La popolazione residente a San Marino continua a crescere lentamente, passando dalle 33.698 persone del 2022 alle 33.812 del 2023, fino alle 33.950 registrate a fine giugno di quest’anno. Questo trend, che appare positivo, è a ben guardare invece molto preoccupante se si analizzano meglio le dinamiche demografiche ed economiche. In primo luogo, la “crescita” è dettata ormai da anni unicamente dall’immigrazione, unico fattore in grado di compensare un saldo naturale negativo. Gli immigrati, quindi, hanno un effetto positivo sulla struttura della popolazione, essendo in maggioranza giovani, ma non sufficiente per compensare quello negativo della bassa natalità. Di fatto, (cit. “Natalità e fecondità a San Marino 2013-2020” pubblicato dall’Ufficio di Statistica), “i residenti sono aumentati, ma il numero di nati ogni 1.000 abitanti è in costante diminuzione”. Anche perché le nascite sono drasticamente diminuite nel frattempo, toccando il picco negativo nel 2023 a quota 191, abbassando ulteriormente il record di 205 dell’anno precedente (nel 2013 erano invece state 320). Inoltre, questo dato si riflette nell’altro indice che viene normalmente analizzato, ovvero il numero medio di figli per donna, che a San Marino è in costante diminuzione e “si colloca sotto la media europea, vicino alla regione Emilia Romagna e al di sopra della media italiana. Il divario rispetto ad altri stati come Francia e Germania è notevole”, spiegavano dall’Ufficio di Statistica nella loro pubblicazione, confrontando l’1,27 sammarinese con l’1,83 francese e l’1,53 tedesco (senza considerare l’1,80 della Romania).
Non sembra andare meglio nemmeno nel 2024, del resto, visto che i nuovi nati sono stati 63 (-37 rispetto allo stesso periodo del 2023) e ben 127 decessi. Come detto, l’immigrazione ha compensato questa dinamica, stante i nuovi residenti che da gennaio a giugno del 2024 sono stati 231, di cui ben 138 con cittadinanza italiana. Di contro, 60 sono stati quelli che hanno lasciato il Titano.
Come tutti i Paesi occidentali hanno ormai compreso, questa dinamica negativa ha fortissime ripercussioni su tutto il welfare state (in particolare il sistema sanitario e pensionistico, perché la popolazione residente diventa sempre più anziana e non c’è una sufficiente “base” di giovani a compensare gli sforzi del sistema statale nei confronti di chi man mano acquisisce nuovi diritti di assistenza) e sull’economia in generale, a partire dal mercato interno del lavoro. In quest’ultimo caso, al pari dei residenti, il saldo risulta positivo (la forza lavoro ha superato la soglia record di 25.000 unità in questi mesi) grazie allo stesso effetto “migratorio”, ovvero gli oltre 8.000 lavoratori frontalieri che ogni giorno salgono sul Monte Titano per dare il proprio contributo alle imprese sammarinesi.
NATALITÀ, PRIORITÀ DEL NUOVO GOVERNO
Anche il Governo sammarinese ha preso consapevolezza del problema e dopo gli interventi della passata legislatura, anche il nuovo Esecutivo dovrà impegnarsi a concretizzare quello che nel loro programma di legislatura hanno indicato come “un piano organico di politiche familiari”. “Fra gli obiettivi generali”, si legge infatti, “si ravvisano come principali, anche attraverso interventi normativi, il sostegno alla genitorialità, alla funzione sociale ed educativa delle famiglie, alla promozione della natalità, a valorizzare la crescita armoniosa dei figli”. Nello specifico: “Intendiamo ribadire la fondamentale importanza e la necessità di integrare nella nostra legislazione un criterio universalistico di equità nei confronti del “carico familiare complessivo”, con particolare riferimento all’allocazione delle risorse”. Inoltre “si rende necessaria una riforma complessiva di ampio respiro di tutti i provvedimenti adottati per il sostegno alle famiglie nell’arco degli anni e di provvedere a un loro allineamento alle nuove specificità presenti, anche considerando la progressiva introduzione dell’ICEE quale strumento di equità”. Quindi l’aspetto forse centrale di questa pianificazione, ovvero quello del lavoro: “Sarà importante attuare politiche che favoriscano la conciliazione tra lavoro e famiglia, come orari di lavoro flessibili e congedi parentali, consentendo ai genitori di equilibrare meglio i loro impegni professionali e familiari, e riducendo per quanto possibile gli oneri economici per l’accesso agli asilo nido ed ai centri estivi, oltre a proseguire il dialogo per valutare l’introduzione della settimana corta”.
Interessante anche come il nuovo Governo vuole affrontare il tema sul piano economico: “Proponiamo la creazione di un fondo a sostegno della natalità, con lo scopo di incentivare le nascite sostenendo le madri che non avrebbero diritto ai sussidi della maternità, come i disoccupati o i lavoratori autonomi, valutando anche la possibilità di estendere la durata di tali sussidi”. A questo si abbina anche l’obiettivo riguardante i giovani, nel quale il nuovo Governo specifica che “si ritiene utile portare avanti delle politiche a favore dei giovani per affrontare tematiche legate alla formazione, alle problematiche di ingresso nel mondo del lavoro, ed abitative”. Quest’ultimo aspetto tocca il tema, altrettanto fondamentale nell’ambito familiare, della casa: un tema su cui tutti i partiti che si sono presentati alle elezioni, all’unanimità, hanno promesso di metter mano.
COMITES: “SI RIVEDANO ANCHE LE NORMATIVE”
“Non c’è nessun paese europeo che sia riuscito a mantenere statisticamente un tasso di fecondità attorno a due figli per donna, ovvero il tasso necessario a garantire un adeguato rapporto tra generazioni”, dichiara il Presidente del Comites San Marino Alessandro Amadei. “Anche se ci sono paesi non lontani da quell’obiettivo, come la Francia e la Svezia, che hanno saputo combinare con successo politiche familiari, generazionali, di genere e migratorie. A leggere i dati – prosegue Amadei – è chiaro che anche a San Marino qualche riflessione sulle nuove politiche da adottare in merito alle residenze, alla cittadinanza ed ai soggiorni sarà necessaria, anche per trovare il modo di attirare sempre più persone da fuori confine disposte a mettere a disposizione la loro forza lavoro a favore del sistema produttivo, ad investire e credere nel futuro di San Marino. L’immigrazione, se gestita in quest’ottica, può dare respiro al welfare ed al sistema pensionistico sammarinese, determinando un aumento del numero dei lavoratori, i quali con le imposte ed i contributi versati sostengono la previdenza sociale e salvaguardano l’equilibrio dei conti pubblici, evitando allo Stato di ricorrere ad un ulteriore indebitamento. Anche in questo modo si possono mitigare gli effetti negativi dell’inverno demografico che riduce la competitività di ogni paese ed è la causa principale del suo declino, come ha ricordato qualche giorno fa il Presidente di Confindustria Veneto, Enrico Carraro. Auspichiamo che anche a San Marino il dibattito, già aperto da tempo, si concretizzi in soluzioni più moderne a vantaggio di tutti coloro che vivono in questo Paese”.