Home Notizie del Giorno Visto per voi al teatro Petrella: “La classe” di Nanni Garella

Visto per voi al teatro Petrella: “La classe” di Nanni Garella

da Alessandro Carli

Interessante dal punto di vista drammaturgico (e sociale e filologico) ma molto meno da quello scenico, “La classe”, lo spettacolo passato sulle assi del teatro Petrella di Longiano sabato 14 gennaio e firmato dal regista Nanni Garella, è un lavoro che “inciampa” nel passaggio dal testo all’azione. Testo straordinario, sia ben chiaro: il canovaccio è uno dei capisaldi del teatro del Novecento, “La classe morta” di Tadeusz Kantor, e sviscera il tema, delicatissimo, della memoria, qui intesa come il tempo dell’infanzia. In scena – meravigliosa la “trovata” di alzare la platea all’altezza del boccascena per immergere il pubblico nel dramma – dodici attori e attrici di Arte e Salute vestiti di nero e con il viso dipinto di bianco. Dodici fantasmi un po’ Charlie Chaplin e un po’ Tim Burton che rievocano gli anni della scuola: il racconto che ne esce però risulta sfilacciato, nonostante un impianto scenografico semplice e di grande impatto (sono davvero “indovinati” i banchi di un’aula che sembrano gli inginocchiatoi di una chiesa). La pièce, un’ora e 20 minuti senza intervallo, è poco altro: parole ripetute, gesti a loop che ritornano, pupazzi di stoffa addobbati di nero (un omaggio al “doppio” di Antonin Artaud) che rappresentano l’alter ego plurale degli attori, danze circolari che riportano, ovviamente con tutte le diversità del caso, a quelle di “mPalermu” di Emma Dante, urgenti necessità fisiologiche espletate in un bagno in legno, richiami al passato (su tutti l’inizio della Prima Guerra Mondiale)  e un lungo elenco di defunti che porta la mente quelli che dormono nella collina di Spoon River. Rimane, alla fine, la sensazione di un’operazione non compiuta, ottima nell’intenzione ma che si perde nella sua azione materica.  

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