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Bologna: gli studenti di Giurisprudenza protagonisti a teatro

da Redazione

Sullo sfondo di un paese yankee, Trueville, si muove Christopher Cross, ordinario di filosofia in una delle più prestigiose Università d’America. Sessant’anni, sposato con una vedova più anziana di lui che non perde giorno a ricordargli quanto era bravo e buono e generoso l’ex marito e che ha una passione, un’ossessione per la nouvelle cuisine che ovviamente non sa preparare (straordinario lo scambio di battute tra Adele, la moglie, e Chris sulla differenza tra un cornetto e un croissant). È questo l’humus, la palude in cui Rigel Bellombra ha ambientato “L’assassino che è in noi” (Edizioni IlViandante). Il protagonista, sessant’anni portati senza troppi scostamenti rispetto alla carta di identità, ama il pensiero, la ricerca della verità e il film d’antan, le pellicole. Il volume di Bellombra, ha l’odore dell’acido che si utilizzava per sviluppare le fotografie in bianco e nero (ma anche a colori): denso, distinguibile, importante. “Importante” perché svela l’insvelabile, quell’alternanza tra la facciata “sociale” del protagonista – docente universitario, marito, fondatore del Club degli Smarriti, appassionato di cinema – e il dark side of the moon, un assassino involontario che si è preso una scuffia per una giovane studentessa 27enne che alterna i libri al lavoro di attrice. “Denso” perché ogni capitolo richiama il successivo, come in uno stato di apnea volontaria e meravigliosa nel quale trovare un respiro. “Distinguibile” per vivacità di parole scritte, riflessioni profonde che si stagliano “dietro e dentro” ogni battuta, anche quella apparentemente più lieve e leggera. A scandire i capitoli, gustosi ovviamente, diverse specialità culinarie d’Oltralpe: la Bouillabaisse, la Vichyssoise, il patè en croute, l’escargot à la bourguignonne ma anche i più italiani nero di seppia e calamari, pane imburrato e marmellata. Ogni “proposta” sottende un’attesa, un incontro, una riflessione sulla vita (di Chris, ma anche su quella di chi legge) che spalanca poderosi abissi, quelli dell’anima, la parte meno visibile di un individuo.

Mercoledì 26 ottobre, all’Oratorio di San Rocco a Bologna, in occasione della presentazione del romanzo di Rigel Bellombra, si è nuovamente esibita la Compagnia dei Dis-Attori del Club degli Smarriti, una realtà che va sempre più imponendosi all’attenzione nazionale con un modo surreale e leggero di diffondere la cultura, anche tra i più giovani. Dopo il debutto con sold out dello scorso 7 maggio, anche mercoledì i posti sono andati esauriti: questa volta sul palco, con l’autore, erano gli studenti di giurisprudenza dell’Alma Mater, in connessione con l’inaugurazione del primo Seminario in Italia su “Diritto e Cultura”, che si terrà a Ravenna in primavera. 

L’AUTORE

Rigel Bellombra è lo pseudonimo da scrittore e compositore del prof. avv. Antonio Albanese, professore di Diritto privato nell’Università di Bologna e nei campus di Ravenna e Rimini. Le sue poesie sono state interpretate da Ivano Marescotti e le sue canzoni da Iskra Menarini. Nel gennaio 2020, col romanzo satirico “L’abrogazione dell’amore”, aveva previsto il divieto legale di baci e abbracci.

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