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IAM: contenitori rifiuti, separare significa tagliare i costi

da Mirkare Manzi

IAM, nel corso degli anni, non ha mai smesso di cercare soluzioni sempre più pratiche e sempre meno dispendiose per i clienti. In quest’ottica si inserisce uno dei servizi di punta per le aziende: quello dei contenitori per i rifiuti. Servizio che non si limita alla fornitura dei box, ovviamente: alla consegna dei “bidoni” fisici – che attualmente consegniamo quasi gratuitamente ma che non è detto che riusciremo a portare avanti questa filosofia in quanto tutto sta diventando sempre più caro – difatti affianchiamo una formazione, un passo molto importante e per nulla scontato, utilissimo per “fare tutto a regola d’arte”. Come gli imprenditori e i dipendenti sanno, esistono diverse tipologie di box: quelli da interno e quelli da esterno. Prima di entrare tra le righe ed evidenziare le differenze, faccio un attimo un passo indietro: in cambio dei bidoncini alle imprese chiediamo di trovare una soluzione logistica ottimale, sia per l’interno che, soprattutto, per l’esterno: i contenitori “outdoor” possono coprire una superficie anche di 12 o 13 metri quadrati. Per questo la nostra richiesta è quella di “fare un piccolo sforzo” per individuale uno spazio adeguato. Dicevo: i costi. Faremo di tutto per riuscire a mantenere gratuita la consegna dei box. Vero è che, come detto, tutto sta diventando più caro ma nel tempo, anche grazie a una serie di best practice e a un approccio alla gestione dei rifiuti più responsabile, la tendenza che constatiamo è quella di una minore produzione di indifferenziata e quindi una maggiore “separazione”.

Tradotto in numeri, più o meno il 90% dei rifiuti è recuperabile. Una strada che ci conforta e che rientra nella filosofia IAM: cercare di andare sempre più in un’ottica di recupero e sempre meno verso quella dello smaltimento. Se un’azienda differenzia va incontro a un abbattimento dei costi gestionali legati allo smaltimento (e quindi è chiaro che c’è un vantaggio economico) e in più contribuisce alla salute dell’ambiente.

Torno ai contenitori da esterno e da interno. Le imprese producono diverse tipologie di rifiuti e il nostro impegno è quello di cercare di ottimizzare il più possibile quello che viene scartato o che non serve più.

I box interni, quelli “piccoli” (carta, plastica, vetro, eccetera) possono fungere da supporto importante per quelli esterni in quanto sì alleggeriscono i rifiuti destinati all’aria aperta ma “mettono in campo” una prima “selezione”, quindi una prima separazione. Fanno cioè da “pre-filtro”, da anticamera. E poi ci sono i container esterni. Oltre a “recepire” i rifiuti degli ecobox, vengono utilizzati per accogliere i rifiuti non pericolosi come gli imballaggi, gli scarti del settore edile (macerie, mattoni, cartongesso, carta catramata, eccetera) e tanto altri. In alcuni casi anche i rifiuti pericolosi.

Ovviamente le operazioni di “selezione” e “pre-selezione” richiedono un po’ di tempo in più ma comportano meno oneri.

Mi conforta vedere che queste pratiche sane e gentili con l’ambiente stanno prendendo piede.

Ce ne accorgiamo dal fatturato dell’indifferenziata, che è in calo già da qualche anno.

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