Home Dal giornale Marino Bollini, classe 1954, e la scelta felice di aver abbracciato il biologico

Marino Bollini, classe 1954, e la scelta felice di aver abbracciato il biologico

da Alessandro Carli

“Albero amico che da sé rinasce, terrore delle lance nemiche; l’olivo di glauca foglia che nutre i nostri figli e in questa terra cresce in gran copia” scrive Sofocle in “Edipo a Colono”. Parole che potrebbero appartenere anche a Marino Bollini, classe 1954, una vita come metalmeccanico (ma con un occhio sempre rivolto alla terra) e poi, una volta raggiunta la pensione, ha deciso di dedicare il proprio tempo all’agricoltura.

Nonostante l’età, Marino è la conferma che la mente e la ricerca non invecchiano mai, anzi. “Siamo un’azienda biologica da quattro anni” esordisce alternando gli occhi tra la moglie Luciana Zonzini, i grappoli d’uva e le olive. “Da due anni conferiamo prodotti biologici, direi che siamo molto contenti dei risultati”. L’azienda agricola si sviluppa su un’area di 46 mila metri quadrati. “Tre ettari sono coltivati a vigna, un ettaro a ulivi e il resto a erba medica” precisa Marino. “Abbiamo ‘abbracciato’ il bio nel 2020 perché volevo lasciare ai nostri nipotini un terreno più fertile, più sano, più ‘friabile’. Siamo a buon punto e siamo molto felici di questa riconversione anche se la terra raggiungerà la sua massima fertilità tra una decina d’anni”.

L’agricoltura, per Marino e per sua moglie, è una realtà che hanno sempre vissuto. “Entrambi siamo figli di contadini quindi la terra è un elemento che ci è familiare. Quando lavoravo come metalmeccanico mi dedicavo alle piante solo la sera e nei giorni festivi, adesso invece l’impegno è costante: in estate vado nei campi alle 5 e 30 della mattina e ‘stacco’ quando inizia a fare caldo, poi riprendo quando l’aria è più fresca. Da aprile alla vendemmia, come si dice in gergo, ‘non hai pace’. In inverno invece i tempi sono diversi, si lavora quando è meno freddo”.

Vicino a Marino e Luciana gli ulivi iniziano a mettere in mostra i loro frutti. “Abbiamo 30 piante di Sursina, una varietà autoctona piuttosto consolidata sul Monte Titano. Abbiamo poi piantato sei o sette tipi diversi di ulivo”. Ulivi biologici, come la vigna. “Lavoriamo, come detto, in regime ‘bio’ quindi anche con batteri e funghi” precisa Marino. “Biologico non vuol dire meno quantità o meno qualità, anzi: la produzione è soddisfacente e la qualità è davvero eccellente” aggiunge Marino. “Mi piacerebbe che la Repubblica di San Marino avesse un’agricoltura tutta biologica. E non solo per i ‘risultati’ ma anche come immagine da esportare”.

Parole che non possono non portare ad alcuni versi di Pablo Neruda. Perché “Non soltanto il vino canta, anche l’olio canta, che vive in noi con la sua luce matura”.

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