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Emergenza idrica: divieti invece che investimenti

da Daniele Bartolucci

La scarsità di piogge e le temperature elevate che si protraggono da mesi hanno messo a dura prova i sistemi idrici di tutta Italia, in particolare quelli da cui anche San Marino si rifornisce e questo comporta sicuramente una “difficoltà di approvvigionamento”, come specificato nell’Ordinanza 1/20024 della Segreteria di Stato al Lavoro, la programmazione Economica, i Rapporti con A.A.S.S., la Transazione Ecologica e l’Innovazione Tecnologica.

Ordinanza con cui viene decretato anche quest’anno lo “stato di emergenza idrica”, dal 28 agosto e “sino al rientro delle condizioni di normalità che verrà comunicato dall’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici e fino ad espressa revoca”.

I DIVIETI E LE SANZIONI PER I TRASGRESSORI

Tale ordinanza è stata emessa, spiega una nota di AASS, “per scongiurare il rischio di non poter garantire il “diritto umano universale” principio affermato nell’ambito delle competenti Organizzazioni Internazionali secondo il quale l’uso dell’acqua per il consumo umano è prioritario rispetto agli altri usi che sono, pertanto, ammessi solo quando la risorsa idrica sia sufficiente”. Da qui il divieto di utilizzare l’acqua per usi non prioritari. Ovvero: innaffiare prati, orti e giardini; lavare piazzali, scale, strade private; riempire piscine; riversare acqua in cisterne e pozzi; lavare veicoli, divieto che non si applica nel caso in cui l’attività sia svolta presso stazioni di servizio munite di impianti automatici.

Premesso che come da Ordinanza “il Corpo della Polizia Civile, il Corpo della Gendarmeria ed il Corpo della Guardia di Rocca sono tenuti ad operare i necessari controlli per il rispetto della presente ordinanza”, per i trasgressori sono previste le seguenti sanzioni pecuniarie amministrative: qualora il trasgressore sia un consumatore uso domestico: alla prima infrazione nell’anno € 150,00, alla seconda infrazione nell’anno € 500,00 e per ogni infrazione successiva alla seconda nell’anno € 1.000,00. Qualora il trasgressore sia un grande consumatore uso domestico o un consumatore usi diversi (leggi: imprese) le sanzioni aumenta-no considerevolmente: alla prima infrazione nell’anno € 500,00, alla seconda infrazione nell’anno € 1.000,00, per ogni infrazione successiva alla seconda nell’anno € 2.000,00.

Inoltre, “nel periodo di emergenza idrica, la tariffa attualmente prevista per consumi delle utenze uso domestico superiori ai 30 m³/mese viene maggiorata di € 20,00 per ogni m³ di acqua utilizzato eccedente i 30 m³”. E “nello stesso periodo di emergenza idrica l’Azienda Autonoma di Stato per i Servizi Pubblici può procedere, in via coattiva, alla riduzione della fornitura di acqua nei confronti di consumatori uso di-verso. Nel caso in cui il consumatore non ottemperi alla diffida di riduzione dei consumi, è irrogata al trasgressore sanzione pecuniaria amministrativa pari a: per la prima inosservanza nell’anno € 1.000,00; per la seconda inosservanza nell’anno € 2.000,00; per ogni inosservanza successiva alla seconda nell’anno € 4.000,00”.

“Si fa quindi appello al senso di responsabilità di tutti i cittadini per un utilizzo consapevole della risorsa evitando usi impropri nonché sottolineando come la collaborazione di tutta la Comunità sammarinese sia in tal caso indispensabile”.

IL TEMA DELL’AUTONOMIA CHE ANCORA NON C’È

Ancora “emergenza idrica” per la Repubblica di San Marino, ancora divieti per cittadini e imprese. A decretarlo è stato ufficialmente il Segretario di Stato per il Lavoro Alessandro Bevitori, ma come recita l’Ordinanza 1/2024, tutto nasce dalla “richiesta avanzata dall’Azienda Autonoma di stato per i Servizi Pubblici con lettera avente prot. 2024/0009710”. Ed è in questo passaggio che va ricercato il vero tema, perché nella sua comunicazione ufficiale, l’AASS specifica quali motivazioni “le scarse precipitazioni degli ultimi mesi hanno provocato la riduzione delle risorse idriche disponibili e l’aumento delle temperature delle ultime settimane ha incrementato la richiesta di acqua per uso idropotabile”. La frase andrebbe forse completata specificando che le risorse disponibili si sono ridotte in Italia o comunque all’esterno di San Marino, visto che notoriamente in territorio non c’è un sistema efficace di captazione delle acque meteoriche né c’è un bacino idrico da cui rifornirsi né tantomeno ci sono impianti di depurazione che possano rimettere in circolo l’acqua già utilizzata. Del resto, l’Ordinanza lo conferma, mettendo subito in chiaro che tutto nasce “in considerazione della difficoltà di approvvigionamento”. Il tema è quindi diverso dalla stagionalità o dal meteo, bensì è l’autonomia energetica e la protezione dal rischio di rimanere senza risorse: il discorso dell’acqua è lo stesso dell’energia elettrica, del gas e dei rifiuti. San Marino vi-ve in totale dipendenza dall’esterno e subisce sia le fluttuazioni dei mercati che, come in questo caso, l’andamento delle piogge. La risposta in urgenza è, come tutti gli anni passati, l’ordinanza. La risposta che il Paese si aspetta, invece, è una pianificazione concreta di investimenti (pubblici, privati, pubblico-privati…) per uscire da questa situazione e recuperare l’autonomia che tutti i Paesi oggi stanno cercando di raggiungere.

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