Se non è un “miracolo”, come ha enfatizzato il Direttore dell’UNECE Paola Deda, poco ci manca. Alla luce della pandemia, della crisi energetica e delle difficoltà degli approvvigionamenti, dall’esterno si fa fatica a capire come San Marino resti in piedi. Soprattutto perché non dispone di quelle risorse che oggi tutti gli Stati fanno la corsa ad accaparrarsi, in primis gli energetici. Un problema fisico e territoriale, ovviamente, che però non basta a spiegare come San Marino oggi sia così dipendente dall’esterno in taluni settori (acqua, energia, gas, rifiuti), considerati asset strategici ormai in qualsiasi Paese del mondo. Le scelte effettuate in passato e le non-scelte riguardo agli investimenti, sono ormai evidenti a tutti, anche a FMI e UNECE. Questo non significa che si possa restare fermi e, anzi, sapere che “il mondo vi osserva” è uno stimolo molto forte a fare e a fare bene. Anche perché tutti si aspettano che “nel piccolo”, come piccolo il sistema sammarinese, certi interventi possano avere effetti molto più veloci che altrove. Un “laboratorio”, così l’hanno definito gli esperti dell’UNECE. Un laboratorio di idee, certo, ma che ora deve diventare maturo e puntare alla concretezza. Le cose che mancano le sapevamo tutti. Ora l’hanno detto e scritto anche tutti gli osservatori esterni. Le cose da fare, anche. Lo sa il Governo, ma anche la cittadinanza. Costerà qualche sacrificio, ma può dare un futuro nuovo all’antica Repubblica. Un futuro in cui dall’esterno arrivino applausi sinceri e non più pregiudizi. E arrivino anche nuove opportunità. È il momento di fare quelle scelte, e di farle bene.
Editoriale: il mondo che guarda al Titano
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