Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Frangibili” della compagnia Gli Scalcagnati

Visto per voi a teatro: “Frangibili” della compagnia Gli Scalcagnati

da Alessandro Carli

Ancora più attuale di quando è uscito al cinema (2016), il testo di “Perfetti sconosciuti” continua a mietere successi: vuoi per il tema affrontato, vuoi per le reazioni degli attori (e del pubblico), vuoi perché dentro a un oggetto – decisamente totemistico e catalizzatore – si decide la felicità, l’unione, il futuro delle persone.  L’ultima versione in ordine di tempo si intitola “Frangibili” ed è uno spettacolo teatrale liberamente tratto del soggetto firmato da Paolo Genovese: lo ha messo in scena sulle assi del Teatro Tiberio di Rimini la compagnia Gli Scalcagnati (è in replica anche sabato 20 maggio alle 21) per la regia di Daniela Lupparelli.   

A voler cercare il “perché” più filosofico della riuscita della pièce occorre scomodare Luigi Pirandello, quello de “Il berretto a sonagli” (secondo Ciampa ognuno porta sulla fronte tre corde simili a quelle dell’orologio: la corda seria, la corda civile e la corda pazza”), rivisitato in chiave moderna: il punto di partenza è una frase di Gabriel Garcia Marquez, tagliente e veritiera: ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta. E la terza ha racchiusa nei telefonini cellulari. Da qui parte la commedia, divertente e frizzante, condita di tante parolacce che danno alla mise en scene ritmo e veridicità. Il sipario si apre su un interno domestico dove è in via di allestimento una cena tra amici: vino, polpette, chiacchiere. Per animare la serata scatta la proposta: tutti devono appoggiare il proprio telefonino sulla tavola e mettere in viva voce ogni chiamata oppure leggere ad alta voce i messaggi. Una commedia degli equivoci che apre “scatole nascoste” in cui “vivono” – dietro alla maschera delle convenzioni sociali – tradimenti, segreti, bugie, regali fedifraghi.

Si ride con la mano davanti alla bocca – nell’accezione pirandelliana del termine, ovvero quella del “vedersi vivere sul palco”, il cosiddetto “metateatro” – ma anche in maniera spontanea grazie alle battute fulminee, all’abbattimento della quarta parete (lo spettacolo inizia in platea e poi si trasferisce sul palco) e alla stringente quotidianità dei temi toccati: le corna (come per Ciampa), l’omosessualità, i figli che crescono e che iniziano a scoprire l’intimità condivisa, i prezzi dei vini di moda (quelli ultrabiologici e biodinamici), il reame delle apparenze e, a pioggia, dell’ipocrisia.
L’atto unico di un’ora e 25 minuti funziona sia per gli spettatori – “minacciati” prima dell’inizio della rappresentazione che in caso di “chiamate” o messaggini ricevuti, i contenuti sarebbero stati portati a conoscenza di tutti – che per gli attori, “credibili” nei loro personaggi e soprattutto divertiti nel dare voce alle dinamiche della società di oggi, fatta di sovrastruttura che spesso sottendono abissi verticali.

Sipario.   

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