Home Dal giornale Energetici, serve un piano per aumentare l’autonomia del sistema

Energetici, serve un piano per aumentare l’autonomia del sistema

da Daniele Bartolucci

Guardare oltre l’emergenza e rendere il sistema più autonomo ed efficiente dal punto di vista energetico. Questo il messaggio che i vertici di ANIS intendono portare all’attenzione del Governo e sollecitarlo sulle politiche energetiche, mettendo sul tavolo un ventaglio di proposte su cui si possa ragionare assieme come sistema.

UN PIANO STRATEGICO E UNA TASK FORCE DEDICATA

Da una parte c’è infatti il Piano di Emergenza nazionale, predisposto in questi mesi per far fronte alle difficoltà di approvvigionamento del gas in particolar modo, causate principalmente dal conflitto Russia-Ucraina.

Un piano graduato in diverse fasi e allineato con quello italiano, essendo l’Italia, per ragioni politiche e geografiche il riferimento principale per l’approvvigionamento di gas, acqua ed energia elettrica. Ma anche per completare il ciclo dei rifiuti: un tema complesso, sicuramente, ma che anche in questo caso ha creato una dipendenza quasi totale del sistema sammarinese dall’esterno. Servono investimenti in infrastrutture e impianti, se si vuole recuperare efficienza ed economicità in questo ambito, ma quali impianti, dove e con che risorse? Restano queste le domande a cui ANIS, ma anche l’intero sistema economico, attende una risposta chiara.

La stessa risposta che, per certi versi, ci si attende anche sugli altri energetici. Da qui l’urgenza di pianificare al meglio una serie di interventi sia legislativi che infrastrutturali al fine di rendere il sistema più autonomo, in particolare puntando sull’energia elettrica, l’acqua e il ciclo dei rifiuti (che a sua volta potrebbe generare calore ed energia, grazie alle nuove tecnologie disponibili). Serve un piano strategico, in sintesi, che coinvolga tutti gli attori e i tutti i livelli del sistema.

Da qui l’idea di proporre una task force dedicata a questo “piano energetico”, che metta insieme istanze dei vari settori, competenze tecniche ed esperienze sul campo (dei privati ma anche degli uffici pubblici e delle Aziende Autonome) per ideare la strategia e realizzare gli interventi necessari in tempi certi e rapidi.

IMPRESE PRONTE, MANCANO LE NORME

Questi interventi, però, sono a medio e lungo termine, così come la possibilità – come Governo o Aziende Autonome – di investire in impianti di nuova realizzazione fuori territorio, come si sta ragionando di fare da qualche mese. Nell’immediato cosa si può fare? La risposta è giunta dalle stesse imprese, che da tempo sono impegnate in quella transizione energetica di cui oggi parla tutto il mondo. Molte di queste hanno già effettuato diversi investimenti in tal senso, mentre tante altre sarebbero pronte a realizzarli, ma mancano le norme e le possibilità (non finanziarie a quanto pare) per farli. Si prenda il caso del fotovoltaico: il Governo ha avviato nei mesi scorsi una mappatura di tutti gli edifici, siti produttivi e anche terreni idonei all’installazione di impianti fotovoltaici, evidenziando un buon margine di interventi possibili. Per lo più, però, si parla di impianti piccoli, di privati. Per quanto riguarda le imprese e le industrie in generale, ci sono diversi limiti a questi investimenti, anche di sistema, visto che la capacità della rete andrebbe rivista per permettere a tutti di produrre efficientemente quanto possibile con dei nuovi e potenti impianti. Allo stesso modo c’è il tema della cogenerazione industriale: a San Marino manca infatti una norma che renda questa tecnologia fruibile e realizzabile dalla maggior parte delle imprese. Questa mancanza, rispetto a tutti gli altri Paesi che invece hanno potuto realizzare investimenti importantissimi, crea di fatto un danno alle imprese e al sistema, con l’immancabile beffa: avrebbero la possibilità di recuperare energia, ma sono costrette a sprecarla. Un problema non da poco.

GLI INTERVENTI POSSIBILI SU ACQUA E RIFIUTI

Altro tema particolarmente critico è il ciclo dell’acqua, che – anche se non arriva dalla Russia e non è comunque vincolata all’evolversi del conflitto in Ucraina – è una delle risorse su cui tutto il mondo si sta interrogando per limitarne i consumi e recuperarne quanta più possibile in funzione della sostenibilità del pianeta. Ebbene, San Marino, nonostante le cicliche e annuali ordinanze estive per far fronte alla siccità, non ha ancora realizzato gli interventi necessari a invertire la dinamica, poco virtuosa e anche poco economica, di acquistare l’acqua dall’esterno e di pagare sempre all’esterno per farsela portare via una volta usata attraverso le fogne. Progetti come il bacino di Gorgascura, sia nella vecchia versione che in quella attualizzata dal Governo attuale con due laghi comunicanti con annessa mini centrale idroelettrica, potrebbero dare risposte importanti. Ma occorre velocizzare la progettazione e la successiva realizzazione. Così come sembra ormai pronto anche un piano di recupero della vecchia rete di pozzi e cisterne per la captazione delle acque piovane, che potrebbe dare un contributo. Poi c’è il tema degli impianti di depurazione, che portano il discorso verso il ciclo dei rifiuti, uno degli asset strategici di molte Regioni italiane e di interi Paesi europei, ma che a San Marino non ha mai trovato spazio. Con il risultato che senza impianti di smaltimento in territorio, l’intero sistema come detto dipende dall’esterno (e costa moltissimo, con il rischio di costare sempre di più in futuro). Anche in questo caso, come negli altri ambiti della produzione di energia o di gestione delle acque, ricondurre tali infrastrutture ad un piano di investimenti dedicato darebbe corpo a quella pianificazione che finora è purtroppo mancata.

Anche sul piano finanziario, perché se è vero che investitori in questi asset non mancheranno di certo, va considerato anche il probabile interesse delle imprese sammarinesi nel partecipare alla progettazione e realizzazione degli impianti industriali necessari.

Così come si potrebbe considerare, per certe opere strategiche, anche una formula di azionariato diffuso coinvolgendo direttamente i cittadini. Del resto, si tratta di un problema di sistema, che impatta su tutte le sue componenti, pubbliche, private e imprenditoriali. E per questo occorre appunto una risposta “di sistema”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento