Se c’è un momento per affrontare le questioni più spigolose, è notoriamente il primo anno di governo. Vuoi perché la “luna di miele” post elezioni permette una certa morbidezza, utilissima a smussare le differenze di idee (e in questa maggioranza sono palesi, date le alleanze che si sono strette dopo il voto). Vuoi perché il programma è stato scritto da pochi mesi ed è difficile dimenticarsi cosa è stato pianificato. Vuoi perché, infine, dopo il secondo anno di governo iniziano i primi mal di pancia o emergono le velleità (legittimi i primi come le seconde) di quanti vorrebbero fare le cose che non si stanno facendo, e magari già pensano alle elezioni successive. Anticipate, nella stragrande maggioranza dei casi.
Sarebbe quindi lecito aspettarsi che anche il Governo attuale avvii i cantieri più importanti adesso (IVA, integrazione europea, piano strategico per lo sviluppo, autonomia nel settore delle energie come in quello dei rifiuti, riduzione del debito pubblico, piano casa, natalità…), ma appare sempre più chiaro che la priorità ora sia un’altra: decidere chi deve decidere. Perché se le alleanze post voto erano abbastanza semplici (del resto la domanda era: “Vuoi venire al governo con me?”), la gestione del potere è cosa ben diversa. In maggioranza, ma soprattutto all’interno dei singoli partiti. In primis Libera e PSD, chiamati ai loro Congressi nelle prossime settimane a definire o ridefinire la linea politica del futuro. Ma anche AR, che aveva annunciato un proprio Congresso, ma non se ne conosce ancora la data. Occorre pazienza, quindi, e aspettare che decidano chi decide.