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Mercato del lavoro: la riforma si “allunga” fino a giungo 2023

da Daniele Bartolucci

La riforma del mercato del lavoro “passa” l’esame della Commissione Finanze lasciando sospesi diversi interventi su cui non si era raggiunta la piena condivisione soprattutto all’esterno della politica, ovvero con le parti sociali. Soddisfazione parziale, quindi, da parte del Segretario di Stato Teodoro Lonfernini, che spiega così le sue motivazioni: “Ho voluto rispettare la necessità manifestata dai sindacati di non creare turbative nel delicato momento di definizione del testo unico del settore industria (in cui vengono appunto toccati temi quali il tempo determinato e il lavoro interinale, ndr), così come ho pieno rispetto per la decisione di ricorrere allo strumento democratico dello sciopero. Spero però che anche loro abbiano riconsiderato il giudizio di inutilità espresso su questo progetto di legge. Nessuna riforma è inutile quando tende a perseguire il necessario ammodernamento e l’affermazione di buone politiche”.

LE NOVITÀ PER I SOCI E PER GLI AMMINISTRATORI

 “Il PdL”, spiegano nel merito i sindacati, “si caratterizza come un testo unico, finalizzato a racchiudere tutte le normative in materia di lavoro che hanno subìto diverse modificazioni nel corso dei decenni, oltre ad introdurre nuove fattispecie, quali il lavoro dei pensionati e dei soci / amministratori delle società. Le circa 700 società senza dipendenti dovranno avere almeno una persona che – attraverso un rapporto di lavoro subordinato, oppure attraverso la presenza dell’Amministratore, classificato al pari di un lavoratore autonomo – risulti operativa nella gestione dell’impresa, pagando imposte e contributi”.

“Sui punti più controversi”, spiegano quindi, “quali il collocamento privato, il contratto a tempo determinato, il lavoro interinale ed i distacchi, il Segretario Lonfernini è stato di parola, come egli stesso ha più volte evidenziato nel corso del dibattito. In sostanza, le imprese che vorranno avvalersi di un consulente per la selezione del personale, dovranno obbligatoriamente far riferimento alle liste degli iscritti all’Ufficio del Lavoro, mentre le altre tre forme di “lavoro flessibile” verranno riaffrontate con le parti sociali. I relativi Decreti Delegati dovranno essere adottati entro il 30 giugno 2023: nel testo è stato esplicitato che dovranno essere utilizzate solo per reali esigenze temporanee o determinate da picchi di lavoro”.

LE QUESTIONI DA RISOLVERE I DECRETI ENTRO GIUGNO

“Il progetto di legge adottato dalla Commissione Finanze”, spiega Lonfernini, “è un passo in avanti per l’affermazione di una logica di sistema, accantonando solo momentaneamente le buone idee contenute nel documento di riforma. Da quei punti dovremo ripartire portando al tavolo anche le altre parti sociali”.  Subito dopo la seconda lettura, prevista per novembre, ripartiranno infatti immediatamente i confronti sulle tematiche rimaste in sospeso, alla ricerca della più ampia condivisione possibile, per emanare i Decreti previsti alla scadenza stabilita, entro il mese di giugno 2023”. Tra questi, ricorda Lonfernini, ci sono le “nuove esigenze sono in attesa di risposte, come la revisione del tempo determinato e dei distacchi; la disciplina del lavoro temporaneo; regole più chiare sul lavoro dei minori e nuove norme sull’assistenza familiare”. Ma anche “un nuovo Ufficio del Lavoro e delle Politiche Attive e una nuova struttura del Centro di Formazione Professionale”.

“Se l’obiettivo del testo unico è condivisibile”, commentano quindi i sindacati, “il prodotto che ne scaturisce rimanda in larga parte a futuri Decreti Delegati; si tratta di vedere se manterranno le disposizioni vigenti, ove presenti. Abbiamo chiesto al Segretario Lonfernini che non vengano introdotte variazioni, senza che siano preventivamente sottoposte al confronto ed alla trattativa con il sindacato”.

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