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Editoriale: UE, si impari dal caso Amazon

da Daniele Bartolucci

La querelle infinita sulle consegne di Amazon sembra finalmente essere arrivata al punto fondamentale, che poi era quello iniziale, già tanti anni addietro: la monofase e chi deve versarla. Il “trucchetto” di spostare il domicilio sammarinese in Italia durante la fase di registrazione e acquisto è durato anche troppo ed è un bene che sia stato risolto da Amazon stessa, perché di fatto importare in esenzione IVA è una cosa, ma importare anche senza versare la monofase assume il profilo dell’illegalità. Ma al di là di questo (a meno che lo Stato non voglia chiedere conto agli ingenui – o furbi? – utenti sammarinesi), il problema vero è un altro: San Marino non è mercato per Amazon, per cui non consegnerà più sul Monte Titano, privando tutti i sammarinesi dei propri servizi. Cattiva Amazon? Forse, ma allora sono cattivi anche tutti gli altri marketplace e servizi digitali (o anche fisici, come certi corrieri) che hanno escluso San Marino dalle proprie attività, per non parlare di tutte le altre esclusioni, vincoli e ostacoli che ci sono in altri contesti.

Però i cittadini vorrebbero quei servizi e si lamentano. Averli, però, significa abbracciare le regole dei mercati e non, al contrario, piegarle ai propri vantaggi come era l’esenzione contemporanea di IVA e monofase. Non storture, ma appunto servizi e possibilità, alla pari degli altri Paesi. Ricorda qualcosa? Sì, quell’Unione Europea con cui San Marino si sta confrontando per giungere ad un Accordo di Associazione proprio per avere gli stessi servizi e le stesse opportunità dei Paesi membri. E l’unico modo per averli è un Accordo con l’UE, non c’è altra via.

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