Home Dal giornale Lo sconto scadrà a fine mese: “Alle imprese servono certezze”

Lo sconto scadrà a fine mese: “Alle imprese servono certezze”

da Daniele Bartolucci

Il Decreto Legge 21 febbraio 2023 n.27 che ha concesso lo “sconto” di 0,030 €/kWh sulla tariffa dell’energia elettrica non verrà prorogato, almeno per ora. Ad annunciarlo è stato il Segretario di Stato al Lavoro, con delega ai rapporti con l’AASS, Teodoro Lonfernini in vista dell’imminente ratifica dello stesso Decreto in Consiglio Grande e Generale. “Abbiamo previsto un piccolo emendamento”, ha spiegato in conferenza stampa, “ma riguardo all’iniziale de-lega concessa, che aveva come termine preciso il 31 marzo, per riuscire ad andare oltre al periodo del 31 marzo. Questo non perché riteniamo che saranno necessari proroghe in tal senso”, ha chiarito Lonfernini, “in quanto il mercato sta continuando a dare benefici (tradotto, il prezzo continua a scendere, ndr), ma proprio perché il mondo vive ancora un momento di incertezza e noi continueremo a monitorare le dinamiche sui mercati: ma lo faremo con una delega più ampia perché così potremo intervenire laddove necessario, se il prezzo starà basso non dovremo fare nulla, se si alzerà allora potremo intervenire”.

Di tutt’altro avviso ANIS, che invece sollecita il Governo a “cambiare passo sulle politiche tariffarie, perché alle imprese servono certezze e non il contrario”. Memori di quanto accaduto solo poche settimane fa, quando la decisione di sospendere le nuove tariffe del gas e successivamente di “scontare” quelle dell’energia elettrica è arrivata solo a consumi in corso (a febbraio, per la precisione, sul trimestre gennaio-marzo 2023), gli Industriali auspicano “una decisione nei prossimi giorni, prima della scadenza fissata al 31 marzo, per dare modo alle imprese di calcolare i propri costi di produzione per tempo. Ma non solo per aprile”, avvertono, “bensì anche per i mesi successivi. Serve un approccio diverso e chiederemo al Governo di confrontarci quanto prima su questo e sugli altri temi, perché se è vero che il costo dell’energia elettrica si sta calmierando sui mercati internazionali e quindi le tariffe sammarinesi si allineeranno in qualche modo a quelle degli altri Paesi, sul gas le nostre imprese sono invece già oggi penalizzate dalla tariffazione attuale e dalla sua rigidità, con la prospettiva che la fine della sospensione di quella deliberata a novembre determini un ulteriore peggioramento. La conseguenza sarebbe una perdita di competitività che non possiamo permetterci, perché molte imprese rischierebbero di perdere commesse e clienti”.

Di fatto, salvo interventi nei prossimi giorni, dal 1° aprile scatterà la tariffa intera (quella “nuova”, deliberata dall’Autorità per l’Energia a novembre), sembra di capire. Anche perché nella relazione accompagnatoria al Decreto di prima formulazione, lo stesso Lonfernini aveva scritto che “questo periodo di tempo ci permetterà di monitorare l’andamento dei mercato energetici, al fine di verificare l’eventuale necessità di interventi più strutturali”. Andando in ratifica il Decreto e a meno di due settimane dalla scadenza dello “sconto”, non c’è infatti notizia né sentore di questi “interventi più strutturali”, nonostante – questo invece è certo e ribadito più volte negli ultimi mesi – siano stati sollecitati e richiesti con urgenza dalle categorie economiche e sociali. In primis ANIS, che ha proposto a più riprese un ragionamento sul superamento del regime di monopolio quale è quello di AASS, con la possibilità data alle imprese di approvvigionarsi sul mercato alle stesse condizioni dei loro competitor.

L’impatto sulle imprese, del resto, è ancora tutto da valutare: se è vero che il prezzo dell’energia elettrica (ma anche quello del gas, altro tema spinoso per San Marino, visto che la tariffa sammarinese ora diventa più alta di quella italiana) sta scendendo, è altrettanto vero che la questione non è solo il prezzo alto o basso che sia – che invece interessa alle famiglie – ma è il differenziale eventuale con le imprese italiane ed europee a preoccupare le categorie sammarinesi. In primis ANIS, che su questa partita ha sempre chiesto di “giocare” in anticipo e con lungimiranza, ovvero richiedendo con forza un piano energetico per il Paese che comprenda sia l’urgenza delle tariffe equilibrate e comunque competitive con gli altri Paesi e in particolare con l’Italia (incentivi e contributi straordinari compresi), sia – soprattutto – gli interventi necessari per aumentare i livelli di autonomia del sistema: norme efficaci per il fotovoltaico ma anche per installare gli impianti di cogenerazione industriale (per i quali mancherebbe solo un Decreto legge che pare sia fermo in qualche cassetto ormai da anni, inspiegabilmente). Non solo, perché ANIS (e non solo lei) chiede anche di superare quell’immobilismo tutto sammarinese nella progettazione e realizzazione di impianti e infrastrutture utili non solo a produrre energia in loco, ma anche a spostare davvero San Marino nella direzione della transizione energetica di cui tutti stanno parlando da tempo: dal ciclo dei rifiuti a quello delle acque, per esempio, di tecnologie adatte e all’avanguardia ce ne sono già disponibili diverse. Occorre fare delle scelte, insomma, e anche per questo c’è grande aspettativa in tal senso per le risultanze dei lavori di analisi e verifica che stanno portando avanti da mesi gli esperti incaricati dal Governo. Risultanze che, questo l’auspicio, determinino finalmente le scelte che San Marino come sistema economico e sociale attende da tanto, troppo tempo.

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