Home Dal giornale “Cicci Cellarosi”, il Maestro dello smalto a lustro

“Cicci Cellarosi”, il Maestro dello smalto a lustro

da Alessandro Carli

“Fin dall’inizio mio marito Enzo Donald ha voluto che il calendario di BSI fosse dedicato d’arte. In 17 anni ha ospitato sia personaggi famosi come ad esempio il pittore e scultore italiano Giuliano Vangi Davide ‘Eron’ Salvadei, Marco Lodola, Milo Manara ma anche artisti locali. Per il 2023 abbiamo ‘accolto’ Libero Cellarosi detto ‘Cicci’, uno dei maestri artigiani della Repubblica di San Marino, uno dei più significativi interpreti della ceramica artistica sammarinese (qualche anno fa l’Azienda Autonoma di Stato Filatelica gli ha anche dedicato un francobollo da 36 centesimi che propone un vaso biansato in maiolica realizzato tra il 2001 e il 2002, ndr), esordisce Stefania Leardini Mularoni, Presidente della Fondazione “Cino Mularoni”.

Nato a Faetano (Repubblica di San Marino) nel 1945, Libero inizia a lavorare ancora in tenera età (a nove anni) durante le vacanze scolastiche estive, presso i laboratori della “Libertas” dei fratelli Meloni e a 12 anni è assunto e affidato agli insegnamenti di Oscar Ducci, al quale rimane sempre fortemente legato.

I genitori di Libero, prosegue Stefania Leardini Mularoni, “vedono di buon occhio questa attività in quanto rappresenta un’opportunità di apprendere un mestiere in un momento in cui, con il rinnovato benessere del dopoguerra per alcuni decenni, tra gli Anni Cinquanta e gli Anni Settanta, la ceramica rappresenta l’attività trainante dell’economia del Paese e si impone sui mercati europei e d’oltreoceano. Le donne del Monte Titano hanno iniziato a ‘uscire di casa’ proprio grazie alla ceramica: andavano a lavorare nelle fabbriche. La ceramica ha offerto la possibilità di un’occupazione diversa da quella delle mura domestiche”.

Nel 1970, dopo alcuni mesi alle dipendenze dell’azienda “FACS” in società con il maestro Ducci, Libero fonda la manifattura ceramica “CERAM ARS”, laboratorio artigianale che condurrà poi da solo con il marchio “Libero Cellarosi” ampliando l’attività sino a contare sette dipendenti.

“La sua – aggiunge la Presidente della Fondazione ‘Cino Mularoni’ – è una continua ricerca sugli smalti e sulle decorazioni attraverso la quale approda spesso, non di rado anche casualmente, ad effetti nuovi ed inusuali che poi verranno messi in produzione. Accanto a un’offerta piuttosto commerciale negli anni del boom della ceramica, la produzione di Cicci si distingue per un taglio poco ordinario e decisamente artistico. Non ha mai ceduto al gusto imperante ma ha preferito dedicarsi alla sperimentazione”.

Il suo essere innovativo, la sua creatività l’hanno portato anche a riscoprire una tecnica antica. “Le opere e il percorso di Libero Cellarosi si distinguono per tre fattori: le forme, i colori e gli smalti. Ha recuperato lo smalto a lustro, una modalità che risale alla seconda metà del Cinquecento e che è capace di dare riflessi splendenti alle superfici color oro. Una tecnica codificata in un libro, in un manuale di Piccolo Passo”.

Davvero interessante questo tipo di cottura: grazie all’applicazione di speciali impasti e a una complessa tecnica, gli effetti iridescenti dai toni dorati e rossastri si aggiungevano sugli smalti bianchi negli spazi riservati dai contorni tracciati generalmente in blu.

Tra i principali elementi chimici utili a questa tecnica troviamo l’ossalato di argento, il nitrato d’argento, l’ossido di rame il solfuro di rame e altri ossidi diluiti in creta e aceto. Dopo almeno quattro ore di cottura a 620 °C vengono inseriti nel forno dei legni essiccati o delle pigne di pino, di modo che la loro combustione tolga ossigeno e umidità dall’interno della camera di cottura. Il risultato è inizialmente invisibile perché coperto dalla creta asciutta presente nella soluzione. Levigando con un panno, grazie anche all’azione abrasiva delle particelle di creta, si ottiene l’effetto metallico caratteristico.

“L’oro e il color rosso del lustro sono difficili da ‘stendere’ separatamente perché tendono a ‘confondersi’. Riuscire a tenerli ‘staccati’ richiede grande manualità e grandissima precisione” sottolinea Stefania.

Ad un certo punto della sua carriera Cicci Cellarosi è tornato alle sue radici. “Ha ritrovato il gusto per la ceramica tradizionale sammarinese, quella degli Anni Trenta, quella cioè di Casali e di Masi. In questo periodo ha prodotto una serie di copie con grande maestria”.

Nella preparazione del calendario 2023 di BSI la Presidente della Fondazione “Cino Mularoni” si è recata nel laboratorio del Maestro, ubicato ad Acquaviva. “Era ancora molto vivo, esattamente come lo ricordavo: i pennelli dentro i barattoli, le opere sui tavoli, le brocche in attesa. Ma non ho sentito più l’odore degli smalti e dei solventi, il calore del forno. Si è tutto cristallizzato, congelato”. Tra le opere che poi hanno trovato spazio nella pubblicazione anche un piatto del 1969. “Lo ha creato per lo sbarco sulla Luna: l’ha immaginata e realizzata come se l’avesse vista da un oblò”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento