Assieme. Una parola che riecheggia nell’aria da qualche tempo a San Marino, ma che non si limita alla svolta (nemmeno originale) politica del governo di centrodestra-centrosinistra. Il concetto è ben più largo, come ben più larghi sono gli ambiti di applicazione. L’esigenza manifesta di cambiare i regolamenti consigliari è diventata quasi un’urgenza, perché al di là delle scaramucce quasi bambinesche tra maggioranza e opposizione sul chi è più cattivo dei due, che quasi il “tocco blu non gioco più” farebbe meno ridere, c’è un Paese con problemi enormi – per cause esterne ma anche interne – e soprattutto con sfide da affrontare che chiamarle epocali è un eufemismo. Confrontarsi è d’obbligo, ma ad armi pari si potrebbe dire, ovvero con le dovute informazioni, tutti i documenti in mano e, soprattutto, senza doversi sperticare in comunicazioni e arringhe infinite e spesso inutili se non buone per la diretta radio e i social. In Consiglio – o nelle Commissioni – si dovrebbe appunto lavorare.
Se si riuscisse a farlo assieme, ovviamente ognuno nei rispettivi ruoli, sarebbe ancora meglio.
E questo vale anche per il contesto esterno, gli stakeholder come vengono chiamati adesso, i portatori di interesse (e non solo), le parti sociali insomma. Le stesse categorie e sindacati che ribadiscono ogni volta che certe sfide si vincono solo se si lavora assieme. Che non vuol dire che tutti governano il Paese. C’è chi lo governa, ma non deve né comandarlo né sfruttare tale responsabilità per fare altro, e c’è chi non lo governa, ma che non deve avere come unico scopo evitare che gli altri governino bene.