Home Dal giornale CTSM, le ricette per preparare a regola d’arte il “Bustrengo” e il “Casadello”

CTSM, le ricette per preparare a regola d’arte il “Bustrengo” e il “Casadello”

da Redazione

“I dolci in tavola sono come i concerti barocchi nella storia della musica: un’arte sottile” (Isabel Allende). Solo il tempo ci dirà se “LaVanda”, il nuovo biscotto nato dalla sinergia tra il Consorzio Terra di San Marino e La Serenissima entrerà nella tradizione locale dei dolci, se diventerà un’aria barocca oppure no. Di certo ad aspettare il nuovo frollino alla lavanda e limone (o miele) ci sono tre “nonni”, tre dolci che, soprattutto nel periodo natalizio (ma non solo: sono talmente buoni che sono stati destagionalizzati) riempiono i palati, accendono sorrisi e profumano l’aria delle case. Sul tema il CTSM ha redatto un ricettario della tradizione contadina, un libretto che dedica le ultime due pagine ai piatti più “zuccherosi”. A partire dal Bustrengo, o, per dirla nell’idioma dei nonni, “e bustreng” e che, come forse non tutti sanno, ha una particolarità rispetto a quello romagnolo e marchigiano: nell’impasto a base di pangrattato e farina non si utilizza il riso. A parte questa differenza, andiamo a vedere gli ingredienti e la preparazione. Per fare un Bustrengo a regola d’arte e secondo la tradizione locale servono 200 grammi di pangrattato, 100 grammi di farina gialla, altrettanti di farina bianca, 200 grammi di zucchero, 3 uova fresche, mezzo litro di late intero, 100-150 grammi di uva sultanina, strutto di maiale per ungere la teglia (ma va bene anche l’olio) e una scorza di limone o di arancia. Messi tutti gli ingredienti sul tavolo di lavoro, si prende una ciotola e si pongono dentro il pangrattato, la due farine, lo zucchero e le uova. Una volta mescolate, si aggiunge, lentamente, il latte. A questo punto “interviene” la farcitura, quindi uvetta e la scorza dell’agrume scelto. Si amalgama l’impasto e poi lo si fa scendere nella teglia precedentemente cosparsa di strutto o di olio. Il Bustrengo è quasi pronto: si informa a 150 gradi per 50 o 60 minuti e poi lo si lascia raffreddare.

Se la ciambella è nota quasi a tutti, un po’ più particolare è “Il casatello”, conosciuto anche come “Latajolo” o “Casadello”. Se il nome è familiare, la sua preparazione – davvero semplice – non è così scontata. Le materie prime che servono sono cinque: uova (10), latte (un litro), zucchero (10 cucchiai), la scorza di linone e l’odore di vaniglia. Per realizzarlo e servirlo in tavola si deve scaldare il latte con lo zucchero, il limone e la vaniglia, ma senza portarlo a ebollizione. In una ciotola a parte si sbattono le uova e, una volta che il latte è tornato a temperatura ambiente, si versano. Per la base del dolce occorre stendere su una teglia una sottile sfoglia di acqua a farina su cui versare il composto. A questo punto si gioca con il forno: dopo averlo fatto preriscaldare a 180 gradi si abbassa la temperatura a 100 gradi e si cuoce il composto per un’ora. A questo punto si abbassa ulteriormente il forno a 50 gradi per la seconda ora di cottura. Per rassodarsi in maniera uniforme il Casadello non deve mai bollire: per evitare il problema le azdore mettevano nella parte inferiore del forno un tegame con acqua fredda. Per capire che il dolce è pronto serve una forchetta o uno spiedino: se escono “puliti” dall’impasto cotto significa che può essere sfornato.

Del resto, come scrisse Charles Baudelaire, “Il mondo è una torta piena di dolcezza”.

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