Un piano di investimenti e norme per l’autonomia energetica, la conclusione della trattativa con l’UE per l’Accordo di Associazione con più benefici possibili per il sistema sammarinese e ovviamente il completamento delle riforme in funzione di quell’economia reale che ha saputo mantenere alti i livelli occupazionali e di investimenti nel Paese nonostante le difficoltà create da pandemia e guerra in Ucraina. Sono questi i temi su cui si sono confrontati gli imprenditori ANIS nell’Assemblea del 26 gennaio, esplicitati poi nella parte pubblica dalla Presidente Neni Rossini nel suo intervento davanti quindi non solo agli associati, ma anche ai rappresentanti delle istituzioni- in primis gli Eccellentissimi Capitani Reggenti Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta -, della politica, e delle altre parti sociali. “Avere tutti voi riuniti qui, oggi, assume un significato particolarmente importante”, ha esordito la Presidente ANIS. “Sia perché l’incertezza globale del momento che stiamo vivendo richiede la presenza e la consapevolezza di tutti, e non può essere che affrontata in maniera collettiva e partecipata, sia perché le sorti del tessuto economico e del Paese sono più che mai intrecciate e interdipendenti dato il contesto macroeconomico in cui le imponenti risorse stanziate dall’Unione Europea con il Next Generation EU stanno rilanciando l’economia dei Paesi europei, che rappresentano il nostro mercato di riferimento come concorrenti, clienti e fornitori. Se da un lato infatti abbiamo superato la fase emergenziale della pandemia e saputo cogliere le opportunità di crescita nella fase di ripresa, grazie alle capacità delle aziende, al loro dinamismo vitale e grazie ad alcune scelte politiche sagge, tra cui l’apertura alla liberalizzazione delle assunzioni che è un progresso enorme per la nostra realtà, dall’altro lato rimangono – e anzi si sono acutizzati – problemi e annose criticità del sistema sammarinese che erano ben noti anche prima della guerra in Ucraina e della pandemia. Per citarne i principali: la priorità di mettere in sicurezza il Bilancio dello Stato e quindi di rendere sostenibile il nostro welfare è diventata sempre più un’urgenza, a cui si è sommata l’emergenza di rendere San Marino più autonomo sul fronte dell’energia. E ancora, il grave ritardo nell’integrazione del nostro Paese con il contesto europeo, che ha assunto la forma di un isolamento di fatto che ci è costato finora tantissimo in termini di risorse e di opportunità soprattutto e che, finalmente, oggi sembra traguardare una soluzione nel tanto agognato accordo di associazione entro la fine dell’anno – come ha confermato, oltre al Segretario di Stato agli Esteri Beccari, lo stesso vicepresidente della commissione europea Maroš Šefčovič nella sua visita della scorsa settimana”.
“LA DESTINAZIONE EUROPA È IRRINUNCIABILE”
Il tema dell’integrazione europea è strategico per ANIS, anzi, “la destinazione Europa è per ANIS, come per la stragrande maggioranza degli interlocutori sammarinesi, una destinazione irrinunciabile e un passaggio obbligato per un micro Stato come il nostro, perché nessuno da solo può avere la forza né le risorse necessarie per tenere il passo di un mondo che ragiona sempre più per grandi sistemi internazionali e sovranazionali. E il dato ancor più significativo e dirimente è che le aziende sammarinesi, operando prevalentemente sul mercato europeo, già ne rispettano le normative e sono compliant (conformi) ai principi e alle regole previsti in Europa. Quindi di fatto ne subiscono diligentemente gli oneri senza per contro poter beneficiare di vantaggi come la ridotta burocrazia e le semplificazioni sull’interscambio commerciale, di cui invece godono le aziende europee in senso stretto. Non ci stancheremo mai di ripetere che alle imprese, per consentire loro di fare bene il proprio lavoro, non servono interventi eccezionali né tantomeno privilegi, bensì sono indispensabili solo pochissimi fattori di contesto, appena tre: regole chiare, certezza del diritto e condizioni di competitività almeno pari a quelle dei concorrenti. In questa direzione l’integrazione nel mercato unico permetterà a tutte le imprese e a tutti i cittadini sammarinesi di competere liberamente e alle stesse condizioni in Europa, senza subire oneri aggiuntivi o barriere burocratiche”. A tal proposito, ha poi relazionato uno dei due relatori ospiti, Fabio Massimo, partner di KPMG, proprio su alcune peculiarità del mercato unico, focalizzando l’attenzione sul “trusted trader” e il “Trade Facilitation Agreement-TFA”, che “fornisce misure di facilitazione degli scambi relative alle formalità e alle procedure di import, export o transito”. Ma solo se vengono soddisfatti determinati requisiti gli operatori economici possono acquisire lo status di “Operatore Autorizzato”, ovvero: compliance doganale e fiscale; adeguate scritture contabili; comprovata solvibilità finanziaria e presentazione di garanzia; affidabilità e riconoscibilità all’interno della supply chain. Si tratta quindi di “vantaggi” effettivi per queste imprese, a cui potrebbero aspirare anche quelle sammarinesi.
E proprio per questo la Presidente Rossini ha voluto sottolineare “la portata epocale di questo passaggio per la Repubblica di San Marino, a livello economico certamente, come dicevamo, ma anche a livello sociale e, per molti versi, come vero e proprio salto culturale. Un cambiamento profondo di prospettiva che chiama in causa il concorso di tutta la popolazione, da coinvolgere quanto prima e il più possibile con una comunicazione efficace e pervasiva. Perché parallelamente, tutto il sistema si troverà proiettato finalmente nella dimensione europea, determinando una riduzione del ruolo dello Stato nell’economia a favore di una maggiore facilità e libertà d’impresa, in linea con i principi ispiratori e fondanti del mercato unico. Un processo di liberalizzazione che, a partire dal mercato del lavoro, dove servono più strumenti di flessibilità, faccia fare tanti altri passi in avanti abbandonando velleità protezionistiche – di cui storicamente San Marino subisce il fascino – a tutto vantaggio invece del merito e della competenza”.
“CONTRATTO INDUSTRIA: NE SIAMO ORGOGLIOSI”
L’altro punto di attenzione “è volutamente sul mondo del lavoro, perché riteniamo sia fondamentale per tutta la società oltre che per le imprese e per il loro sviluppo. Il risultato raggiunto a fine 2022 con la firma del primo Testo Unico del settore Industria e la conferma degli aumenti per il biennio 2022-2023, ha messo in luce il valore sociale del nostro modo di fare impresa e conferma ancora una volta l’attenzione al binomio inscindibile impresa-lavoro. Sappiamo bene che le aziende sono fatte delle persone che ci lavorano, e queste ne rappresentano la risorsa più preziosa. Questa diffusa consapevolezza ha fatto sì che – con una inflazione galoppante e un’incertezza spaventosa – sia stata subito avvertita, e accolta da imprenditori e sindacati, l’esigenza di affrontare insieme un contesto tanto difficile per tutti. Non era scontato raggiungere un accordo, e invece siamo riusciti, insieme alle organizzazioni sindacali, a dare un senso profondo ed eticamente virtuoso alla parola “compromesso”. Ecco perché l’accordo di quest’anno mi rende particolarmente orgogliosa. Ciascuno di noi per il bene comune, la pace sociale e la possibilità di lavorare senza altre tensioni, ha avuto il coraggio e l’abnegazione di sacrificare qualcosa: l’ANIS e le sue imprese facendosi carico di ulteriori costi oltre ai già pesantissimi incrementi di tutte le materie prime, e i sindacati rinunciando a una quota altrettanto significativa del potere di acquisto che si è perso. E tutto questo trovando una modalità di dialogo e di rispetto delle reciproche posizioni che – perdonate l’immodestia – dovrebbe essere d’esempio in tanti altri contesti. Ciò non significa che non ci saranno altre tensioni, ma con lo stesso senso di responsabilità stiamo affrontando anche il rinnovo degli altri contratti, a partire da quello siglato dalle assicurazioni, a quello imminente dell’edilizia, ai servizi e agli altri ancora in discussione”. Inoltre “per questa esperienza, siamo convinti che, nel rispetto dei ruoli, si possa sviluppare una sempre più efficace collaborazione nell’ambito delle relazioni industriali, anche in prospettiva di altri tavoli di lavoro come quelli sulle importanti riforme di cui il Paese ha bisogno”.
“RIFORME URGENTI, MA CHE SIANO BILANCIATE”
In tema di riforme, la Presidente Rossini ha ricordato sia i ritardi sia l’urgenza di alcuni interventi, richiamando tutte le parti a una maggiore determinazione: “Serve però più coraggio e determinazione, soprattutto da parte della politica, per intervenire con determinazione, oculatezza e lungimiranza, e – fondamentale – in tempi utili, nel percorso di cambiamento su cui San Marino si è incamminato ormai anni fa, facendo però davvero poca strada”. A tal proposito ha citato la recente riforma delle pensioni: “calcoli alla mano, sicuramente non è la soluzione al problema di sostenibilità del sistema pensionistico, tanto che bisognerà riparlarne tra qualche anno – ma almeno la strada è stata intrapresa e ci aspettiamo che gli si possa dare seguito in una visione coerente con la realtà e con la determinazione e il coraggio di arrivare alla soluzione definitiva”. “Un’altra riforma in discussione, che tocca da vicino sia il nostro sistema che la sua attrattività, riguarda l’IGR”, ha annunciato lanciando, di fatto, la parola all’ospite istituzionale, il Segretario alle Finanze, Marco Gatti, che ha in effetti aggiornato i presenti su questa e le altre riforme, anche riportando le decisioni scaturite dal vertice di maggioranza svoltosi sabato scorso. “Nel riconoscere la necessità di una revisione dell’IGR”, ha quindi aggiunto la Presidente Rossini, “chiediamo che sia un intervento bilanciato e coerente, in grado di rivedere in funzione dell’equità certe situazioni, ma allo stesso tempo di non soffocare le possibilità di investimento. Ad esempio la fattispecie degli utili reinvestiti è uno strumento virtuoso che incentiva le aziende a riutilizzare le risorse prodotte per andare avanti nella crescita dimensionale e tecnologica, è uno strumento che funziona molto bene da molti anni e non va compresso. Piuttosto dovremmo cercare di creare più leve di quelle che abbiamo oggi, per gli investimenti delle aziende già insediate e per attrarne di nuove”. Ma soprattutto, “collegato a questo intervento c’è poi ovviamente anche l’introduzione del sistema IVA, che non può più essere rinviata. Se ne parla da almeno dieci anni e in tutte le legislature. Ma ci vuole quel coraggio e quella visione di cui dicevamo per aprire quest’anno ufficialmente il cantiere di lavoro dedicato. Perché l’IVA è la lingua fiscale internazionale e soprattutto lo è nell’Unione Europea, perché non averla si traduce in un vero e proprio svantaggio competitivo – lo è oggi a tutti gli effetti – e perché le nostre imprese, e i nostri cittadini, meritano l’impegno del proprio Paese a diventare internazionale e riconosciuto come tale, come già lo sono molte delle nostre aziende. Cosa che ci libererà sia dagli oneri visibili e invisibili che oggi gravano il nostro interscambio commerciale con l’estero, sia dall’imbarazzo di dover spiegare la monofase, che ci fa apparire alieni e lontani anni luce dai nostri clienti e dal resto mondo”.
“UN PIANO ENERGETICO CHE CI DIA PIÙ AUTONOMIA”
Capitolo a parte l’energia “La totale assenza nel nostro territorio di impianti per la produzione energetica ha aggravato la crisi di questi mesi. Da un lato il regime di monopolio – già di per sé anacronistico soprattutto, in un processo di integrazione europea – sta mettendo le aziende in una gravissima difficoltà, costringendole, se non ci saranno azioni mirate, a pagare l’energia elettrica quasi il doppio di quello che la pagano le aziende italiane. Il sistema è poi totalmente esposto alle dinamiche e alle fluttuazioni dei mercati esterni, sia per quanto riguarda il gas e l’energia elettrica, che per l’acqua e il ciclo dei rifiuti. È assolutamente necessario occuparsene e considerare tra le priorità per il Paese una maggiore autonomia energetica su cui il Governo e la politica in generale devono impegnarsi da subito nella seria ricerca di soluzioni tra le tante opportunità tecnologiche disponibili, senza preconcetti né posizioni ideologiche, un rischio che su questi temi si corre spesso e non solo nel nostro Paese. Siamo tutti consapevoli che non ci potrà essere una soluzione unica e monotecnologica, ad esempio quella più accattivante del fotovoltaico. Sicuramente infatti questa tecnologia può essere implementata e anche le imprese manifatturiere faranno la loro parte, ma è già stato calcolato che alla massima potenza installabile raggiungeremmo a malapena il 25% del fabbisogno in qualche anno. Troppo poco e troppo tardi. Servono invece più interventi paralleli: nel breve periodo la cogenerazione industriale che tutti gli altri Paesi hanno sbloccato da tempo e che a San Marino non è ancora normata; la valutazione di impianti che, nel medio periodo, ci portino verso l’autonomia. E la parola termovalorizzatore non deve essere un tabu o cancellata dai programmi per motivazioni ideologiche: la tecnologia a basso impatto ambientale esiste e dobbiamo fare anche questo tipo di scelte, soprattutto di fronte al fatto che anche per la questione dei rifiuti siamo oggi nelle stesse condizioni dell’energia, ovvero di totale dipendenza dall’esterno. Riponiamo quindi molta fiducia nel gruppo di lavoro avviato dal Governo, insieme a Camera di Commercio, che coinvolge anche ANIS, con gli esperti incaricati per individuare strategie e piani di investimento, anche all’insegna di un modello di efficiente collaborazione pubblico-privato”. Un tema che si sposa molto bene con la relazione dell’altro ospite dell’Assemblea, ovvero Carlo Cici, Partner and Head of Sustainability di The European House-Ambrosetti, incentrato proprio sulla domanda, volutamente provocatoria: “Sostenibilità:
un’accelerazione senza precedenti?”, in cui ha approfondito sia la dinamica del riscaldamento globale, sia, soprattutto, le azioni possibili per la transizione energetica.
“È proprio questo il tipo di investimenti virtuosi che lo Stato, come fanno le imprese”, ha ammonito quindi Neni Rossini, “dovrebbe attivare in maniera metodica e mirata, perché sono quelli che a fronte di un impegno economico consentono un ritorno di risorse e generano aumento di valore. Del resto, il tema delle risorse – di come vengono gestite e di come aumentarle – è sempre fondamentale, e lo è ancor di più per San Marino da quando il debito estero è diventato un fattore cospicuo della nostra economia, e a cui deve necessariamente corrispondere un piano di interventi infrastrutturali e di modernizzazione”.
Da qui l’appello finale: “Avere chiara la strategia per il Paese, il compito principale e il più nobile di ogni governo, serve proprio a questo: indirizzare concretamente le azioni, gli investimenti e tutte le scelte in una direzione coerente all’obiettivo di sviluppo del Paese, nei settori identificati che maggiormente garantiscano un futuro sostenibile, credibile e all’altezza del contesto più ampio a cui si è scelto di appartenere, nel nostro caso l’Unione Europea. E mi assumo volentieri il rischio di essere tacciata di conflitto di interessi nel dire che l’economia reale è uno degli ambiti più meritevoli in assoluto su cui investire e sviluppare la strategia dello Stato. Non solo perché l’industria ha già ampiamento dimostrato di essere una colonna portante del sistema economico sammarinese, producendo una quota di PIL ormai alla soglia del 34% e affrontando con capacità e proattività i momenti di mercato più difficili. Ma anche perché è un modello sano di sviluppo, dove l’imprenditore investe, crea posti di lavoro, genera indotto, e produce risorse che si riversano nell’economia e nel Paese stesso, con impegno, gioco di squadra e capacità. Per giunta stando sul libero mercato, in un contesto presidiato da norme, regole e requisiti stringenti, dove la differenza la fa il merito. Una consapevolezza che non sembra essere così evidente quando purtroppo meritevoli investimenti e progetti di ampliamento proposti da aziende anche già operative in territorio sono stati bloccati e respinti dall’aula parlamentare. Eppure le aziende continuano a trovare, con i loro collaboratori, le risorse per andare avanti, per generare lavoro e ricchezza, per crescere, per dare un futuro anche al nostro Paese, in attesa che venga finalmente perseguita con determinazione questa direzione strategica che fornisce le migliori garanzie in termini di credibilità e reputazione per tutto il Paese: elementi di cui, da imprenditori, conosciamo bene il valore intrinseco e il potere di incidere, ancor più del patrimonio, sul successo di qualunque strategia”.