altro per esperienza, come, soprattutto le proposte più “estremiste”, verranno alla prova dei fatti annacquate. In effetti, anche da analisi empiriche su quanto accaduto in passato, appare alquanto complicato, se non impossibile, identificare delle tendenze di mercato statisticamente significative utilizzando come variabile indipendente il colore della presidenza americana. Effettivamente, le variabili che influenzano l’andamento dei mercati finanziari sono estremamente complesse ed eterogenee e sebbene il Presidente americano sia molto spesso considerato come l’uomo (o la donna) più potente del mondo, non sortisce, quantomeno nel medio periodo, un effetto così preponderante sull’andamento sia economico che dei mercati finanziari.
Prendendo ad esempio l’andamento del mercato azionario S&P500 come variabile dipendente, notiamo come, paradossalmente, lo scenario migliore sia quello in cui la presidenza di un colore è controbilanciata dal congresso guidato dal partito opposto, a testimonianza di come i mercati finanziari preferiscano approcci più liberali e meno dirigisti (grafico azionario e politica).
Anche guardando al mercato obbligazionario non si notano empiricamente dei pattern che mostrano una evidente dipendenza della performance dal colore politico al comando (grafico obbligazionario e politica).
Ovviamente, soprattutto durante i primi mesi successivi a delle elezioni che, dal punto di vista politico e geopolitico sono comunque molto importanti, si potrà mettere in moto qualche tendenza direzionale su talune classi di investimento o cross valutari che però poi, con il passare del tempo, sarà assorbita ed inglobata all’interno della big picture complessiva.
Sempre da un punto di vista empirico, tuttavia, appare abbastanza elevata la probabilità che la price action dei prossimi mesi sarà più volatile di quella a cui ormai ci siamo da tempo (forse troppo) abituati (grafico volatilità ed elezioni presidenziali USA).
Ovviamente chi vivrà vedrà ma la sensazione di chi scrive è che risulta difficilmente pensabile, dopo ormai due anni di tranquillità e bassa volatilità sui mercati finanziari, che lo status quo duri ancora per molto.
Di sicuro, visti i livelli a cui trattano molte asset class, appare abbastanza scontato che partendo dai livelli attuali le performance future difficilmente potranno essere particolarmente interessanti (grafico: valutazioni e performance future).
COME SI SONO COMPORTATI I MERCATI FINANZIARI NELL’ULTIMO PERIODO?
Il mese di ottobre ha visto un andamento debole un po’ su tutte le principali classi di investimento, anche se a dire il vero la negatività, sulle asset class più volatili come azionario e obbligazionario corporate, è subentrata solamente negli ultimi giorni del mese, con la prima parte che invece aveva registrato performance toniche, grazie ad un contesto di crescita tutto sommato positiva, livelli di inflazione che continuano a registrare segnali incoraggianti, banche centrali docili e condizioni finanziarie espansive (tabella performance). Da segnalare come, nonostante l’atteggiamento delle banche centrali, il mercato obbligazionario governativo abbia visto un incremento dei tassi di interesse, soprattutto sulla parte a medio-lungo delle curve, sintomo questo di come i mercati stiano ricominciando a prezzare maggiori probabilità di incrementi futuri dei tassi di inflazione o comunque maggiore volatilità.
Rimane comunque egregia la performance degli ultimi due anni registrata dal classico portafoglio 60/40, investito cioè al 60% sul mercato azionario ed al 40% su quello obbligazionario con minore rischio di credito, che invece molti commentatori e sedicenti esperti di mercato davano per morto dopo un anno difficile come fu il 2022 (tabella 60/40).
Da segnalare altresì, sui mercati obbligazionari, come gli spread di credito, ovvero il differenziale di rendimento a cui trattano titoli di debito emessi da entità con rischio di credito (quindi in sostanza tutti gli emittenti eccezion fatta per quei debitori sovrani considerati “privi di rischio”, come il governo degli USA in area dollaro ed il governo tedesco in area euro) si siano compressi tantissimo e trattino ora a livelli vicini a quelli raggiunti in concomitanza con periodi a seguito dei, in passato, si sono registrati degli spike (grafico spreads di credito).
Ad ogni modo, se consideriamo che nonostante il rialzo dei tassi degli ultimi anni le spese nette per interessi in rapporto al margine operativo secondo alcune stime sono calate (grafico spese nette per interessi), tale dinamica di contrazione degli spreads non appare così insensata.
QUALI SONO STATI GLI EVENTI PIÙ SIGNIFICATIVI DELL’ULTIMO PERIODO?
Come previsto, la Banca Centrale Europea ha nuovamente tagliato i tassi di interesse di 25 punti base, portando quelli sui depositi al 3,25% e quello sulle aste principali di rifinanziamento al 3,40%, segnalando altresì come la probabilità di un ulteriore taglio di 25 punti base durante la riunione di dicembre sia alquanto elevata.
In effetti, anche i tassi impliciti nei contratti futures sull’Euribor danno come ormai cosa fatta un taglio di 25 punti base per la riunione di novembre e vedono tassi in calo anche per tutto il 2025 (grafico tassi impliciti).
Durante il mese, da segnalare anche l’annuncio di nuovi stimoli economici da parte della Cina, volti a stimolare una situazione economica abbastanza precaria ed ancora gravata dagli effetti dello scoppio della bolla immobiliare. Tuttavia, il fatto che non siano stati illustrati numeri precisi, è testimonianza di come il paese del dragone continui a navigare a vista senza avere un reale piano organico per rilanciare l’economia.
QUAL È LA CONDIZIONE DI SALUTE DELL’ECONOMIA GLOBALE?
Soft landing, no landing, hard landing? Negli ultimi mesi si sta tanto parlando del tipo di atterraggio (o di non atterraggio) che attenderà l’economia globale, dopo gli ultimi trimestri di crescita positiva.
Se allo stato attuale sembra scongiurato, almeno per i prossimi mesi, uno scenario di hard landing, ovvero un atterraggio duro caratterizzato da un rallentamento importante ed improvviso dell’economia, rimangono in piedi le ipotesi di soft o no landing. Nel primo caso si avrebbe un rallentamento dolce, con un’economia che continua a crescere ed un’inflazione che si stabilizza leggermente al di sotto dei livelli a cui le banche centrali ambiscono, mentre nel secondo si avrebbe un proseguimento ininterrotto degli attuali livelli di crescita, con però a fare da contraltare livelli di inflazione in rialzo.
Sebbene entrambi gli scenari farebbero propendere per una continuazione della price action positiva sull’azionario, quello di no landing comporterebbe un riprezzamento del settore obbligazionario, soprattutto quello governativo o comunque “non a spread”.
Osservando i dati anticipatori del ciclo (grafico leading indicators), si nota come la situazione degli USA sia nettamente più favorevole a quella della zona euro e della Cina, con quest’ultima che sta comunque lentamente risalendo, rendendo quindi maggiormente probabile un’ipotesi di no landing negli USA (ipotesi confermata anche dalla pubblicazione degli utili del terzo trimestre, che stanno mostrando ottima resilienza da parte dei consumatori) ed una di soft landing in eurozona. Per quanto riguarda la Cina, invece, tutto dipenderà dall’entità degli stimoli che piano piano le autorità centrali stanno implementando.
QUALI SARANNO GLI EVENTI DA MONITORARE NEL PROSSIMO PERIODO?
Con la fine della prima settimana di novembre, due dei principali eventi di rischio per i mercati, le elezioni presidenziali americane e la penultima decisione sui tassi di interesse della banca centrale americana, saranno passate ed i mercati potranno quindi concentrarsi su altro.
Dopo le (normali) promesse elettorali, il focus sarà pertanto sulle dichiarazioni e sui progetti del nuovo Presidente degli Stati Uniti, che da gennaio 2025 guiderà il paese oltre che sull’attenta evoluzione del contesto macroeconomico, di politica monetaria e fiscale, tematiche queste tutte interconnesse tra loro.
Visto inoltre il proseguimento della fase di elevata tensione in medio-oriente, un occhio sempre attento andrà rivolto al contesto geopolitico decisamente caldo e che potrebbe contribuire ad un aumento dei livelli di volatilità in vista della fase conclusiva dell’anno.
COSA CI DICONO LE VALUTAZIONI ATTUALI DEI MERCATI FINANZIARI E COSA È LECITO ATTENDERSI NEL MEDIO PERIODO?
Come sempre risulta importante dare uno sguardo alle valutazioni delle principali categorie di investimento, in quanto nel medio-lungo periodo la performance dei mercati è fortemente correlata alle valutazioni presenti al momento dell’investimento (più basse sono le valutazioni più elevato è il rendimento prospettico e viceversa).
La tabella valutazioni ci mostra livelli in peggioramento su tutte le asset class, a testimonianza di come i rendimenti attesi per il futuro, soprattutto sull’azionario e sul mercato obbligazionario con maggiore rischio di credito, difficilmente potranno essere entusiasmanti.
COME ANDRANNO QUINDI GESTITI I PORTAFOGLI NEL PROSSIMO PERIODO?
Statisticamente, dopo andamenti positivi di mercato come quello visto sino ad ora (dal 1928, solo durante 12 anni la performance dell’indice azionario S&P500 è stata migliore di quella del 2024), le prospettive per la parte rimanete dell’anno appaiono positive (tabella performance fine anno).
Tuttavia, il periodo successivo alle elezioni americane potrebbe dimostrarsi più volatile rispetto agli ultimi trimestri. Tendendo altresì conto che ci troviamo in una situazione di area rarefatta sui mercati finanziari riteniamo indispensabile continuare a muoverci con estrema prudenza e ragionare in termini di probabilità.
Considerato il tutto a 360 gradi, per il prossimo periodo in dettaglio si consiglia quindi di:
1 – Mantenere l’esposizione all’azionario nella parte bassa del range stabilito in sede di asset allocation strategica;
2 – Ridurre l’esposizione all’obbligazionario con rischio di credito portandola leggermente sotto al peso stabilito in sede di asset allocation strategica;
3 – Aumentare l’esposizione all’obbligazionario privo di rischio di credito ponendola sulla parte alta del range stabilito in sede di asset allocation strategica.
Concludendo, vale la pensa spendere qualche parola sull’andamento del tasso di cambio EUR/USD che, dopo il recente rally a favore della moneta americana, si trova in una situazione di possibile ritracciamento, almeno guardando al differenziale reale dei tassi nelle due aree geografiche (grafico EUR/USD).