La storia dell’Indicatore della Condizione Economica per l’Equità è recente (risale al 2019 la sua istituzione), ma ha radici lontane, che affondano nelle ultime riforme fiscali e trovano linfa vitale dal momento in cui anche San Marino ha iniziato a fare i conti con un Bilancio in difficoltà e l’allargamento di quella fascia di popolazione meno abbiente, a cui – in teoria – sarebbero destinate le principali iniziative di sostegno sociale ed economico. Il condizionale è d’obbligo, essendo il sistema sammarinese quasi totalmente fondato sull’universalità dei contributi e delle agevolazioni: in pratica, non si guarda al reddito e al patrimonio (come da decenni avviene in Italia con l’ISEE) per tarare gli “aiuti”, ma nemmeno per proporzionare le tariffe dei servizi pubblici. Se si guarda all’ICEE in questo modo, si capisce subito che non è una questione sorta nel 2019, ma molto prima… Eppure, ancora oggi, l’ICEE non è operativo. Con buona pace di chi potrebbe essere veramente felice per la sua applicazione (risorse mirate significa più risorse a chi ne ha bisogno; risorse a pioggia, tutti prendono qualcosa, anche chi non ne avrebbe bisogno), compreso il Bilancio dello Stato (che per legge continua a erogare risorse in grande quantità). Ma anche dell’equità fiscale tanto agognata nel Paese e promessa dalla politica da tempo. Politica che, finalmente, pare abbia trovato la quadra (d’accordo con i sindacati o pressata dai sindacati, ognuno la legga come vuole) e riesca a chiudere questa annosa questione, anche se per ora si tratta di una “fase sperimentale limitando l’applicazione ad un settore specifico delle provvidenze sociali”.
Editoriale: Si dice che l’ICEE rende felice
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