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San Marino e Rimini, i prezzi degli alimentari sono diversi

da Redazione

Il dato sui generi alimentari e le bevande analcoliche, che ancora una volta nelle voci che compongono il paniere, ha commentato nei giorni scorsi la CSdL, “registra un aumento di molto superiore rispetto al circondario; si tratta di una differenza che si sta perpetuando da un decennio. Questa lievitazione dei prezzi dei prodotti di prima necessità a San Marino è del tutto immotivata. È vero che si può fare la spesa fuori territorio per risparmiare, ma non tutti hanno questa possibilità, e comunque la maggior parte della spesa per gli alimenti viene fatta in Repubblica. Questa speculazione, che guarda caso è partita dall’introduzione delle deduzioni fiscali Smac, fa sì che l’incremento dei prezzi, specialmente per alcuni prodotti, sia maggiore rispetto al circondario. Occorre iniziare a metterci le mani: alle nostre continue denunce va data una risposta. Non è possibile avere un valore generale dell’inflazione inferiore, mentre i prezzi dei prodotti alimentari continuano a crescere più che a Rimini e dintorni. Il dato dell’anno scorso sui prezzi degli alimentari, ha registrato a San Marino un aumento dell’11,5% medio annuo, contro l’8,7% di Rimini: per il Segretario CSdL Enzo Merlini “se qualcuno da anni ha preso il brutto vizio di fare la cresta sui prodotti alimentari, bisogna trovare il modo di farlo smettere. Il dato cumulativo specifico del costo degli alimenti, negli ultimi 11 anni a Rimini è stato del 18,5%, a San Marino del 46,9%, ovvero tre volte tanto; è una differenza colossale che non ha giustificazioni”. “In alcuni punti vendita sammarinesi della grande distribuzione – ha aggiunto Giuliano Tamagnini – con sedi anche fuori del nostro territorio, molti prodotti hanno prezzi più alti rispetto agli stessi articoli venduti nei supermarket della medesima catena che si trovano nel circondario. Sarebbe utile capire perché ed evitare questa incomprensibile differenza”.

Parole che hanno “toccato” il Gruppo Alimentare La Sociale che in una lettera “rigetta in maniera ferma queste accuse, formulate peraltro in maniera generica e non circostanziata. Da nostre rilevazioni periodiche con realtà della grande distribuzione di oltre confine, rilevazioni che in passato sono state pubblicate in alcuni casi, emerge l’assoluta competitività e convenienza dei prezzi medi della nostra offerta commerciale. Fra l’altro il nostro gruppo offre, a tutela del potere di acquisto dei consumatori, un paniere di 26 beni di prima necessità con prezzo bloccato dal giugno dell’anno 2008, e quindi a zero inflazione. Risulta, pertanto, completamente destituita di fondamento l’accusa generalizzata di praticare manovre speculative in un periodo, fra l’altro, molto difficile anche per via di numerosi rincari, non certo solo nel settore alimentare. I ben noti eventi, riconducibili alle dinamiche del dopo Covid e dell’invasione e conseguente guerra in Ucraina, hanno determinato un rapidissimo aumento dei prezzi delle materie prime e della produzione di tanti beni, compresi quelli alimentari, con una corsa al rialzo ancora non conclusa e forse non sempre giustificata”.

Tutto questo si è poi ripercosso anche sui prezzi nella distribuzione alimentare, ma non certo originata da essa. “Se ci fosse poi qualche caso, tutto da verificare, di abusi speculativi non è certo con le denunce generiche e non circonstanziate sui mezzi di comunicazione il modo corretto di affrontare il problema”. Con questa modalità, prosegue la lettera, “si risolve ben poco e si reca danno all’intero sistema economico in quanto tale, come evidenziato anche dall’Unione Sammarinese Commercianti. Le spesa del consumatore nella Repubblica di San Marino porta imposte indirette e dirette nella casse dello Stato, che poi vengono utilizzate a beneficio di tutti”.

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