Home Notizie del Giorno Alitalia, Giovanni Tria a Radio 24: “Mi opposi a soluzione impapocchiata”

Alitalia, Giovanni Tria a Radio 24: “Mi opposi a soluzione impapocchiata”

da Redazione

“Mi opposi non tanto all’ingresso dello Stato, perché lo Stato può anche entrare e gestire una compagnia, però lo deve fare in modo serio. Perché Alitalia era in amministrazione straordinaria, e dopo un anno i tre commissari si presentarono e non avevano in mano nulla, non c’era un progetto, non c’era un programma. Cominciarono poi a partire delle ipotesi un po’ bizzarre, come quella di mettere in campo Ferrovie dello Stato che doveva prendersi Alitalia con una specie di colletta generale con CdP e Delta, che dava pochissimi soldi, una cosa impapocchiata”. Lo ha detto Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia a 24 Mattino su Radio 24. “Allora si voleva tentare di mettere in piedi una specie di cordata che dovesse comprare Alitalia e si chiedeva al Tesoro di metterci dentro 2/300 milioni. Io non sono un esperto del settore ma mi spiegarono che per intervenire bisognava mettere sul tavolo 2/3 miliardi per incominciare a fare una cosa seria e per mettere in piedi una compagnia che potesse avere un qualche speranza competitiva, perché non si può buttare del denaro mettendolo in modo insufficiente in cose che non possono funzionare. O si decide di avere una compagnia di bandiera e ci si mettono le risorse adeguate e si trovano le persone competenti oppure si fa l’opposto. Le cose a metà sono quelle che portano a situazioni di questo tipo, ovvero di fare delle cose senza il permesso della Commissione Europea perché lo sapevamo che dovevamo restituire anche il prestito precedente. Questi erano gli accordi già presi dal governo precedente. Per di più poi altri 400 milioni investiti poi dal governo successivo al mio. Poi abbiamo avuto Ita, dove anche lì, non ci sono le risorse sufficienti, tanto è vero che si sta cercando di far entrare Lufthansa o un’altra cordata”.

“ACCELERAZIONE PNRR SBAGLIATA, PIANO NON SIA SOLO ELENCO MA PROGETTI CANTIERABILI”

“Io sono sempre stato convinto che avremmo avuto delle difficoltà con il PNRR, ma non tanto perché siamo poco abili o siamo poco capaci. Certo c’era un’amministrazione che doveva essere un po’ rivista. Se non si vogliono buttare via soldi ci vogliono dei progetti, i progetti devono essere fatti bene. Non il piano in cui si elencano obiettivi, ma avere progetti veri, cantierabili, e poi ci deve essere una capacità di realizzarli in tempi stretti. Io credo ci sarà un problema anche dal punto di vista del privato. Se noi vogliamo fare strade e ponti, per esempio, dobbiamo avere delle industrie edili in grado di farle e di farle in modo accelerato. Questa accelerazione è un accordo che io non ho mai condiviso con la Commissione Europea, è chiaro che noi dovevamo spendere i soldi, però bisogna spenderli bene. Nell’università c’è stato un ingresso di miliardi e miliardi dopo decenni in cui non era stato messo denaro per la ricerca. Improvvisamente mi domando ma ci sono tanti ricercatori progetti adeguati da sorbire 10, 18 miliardi di euro, quando per vent’anni non si è messo nulla per le università? Ecco io credo che queste cose non funzionano”. Lo ha detto Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia a 24 Mattino su Radio 24.

“PNRR: CI VORRANNO ACCORDI CON LA COMMISSIONE PER NON BUTTARE DENARO”

“Se ce la faremo con il PNRR? Non lo so, penso che ci potranno essere degli accordi con la Commissione per dilazionare dei programmi per farli anche meglio, per non buttare denaro”. Così Giovanni Tria, ex ministro dell’Economia, a 24 Mattino su Radio 24 a proposito del mese in più per le verifiche Ue ottenuto dal governo italiano. “Avrei avuto delle perplessità a prendere sia la parte di contributi in prestito che a fondo perduto, perché le risorse l’Italia per fare interventi pubblici le aveva ma non riusciva a spenderli. Quindi non è che se ci arrivavano 100 miliardi saremmo stati capaci di spenderli bene e subito.” – Tria ha poi aggiunto a Radio 24 – “Oltretutto il mondo è cambiato da quando è stato firmato l’accordo del piano, c’è l’inflazione e molti settori sono surriscaldati con prezzi in crescita come per esempio tutta l’edilizia. Che significato ha, dal punto di vista economico, accelerare la spesa per rispettare degli accordi che io definisco ‘piano sovietico senza piano’ perché molto vago? La questione è buttare dentro domanda in settori che non ce la fanno perché i prezzi salgono. Non si governa così l’economia ma non è colpa solo dell’Italia ma anche della Commissione”.

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