Home Dal giornale Editoriale: la Cop27 è veramente “d’Egitto”

Editoriale: la Cop27 è veramente “d’Egitto”

da Daniele Bartolucci

Spingere sulle rinnovabili consapevoli che non basteranno a soddisfare il fabbisogno, per cui nel contempo si devono riaprire le centrali a carbone; boicottare la produzione nucleare più per ideologia che per tecnologia, favorendo nel contempo le produzioni da fonti fossili. La transizione energetica vive già di suo tante contraddizioni, ma quello che sta accadendo in Egitto alla Cop27 è la contraddizione più forte possibile: si discute di cambiamento climatico, ma senza i principali fautori di ciò che sta accadendo a livello globale, ovvero Cina e India. Il risultato della Conferenza 2022 non potrà che essere dunque al ribasso. Senza dimenticare che questa passerà alla storia come la Cop27 più “controllata” di sempre. Del resto l’Egitto non primeggia per la libertà di espressione e ne sta dando conferma questi giorni, con un dispiegamento di forze dell’ordine incredibile. Il tutto per evitare proteste e manifestazioni, con l’assoluta compiacenza degli altri Paesi partecipanti, ben consapevoli del luogo e dell’ambiente in cui sono ora. Se tale sforzo fosse stato messo in campo per costringere la Cina ad accettare le linee comuni per ridurre inquinamento e riscaldamento terrestre, forse qualche risultato si potrebbe anche raggiungere. Nel frattempo l’inverno ha iniziato a farsi sentire, senza che soluzioni strutturali siano arrivate nell’Occidente “green”. “Ma quale green d’Egitto” avrebbe risposto l’On. Trombetta a Totò. E nemmeno a San Marino, che di “occidentale” ha molti difetti, a iniziare dalla poca attenzione alla propria autonomia energetica. Un difetto del passato, certo, ma che persiste ancora.

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