Home Notizie del Giorno Visto per voi a teatro: “Ciao amore ciao – Un’indagine su Luigi Tenco”

Visto per voi a teatro: “Ciao amore ciao – Un’indagine su Luigi Tenco”

da Alessandro Carli

Rientra perfettamente nel concetto, nel sottotitolo “Doppio fondo” (che vuole racchiudere “vite riconquistate grazie al Teatro che celano periodi di malattia e di sofferenza, vicende di essere umani apparentemente inseriti nella società che nascondono sconfitte e battaglie per la sopravvivenza, cadute nell’apice del successo. Storie che sembrano perfette ma che nascondono un ‘doppio fondo’ inaspettato”) “Ciao amore ciao – Un’indagine su Luigi Tenco”, spettacolo firmato dalla compagnia Asini Bardasci e passato sulle assi di un teatro Petrella di Longiano davvero “pieno” l’11 marzo. Ci rientra per svariati motivi: il primo, il più importante, è legato all’anima dello spettacolo perché se dopo oltre 50 anni Tenco è ancora oggetto di indagine non è solo per la sua vita (e per la sua morte) ma anche per la sua musica. E la “sfida dei “bardi” Bardasci marchigiani – quella di portarlo in scena con sincerità – è una sfida vinta. E poco importa se nell’ora dedicata a LT sul palco “accade” qualche sbavatura registica, qualche “vuoto” di troppo, qualche “quadro” non “legato”: a teatro, come nella vita, la perfezione non va ricercata. In questo “doppio fondo” asinino c’è Luigi Tenco (Filippo Paolasini), ci sono le sue canzoni – “Vedrai vedrai”, “Una brava ragazza”, “Ciao amore ciao”, “Mi sono innamorato di te”, “Bang bang” (recitata da Lucia Bianchi), “Se qualcuno ti dirà”, “Un giorno dopo l’altro”, “Se stasera sono qui” – e il rapporto con le donne, dalla madre a Dalida (tutte interpretate da Lucia Bianchi).     

I mussi non ragliano ma entrano con decisione nell’indagine: la Genova degli anni Sessanta, Gino Paoli e della pallottola che gli si è fermata vicino al cuore, il testo di “Mi sono innamorato di te” che è un pre-testo per parlare di Beat Generation e di sostanze stupefacenti, e soprattutto la morte di Tenco, avvolta nel mistero. Nel 1967, a Sanremo, Luigi canta “Ciao amore ciao” fuori tempo, forse “voluta” per rispondere a quella giuria che non aveva apprezzato il suo pezzo. Poi il biglietto, quel biglietto. “Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato inutilmente cinque anni della mia vita. Faccio questo non perché sono stanco della vita (tutt’altro) ma come atto di protesta contro un pubblico che manda Io tu e le rose in finale e ad una commissione che seleziona La rivoluzione. Spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. Ciao. Luigi”. Un lavoro sincero e gradevole, quello degli Asini Bardasci, che amano davvero Tenco. E si sente.      

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