L’unanimità raggiunta sull’Ordine del Giorno che apre, di fatto, al riconoscimento dello Stato della Palestina, è un fatto importante e storico per la Repubblica di San Marino. Dall’esterno, infatti, nessuno noterà il percorso tortuosissimo con cui si è “quadrato il cerchio” partendo dalla proposta di legge di RETE (che siede all’opposizione) ad un OdG di mediazione: il mondo leggerà che San Marino ha scelto una strada diplomatica chiara in un momento straordinariamente complesso per la geopolitica internazionale. Lo aveva già fatto, a dire il vero, nel caso dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ma lì c’era poco da scegliere probabilmente e si è confermato il proprio posizionamento nell’occidente e soprattutto nella “casa europea” (leggasi mercato unico) di cui sembra finalmente si possa andare a convivere con tutti gli altri, senza dover chiedere il permesso di entrare ogni volta.
Questa volta San Marino ha deciso, senza che nessuno, almeno pubblicamente, gli chiedesse di prendere una posizione. E lo ha fatto riconoscendo che dietro quell’unanimità c’è comunque una diversità di vedute e posizioni sul conflitto in Medioriente che non verrà di certo azzerata con un testo del genere. Ma il testo c’è, ed è un atto di politica estera molto forte. Ed è un primo passo, se si volesse riprendere un vecchio ma ancora splendente obiettivo, verso l’assunzione di un ruolo ben preciso e oggi carente di pretendenti, o almeno, di pretendenti senza doppi fini… San Marino terra della libertà, quindi ambasciatrice di pace e perché no, luogo fisico e politico per costruire mediazioni. Si può fare.
Editoriale: Nuovi ruoli, la Palestina primo step
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