L’economia è stata la protagonista degli incontri ufficiali convocati dal Fondo Monetario Internazionale a cui è stata invitata ANIS: sia la delegazione dell’Associazione, guidata dalla Presidente Neni Rossini, sia la delegazione degli imprenditori delle aziende associate, hanno infatti discusso con gli esperti di Washington dei temi principali che quotidianamente le imprese affrontano, a San Marino come sui mercati internazionali. E proprio ragionando sulle dinamiche dei mercati, la parola chiave in questo momento è incertezza: da una parte, infatti, il contesto geopolitico che non permette grandi ottimismi sul miglioramento di alcune partite – come quelle degli energetici o dell’approvvigionamento delle materie prime -, dall’altra il raffreddamento dei consumi che si sta traducendo in una diminuzione della domanda a livello produttivo, non consentono ancora di capire come evolverà la situazione nell’immediato futuro, ma solo di rendicontare l’attuale fase calante, ormai generalizzata in tutti i settori.
La preoccupazione degli Industriali per il prossimo semestre, è quindi molto forte, anche perché – è stato spiegato al FMI – nonostante le criticità siano già note da tempo (come sull’energia, la necessità di un sistema IVA, regole e strumenti più flessibili nel mercato del lavoro), gli interventi non sono arrivati. L’aggiornamento rispetto agli incontri precedenti svolti a febbraio, di fatto, è stato possibile solo sui dati economici, visto che non sono intervenuti nuovi fattori normativi e legislativi sui temi che da tempo si discute a San Marino.

Numeri che, al netto delle analisi di bilancio non ancora possibili (l’ultimo Osservatorio ANIS è quello presentato nei mesi scorsi, mentre è in fase di costruzione quello con i bilanci depositati in questi mesi), raccontano comunque di un comparto industriale molto forte e solido, che è cresciuto in maniera continua negli ultimi due anni (a livello anche di occupazione, come si è visto), superando spesso e volentieri i benchmark di settore. Anche grazie a quelle eccellenze (ormai molte, in verità) che fanno parte della famiglia ANIS: alcune di queste, per la prima volta, sono state anche visitate di persona dal team del FMI, proprio per fargli conoscere direttamente la realtà sammarinese, che spesso non viene riconosciuta dall’esterno nella sua reale portata e capacità di generare valore attraverso innovazione, know how e investimenti tecnologici. Un valore che invece è ben presente e che ha permesso al comparto industriale sammarinese di resistere alle ultime crisi (Covid, conflitto in Ucraina, rincari energetici e difficoltà nella catena delle forniture) e intercettare prima e meglio di altri la ripresa del 2021 e del 2022.
Se l’inizio del 2023 era stato comunque positivo, gli ultimi mesi hanno messo in luce tutti i dubbi negativi che stavano emergendo da qualche tempo: l’inflazione schizzata ai massimi livelli e le conseguenti contromosse delle banche centrali per calmierarla, aumentando i tassi di interesse, hanno generato una perdita del potere d’acquisto di milioni di persone, soprattutto in Europa che per San Marino è il principale mercato di riferimento con oltre il 90% delle esportazioni (senza considera che anche la maggior parte dei turisti proviene dallo stesso mercato). Dopo i record di occupazione, hanno dovuto annunciare i vertici di ANIS, si iniziano a cogliere i primi segnali di difficoltà, con un rinnovato ricorso alla cassa integrazione, sintomo premonitore di effetti più gravi come la messa in mobilità dei dipendenti. Al momento, però, questa dinamica è ancora debole, per cui – questo l’auspicio di ANIS – occorre muoversi per tempo, anticipandone gli effetti aumentando la forza degli strumenti che ci sono e intervenendo per ampliarli. Un esempio è la riforma del mercato del lavoro, su cui il FMI ha chiesto ad ANIS se e come questi interventi possano migliorare le condizioni operative delle aziende. La posizione dell’Associazione Industriali è nota: “Per restare competitivi, chiediamo che ci vengano dati almeno gli stessi strumenti di flessibilità che hanno le imprese degli altri Paesi” è il messaggio ribadito in tutti i tavoli. Che nello specifico significa anche la possibilità che il lavoro interinale diventi finalmente operativo e fruibile anche a San Marino, come avviene da decenni nella vicina Italia e non solo.
Allo stesso modo, anche sugli energetici c’è grande incertezza: a livello di tariffe, anche San Marino ha visto degli aumenti consistenti nell’ultimo biennio e l’avvento delle tariffe indicizzate non ha tranquillizzato né le aziende né le famiglie. Anche perché doveva essere già disponibile una nuova tariffa fissa (a tempo, tipo 6 mesi o 1 anno) e ancora non c’è il Decreto. Come manca (anzi, mancava visto che il Decreto Delegato è arrivato solo successivamente agli incontri) la cogenerazione industriale, che è un tema cruciale per l’economia circolare e la riduzione dei consumi da parte delle aziende energivore, tanto che è stato menzionato proprio dallo stesso FMI. Sullo stesso filone, c’è poi il tema dell’acqua e dei rifiuti, su cui ancora una volta ANIS ha dovuto spiegare al FMI quali interventi siano necessari ma che non sono stati ancora avviati. Di avvio, ma solo di avvio, si può invece parlare per l’IVA: ANIS ha ribadito la piena condivisione con il FMI di istituire un sistema IVA a San Marino, al fine di agevolare l’interscambio con i Paesi esteri, soprattutto in ottica europea e quindi di una maggiore integrazione con il mercato unico, che è l’obiettivo dell’Accordo di Associazione. Anche su questo fronte ANIS ha ribadito che la trattativa debba essere conclusa e che si trovi la soluzione migliore per dare a San Marino e alle sue imprese l’accesso al mercato unico alla pari di tutti gli altri.