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Il teatro riparte da “Dove eravamo rimasti”

da Alessandro Carli

Il filo rosso è sempre lo stesso, e anche se sono passati già diversi anni, l’intensità non è stata minimamente scalfita: il tempo e – in questo caso il mare, la salsedine, le onde – non hanno “bruciato” ma preservato i colori. Anche ne “L’Abisso” Davide Enia – che aprirà la stagione di San Marino Teatro 24_25 il 29 ottobre sulle assi del Titano – prosegue nel recupero di storie poco note al pubblico ma che hanno una straordinaria dignità. Il monologo è un faro acceso nella tempesta di Lampedusa. Forte del Premio UBU 2019 per il “migliore nuovo testo italiano o scrittura drammaturgica”, la pièce è una prova cristallina di forza, narrazione e pathos. Un lavoro muscolare, quello dell’attore palermitano, che si inserisce nel solco profondo della sua tradizione drammaturgica, quella dei “cunti”: scena minimalista e voce, o meglio, un intreccio di storie che si abbracciano, si sfiorano, dialogano per poi cercare la propria traiettoria. Al centro, come già accaduto per il meraviglioso “Italia-Brasile 3-2”, la famiglia, il nucleo sociale primario, il porto di partenza. Enia accompagna il pubblico verso l’isola, verso quel luogo in cui lo stesso “auttore” ha trascorso due anni a raccogliere le testimonianze. Dall’abisso riemergono, come in una Spoon River capovolta, le ombre delle persone: uomini, adulti e giovani. Un sommozzatore gigante che stringe un bimbo al petto e piange. Un figlio, Daviduzzo (Enia) che scopre la voce del padre (ex chirurgo in pensione) attraverso il suo silenzio. Lo zio Beppe, malato di cancro ma aggrappato alla vita con la tenacia delle cozze sugli scogli. I conti crudi della vita: davanti a un gruppo di tre persone che sta annegando e poco più in là una giovane mamma con i suoi piccoli, chi salvi? Tre è più di due…

La prima parte della stagione teatrale della Repubblica – quella che fa da cerniera tra ottobre e fine anno – proseguirà martedì 12 novembre sempre al Titano con la grande signora della scena, Elena Bucci, che alle 21, riproporrà uno dei suoi migliori spettacoli, “Non sentire il male”, assolo dedicato a Eleonora Duse. “Questo lavoro mi accompagna da anni e cambia con me. Cominciai a pensarci appena uscita dalla compagnia di Leo de Berardinis con il quale avevo lavorato per tutto il suo periodo bolognese realizzando grandi spettacoli come ‘Amleto’, ‘Re Lear’, ‘Il ritorno di Scaramouche’. Incontrai Eleonora, come una maestra fantasma, quando cercavo la mia strada di autrice in un palazzo abbandonato tra le campagne. Da allora mi ha sempre accompagnato e illuminato nel corso di tante repliche che sono cambiate con me”.

Una settimana più tardi – il 19 novembre – il Titano accoglierà alle 21 Ottavia Piccolo e i Solisti dell’Orchestra Multietnica di Arezzo, in scena con “Matteotti (anatomia di un fascismo)”. Le quattro e mezza del pomeriggio del 10 giugno 1924. Alcuni testimoni dichiarano di aver assistito a una colluttazione all’interno di una vettura e di aver visto espellere quello che sarà riconosciuto essere il tesserino del deputato on. Giacomo Matteotti. Lo spettacolo ripercorre l’ascesa e l’affermazione di quel fenomeno eversivo che Matteotti seppe comprendere, fin dall’inizio, in tutta la sua estrema gravità, a differenza di molti che non videro o non vollero vedere.

Si scende al Nuovo di Dogana invece per i due appuntamenti successivi: Roberta Bruzzone e Paolo Fresu.

La criminologa da sempre in prima linea contro la violenza sulle donne, il 23 novembre, sarà in scena con “favole da incubo”, un’analisi lucida e necessaria degli stereotipi di genere che hanno provocato queste tragedie annunciate, per sconfiggerli una volta per tutte. Il 27 novembre invece arriverà Paolo Fresu con uno spettacolo su uno dei più grandi artisti del Novecento, Miles Davis. Accompagnato da sette musicisti, il grande trombettista, in “Kind of Miles”, ripercorre la vita e la carriera della leggenda del jazz, un uomo la cui personalità affiora prepotentemente non solo attraverso il suo strumento musicale, ma anche nel viso scavato degli ultimi anni, negli occhi profondi che inchiodano lo sguardo, nelle mani rugose che hanno toccato il cuore di milioni di ascoltatori. Una storia, quella di Davis, che intreccia successo e perdizione, ma soprattutto un talento che si contamina virtuosamente con altre sonorità: il funk, il pop, l’elettronica.

Il 5 dicembre si tornerà al Titano per “L’angelo della storia”, la proposta di Sotterraneo premiato con l’Ubu Spettacolo 2022. Un “frullatone” che accompagna la platea in un viaggio verticale e in apnea: il ritmo è serratissimo e alterna momenti di parola a quadri danzanti molto corali e sincronizzati. Al centro di questa ricerca riuscita c’è, come spiega benissimo il titolo, la storia: storia “letta” come microstoria, piccoli o grandi fatti di cronaca che, cucendosi in scena, creano una mappa di immagini, racconti, persone e personaggi. Microstorie senza apparenti legami che attraversano, o meglio, “tagliano” il tempo: Eleonora di Castiglia e i suoi 16 figli; Yukio Mishima, poeta e scrittore giapponese che si tolse la vita con il suicidio rituale dei samurai; la piaga del ballo (o epidemia del ballo) del 1518 che colpì Strasburgo; la storia (poi rivelatasi una fake news) di “Tommasino”, il gatto che nel 2011 ereditò dieci milioni di euro; la follia di Michael ‘Mad’ Mike, decollato a bordo di un razzo fai-da-te nel 2020 per dimostrare che la terra è piatta e poi schiantatosi a terra; l’ultimo pezzo eseguito dall’orchestra del Titanic nel 1912 prima di colare a picco; il coraggio di Stanislav Petrov che nel 1983 ha salvato il mondo; i film e le operazioni ai polmoni di John Wayne; William Burroughs, ubriaco e novello Guglielmo Tell, che mira la testa della moglie con un’arma e la fa secca; Ippaso di Metaponto, l’uomo che sfidò i pitagorici nel 500 a. C.

Domenica 8 dicembre si torna al Teatro Nuovo: in cartellone difatti ci sono Massimo Lopez e Tullio Solenghi impegnati in “Dove eravamo rimasti”, un meraviglioso viaggio fatto di sketch, brani musicali, contributi video (tra cui una lectio magistralis di Sgarbi/Lopez), un omaggio all’avanspettacolo, l’inedito Renato Zero di Solenghi o il confronto Mattarella/Berlusconi. Il filo conduttore sarà quello di una chiacchierata tra amici, ovviamente.

Fine del primo atto.

La “bella stagione” proseguirà nel 2025 con moltissime altre proposte: sono difatti 22 i “titoli” che compongono il cartellone.

Dal 21 al 26 ottobre si potranno acquistare gli abbonamenti e i carnet (8 spettacoli, 6 spettacoli, 3 spettacoli) sia online (www.sanmarinoteatro.sm) oppure al Teatro Concordia; il 29 ottobre invece partirà la prevendita per tutti gli spettacoli.

Sipario.

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