La politica, dopo anni di titubanza, ha portato sotto i riflettori quello che viene definito “inverno demografico” anche a San Marino. Un tema su cui la campagna elettorale ha imperversato, ma che sostanzialmente, nonostante gli appelli continui dei sindacati, non ha ancora prodotto progetti a breve e lungo termine. Caduto nel vuoto, per ora, anche l’appello di ANIS a ragionare su un progetto a 360 gradi, che ricomprenda non solo il tema del lavoro – sicuramente un fattore fondamentale – ma anche tutti gli altri aspetti, compresi quelli economici e culturali, che appaiono purtroppo come freni alla creazione di una famiglia. Il tema ha una rilevanza economica straordinaria, infatti, soprattutto in un Paese e un sistema economico così piccolo come quello sammarinese. Ma proprio per questo gli interventi e i correttivi potrebbero essere più veloci, efficaci e duraturi nel tempo. Eppure, paradossalmente, si è mossa prima l’Italia – che non ha mai brillato per rapidità né per politiche familiari lungimiranti – e anche in maniera più determinata. Il fatto che ci sia un Governo di centrodestra dice molto ma non dice tutto, perché anche a sinistra battono sul ferro da tempo. A San Marino, invece, il tema sembra ancora un oggetto misterioso, da analizzare e studiare. Gli effetti sul mercato del lavoro? Non si vedono. Sul sistema pensionistico? Ci penseranno quelli dopo. Sull’edilizia scolastica che mancano i bambini per riempire le classi? Faremo classi più piccole. A parte l’ironia, di idee progettuali se ne vedono poche. Nel frattempo è stato battuto il nuovo record: solo 100 nati nei primi nove mesi del 2024.
Editoriale: Pochi figli ma anche poche idee
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