Home Dal giornale “Maratona” assembleare per il contratto Industria

“Maratona” assembleare per il contratto Industria

da Daniele Bartolucci

Procedono a ritmo serrato le assemblee referendarie sui posti di lavoro per far votare e quindi validare – dandogli efficacia erga omnes – il nuovo Testo Unico del settore Industria, siglato tra ANIS e le tre sigle sindacali nei mesi scorsi.

I sindacati parlano apertamente di “una vera e propria maratona di circa 200 appuntamenti per estendere gli aumenti e le tutele contrattuali a tutti i lavoratori del settore industria. Si tratta di un passaggio previsto dalla legge della Rappresentatività (59/2016), che impegnerà le organizzazioni sindacali fino a primavera inoltrata”.

“Questa capillare consultazione referendaria è indispensabile”, spiegano congiuntamente i segretari delle Federazioni Industria, Agostino D’Antonio (CSdL), Paride Neri (CDLS) Enrico Biordi (USL), “per veder riconosciuta l’efficacia erga omnes al contratto collettivo del settore industriale sottoscritto il 7 dicembre del 2022 dalle tre organizzazioni sindacali e l’Associazione Industria”. Sono circa 10.000 i dipendenti delle aziende che aderiscono al contratto collettivo del settore industriale.

“Il loro voto è importante – sottolineano i tre segretari delle Federazione Industria – perché potranno estendere i medesimi diritti economici e normativi a tutti i lavoratori del settore. L’efficacia erga omnes costituisce infatti un vero e proprio vincolo che obbliga tutte le aziende di un determinato settore ad applicare il relativo contratto collettivo, a prescindere dal fatto che le stesse siano iscritte o meno all’associazione datoriale che lo ha firmato”.

In caso di prevalenza del si, quindi, le aziende che non avranno ancora erogato gli aumenti stabiliti fin dallo scorso aprile (3% da gennaio 2022 e 2,4% da gennaio 2023), dovranno obbligatoriamente corrispondere gli interi arretrati e adeguare le relative tabelle retributive. “La posta in gioco è altissima”, affermano Agostino D’Antonio, Paride Neri, Enrico Biodi, “perché la difesa del principio dell’erga omnes è un baluardo imprescindibile nella tutela dei diritti di ciascun lavoratore del comparto e non lasciare così indietro nessuno. Per questo”, si appellano infine i sindacalisti in una nota inviata ai giornali, “chiediamo a tutti i lavoratori, operai ed impiegati, di partecipare alle assemblee referendarie convocate sui posti di lavoro”.

SI SBLOCCA IL CONTRATTO COMMERCIO: C’È L’AUMENTO

Si rasserena il clima tra le parti datoriali e sindacali riunite finalmente al tavolo del contratto del settore Commercio per siglare un accordo, dopo mesi di scontri – compreso un referendum specifico oltre a quello generale – e comunicati al vetriolo che si sono rimbalzati sui giornali e sui social da ambo le parti.  La trattativa è quindi rientrata negli ultimi giorni nell’alveo del dialogo e della buona volontà, come dimostra la firma del contratto avvenuta mercoledì all’insegna del “giusto compromesso” tra gli interessi delle due parti. Perché, come ha ricordato anche Monica Bollini (OSLA) “avvenuto in un periodo difficile per tutti, incluse le imprese, su cui ricade esclusivamente il costo del lavoro”. “Siamo tutti sulla stessa barca”, ha aggiunto Marina Urbinati (USC), “le imprese esistono perché esistono i lavoratori, e viceversa”. E in questo caso si parla di oltre 3000 lavoratori occupati nel settore, ai quali anche i sindacati avevano necessità di dare una risposta, dopo che il contratto era scaduto da anni e non era mai più stato rinnovato. Ora invece c’è l’accordo sulla parte economica ed è migliorativo rispetto alle iniziali proposte sul tavolo (che ricordiamo erano del 4,5%): “Il contratto”, ha spiegato il Segretario della FUCS-CSdL Stéphane Colombari, “prevede infatti un aumento del 5,5% sul triennio 2022-2024”. “Una risposta importante per i lavoratori, un primo passo e un buon risultato” aggiunge il Segretario Servizi e Commercio USL, Marco Santolini. Il contratto scade comunque già a dicembre del 2024, per cui la trattativa dovrà essere ripresa a breve. “Purtroppo questi sono i tempi”, ha spiegato infatti a RTV il Segretario Federservizi Cdls Nicola Canti. “La normativa prevede che almeno sei mesi prima della scadenza vada riaperta la trattativa per il rinnovo. Tra l’altro occorre mettere in campo le iniziative per la tornata referendaria che dovrà sancire l’efficacia erga omnes. Oggi abbiamo infatti siglato il testo unico ma la parola fine spetta ai lavoratori”.

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