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Editoriale: ascoltare, litigare e rinviare

da Daniele Bartolucci

Se le tensioni tra la neo premier Meloni e i suoi alleati di governo si sono appianate all’indomani della fiducia in Parlamento, anche a San Marino si inizia a vociferare di un sempre più probabile di voto di fiducia. C’è chi lo chiama verifica di maggioranza, ma in verità la maggioranza è abbastanza compatta, anche perché il programma sottoscritto va avanti, anche se a rilento. Forse è in quel “a rilento” che si possono evidenziare le criticità, imputabili più al Congresso di Stato a sto punto? Lo screzio sui conti dello Stato durante il dibattito sull’assestamento di Bilancio è sintomatico, certamente, ma anche i continui rinvii di decisioni che fino al giorno prima erano date per improcrastinabili: vedi l’aumento delle tariffe energetiche, slittato il 31 ottobre per il 1 novembre, vedi il rinvio al 30 giugno della discussione su alcuni punti nodali della riforma del mercato del lavoro, vedi l’intervento soft sulle pensioni nonostante – conti alla mano – una situazione insostenibile dell’attuale impianto, vedi il rinvio al 2023 della riforma dell’IGR… Sospendere certi interventi, se da un lato può dare tempo e modo per ulteriori approfondimenti, dall’altro rischia di fare perdere altro tempo prezioso che si traduce, giorno dopo giorno, in perdite per il sistema. A questo punto, però, con i dati eloquenti e un programma di legislatura che deve chiudere certi capitoli annunciati per poi dedicarsi alle pagine successive, i rimandi iniziano a preoccupare un po’ troppo. Nei prossimi giorni ci saranno, infatti, le seconde letture delle pensioni, del mercato del lavoro e poi subito sotto con la Legge di Bilancio. Non c’è più tempo per rinviarli.

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