Il tema delle residenze, su cui il Governo ha promesso una revisione complessiva e non solo su quelle “atipiche”, ha tenuto ovviamente banco anche in Commissione Esteri, dove il Segretario di Stato competente, Luca Beccari, ha illustrato l’analisi svolta sull’andamento delle nuove residenze, anticipando anche le possibili evoluzioni normative alla luce dell’Accordo di associazione con l’Unione Europea.
L’ANDAMENTO DELLE CONCESSIONI
Come tutte le analisi, si è partito dai dati: “Abbiamo preso come riferimento gli ultimi 4 anni escludendo il 2020 che era l’anno del Covid”, ha spiegato Beccari. “Nella prima parte della scheda, trovate tutte le residenze” e “vedete che il trend è crescente. C’è un incremento di residenze a San Marino che passano da 253 del 2021 a 270 del 2024. Nei 270 sono conteggiate già anche le pratiche che sono in esame in questa seduta della Commissione. Da una parte diminuiscono quelle in ambito familiare; frontalieri più o meno è un trend stabile, così come le residenze per Direzioni sanitarie, dirigenti aziendali, imprenditori. Ci sono numeri più significativi riguardo il discorso delle residenze elettive e atipiche/pensionati. Quelle elettive continuano a registrare numeri contenuti, quelle atipiche a regime agevolato – quelle non pensionati – hanno un trend costante. Sono ricompresi anche i congiungimenti ma sono una percentuale minima”.
PIÙ PENSIONATI CHE IMPRENDITORI
“Il trend più significativo”, ha quindi esplicitato Beccari, “è quello relativo alla residenza atipica pensionati. Il 2022 è stato il primo anno intero, 2023 e 2024 c’è stata più richiesta. Si vede come rispetto al totale, aumenta l’incidenza delle residenze atipiche pensionati, è il dato più oggettivo e significativo. Stiamo però sempre parlando di numeri che sono importanti, se messi nella sede storica, ma che comunque non sono numeri che stravolgono i flussi di immigrazione a San Marino”.
“Altro discorso”, ha poi spiegato il Segretario agli Esteri, “sui permessi di soggiorno che non sono residenze. Tenete presente che queste pratiche riguardano – tolto il turistico – abbiamo il permesso speciale che riguarda studenti, cure mediche a lungo termine, poi abbiamo il permesso per motivi di lavoro che è il più significativo; l’ordinario che viene concesso al coniuge che non può prendere la residenza; e abbiamo soggiorni straordinari come i motivi umanitari; e i permessi di convivenza”.
IL LEGAME CON IL TEMA CASA
“Se al tema delle residenze colleghiamo il tema casa, abitazioni, sostenibilità, eccetera”, ha spiegato Beccari, “dobbiamo tenere presente che sul tema delle residenze, passiamo da 253 a 270: trecento residenze all’anno. Sui permessi di soggiorno arriviamo quasi a 1.500. Questo dato per capire a che incidenza potrebbe avere in termini abitativi: tolti i permessi di convivenza, tolti i turistici, e tolti alcuni numeri riguardo allo speciale, comunque abbiamo a spanne 800/900 situazioni di permesso di soggiorno che richiedono un alloggio”. “Per evitare un incremento dei numeri di residenza a San Marino – e quindi uno sconvolgimento della sostenibilità per il nostro sistema di flussi migratori – l’accordo di associazione prevede un sistema di quote. La quota è di 90 residenze, che per l’Ue non si distinguono dai permessi di soggiorno. Esistono, per l’Ue, la residenza e la residenza breve. Il primo punto che dobbiamo considerare è che, lo stare dentro le quote, non rappresenta per noi un problema. Il sistema delle quote va letto come: garantiamo almeno 90 residenze ai cittadini dell’Unione europea. Noi assorbiamo tranquillamente quella quota di 90. La domanda che dobbiamo porci è: cosa fare rispetto all’eccedenza di quei 90?”
Quindi una disanima sull’evoluzione del mercato: “C’è stato il superamento di quello che era un blocco fortissimo del nostro mercato immobiliare: a partire dal 2012/13 ha cominciato ad avere un tracollo, in parte dovuto alla crisi del settore bancario e finanziario, ma in parte anche perché nei dieci anni precedente c’era stata un sovra-ricorso alla costruzione di soluzioni immobiliari che non incontravano la domanda sammarinese. C’è stata una forte crisi del settore, che si è tradotta in costi per lo Stato notevoli. Una buona parte di NPL è costituita da immobili di aziende che magari sono fallite. C’è stato un ricorso esagerato alla cassa integrazione guadagni. Oggi questi trend si sono invertiti. Il mercato è stato rivitalizzato, si è creata nuova occupazione nel settore. Questi numeri in aumento non vanno a mettersi in relazione con dati dell’economia generale negativi. A San Marino esiste una problematica legata alla disponibilità e ai rincari degli affitti, ma la domanda che viene da queste categorie non necessariamente è la stessa che non trova soddisfazione da un punto di vista sociale a San Marino. Senza minimizzare né massimizzare i problemi, bisogna secondo me ragionare tenendo conto di tutti i fattori in campo che sono molteplici e devono spingerci a fare un ragionamento sul tema ma senza correre ad aprire il mercato come è successo e poi magari restringerlo e limitarlo. Sul tema dell’Accordo di associazione, quello che abbiamo sempre detto è che sarà importante capire che noi potremo sì gestire dei programmi di residenza aggiuntivi, ma dovremo però darci delle regole di non discriminazione rispetto ai cittadini dell’Unione europea. In conclusione. C’è un aumento delle residenze atipiche pensionati, c’è chi le sostiene, l’opposizione le ha spesso criticate. Un intervento interessante potrebbe essere quello di aumentare i tetti dell’importo riferito alla pensione. Portandolo a 80, 100mila euro continueremo ad avere delle richieste ma andremo a diminuire i numeri, con richieste sempre più qualificate. E’ un tema che può essere messo in campo. C’è un tema legato all’edilizia sociale che passa attraverso il recupero di unità immobiliari ferme allo stato di rustico o incomplete. Attenzione però: dobbiamo agire su due binari diversi. Un conto è l’esigenza sociale che richiede un intervento che si può connotare come un ammortizzatore; un conto è un aumento delle disponibilità che poi avrà un effetto positivo anche sui prezzi. E’ una priorità la revisione della legge sulle residenze: si sono stratificati negli anni numerosi programmi di residenza. Andrebbe secondo me semplificato l’impianto normativo nelle diverse tipologie, con macro-categorie più ampie, per andare poi a gestire il tema delle residenze ‘libere’ in maniera più aggiornata e semplice. Sulle residenze fiscali non domiciliate: non ci sono mai stati soggetti che risiedono a San Marino. Abbiamo la norma, ma ancora non abbiamo l’effetto della norma. C’è un investitore che ha proposto un progetto di realizzazione di una struttura con requisiti di legge, gli standard a cinque stelle. Il senso non è solo quello di approvare un programma che può creare un indotto, ma aumentare anche la capacità di ospitalità all’interno della Repubblica di San Marino che può essere spesa anche per altri eventi. Mi dispiace che si continui a montare un caso su questo tema, ma obiettivamente non è il senso di questo tipo di progettualità che ahimè al momento non produce effetti”.