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Adamo Tadolini, mi manda Antonio Canova

da Alessandro Carli

La Repubblica di San Marino celebra l’arte di Antonio Canova in occasione dei duecento anni dalla morte del pittore e scultore veneto. Poste San Marino SpA – Divisione Filatelica e Numismatica, il 4 ottobre 2022, emetterà una moneta commemorativa da 2 euro 2022 fior di conio. La moneta riporta sul rovescio l’immagine in rilievo della scultura della dea Ebe, opera che Canova realizzò fra il 1796 e il 1817 in 4 copie oggi conservate a Berlino, San Pietroburgo, Chatsworth e Forlì. È quest’ultima quella scelta per la moneta sammarinese. Le sculture di Ebe, inizialmente molto criticate per le scelte stilistiche di Canova che unì al marmo dei dettagli in bronzo e, soprattutto nelle prime due opere, coprì di una patina rosata il candido marmo bianco, sono oggi considerate fra le più alte opere del neoclassicismo. Ai lati dell’immagine della dea Ebe le date 1822 e 2022 a ricordare la celebrazione e in giro le legende Canova e San Marino. Anche se Canova non ha mai operato sul Titano, esiste un legame tra il Maestro e il Monte.

Adamo Tadolini, l’artista che nel 1835 circa terminò la statua di San Marino per l’omonima basilica nella Repubblica di San Marino (in segno di stima il governo locale gli conferì il patriziato, esteso ai figli e pochi anni dopo gli commissionò la stele funebre del cittadino Antonio Onofri), ebbe un legame particolare con il Maestro del Neoclassicismo. Alunno brillante, da giovanissimo vinse il “Concorso dell’Anonimo” di Antonio Canova nel 1813, con “Ajace che s’uccide in atto di bestemmiare gli dei”. Tadolini, nato a Bologna nel 1788, fu chiamato subito da Canova nel suo studio e fino al 1822, quando il maestro di Possagno morì, fu tra i suoi più stretti collaboratori, lasciando al capobottega, secondo il metodo di lavoro da lui messo a punto, solo i tocchi finali. Iniziò col porre mano alla statua della “Religione”, cui seguirono il monumento a “George Washington, Venere che carezza Marte, Endimione”, i monumenti equestri di “Carlo III di Borbone” e di “Ferdinando I”, il monumento funebre del marchese “Francesco Berio”, il “Cenotafio degli Stuart”, fino al “Pio VI orante”, in cui Canova ritoccò appena il volto e le mani. L’innato senso della bella forma, insieme a una notevole abilità tecnica e a una non comune conoscenza dell’anatomia, fecero di Tadolini il perfetto interprete e continuatore dello stile di Canova; ma se la capacità di adesione al linguaggio accademico lo portò a essere uno degli artisti più ricercati nel suo tempo, fu anche il motivo della sua svalutazione da parte della critica successiva.

Un legame non solo artistico: il 2 maggio 1819, in casa di Canova, Adamo si sposò con Serafina Passamonti (1799-1848), intagliatrice di cammei e di rame al bulino. Dal matrimonio nacquero Cornelia, Scipione, Tito, Elena, Augusto, e Giuditta, citati con qualche imprecisione nei “Ricordi”. Dopo la morte di Canova eseguì un soggetto biblico, “Adamo ed Eva”, che il marchese José María de Salamanca y Mayol cercò poi di vendere al Museo del Prado, nel 1881, senza successo; ma soprattutto proseguì la produzione mitologica, di gran moda. Dal modello in gesso di “Amore e Psiche”, ricevuto in dono da Canova nel 1816, realizzò molte copie, compresa quella per il conte Giovan Battista Sommariva nel 1823. Nel 1825 anno copiò la Ebe di Canova per María Francisca de Beaufort y Toledo duchessa di Osuna, oggi al Museo del Pradoquesta iconografia, insieme alla “Danzatrice”, sempre di Canova, gl’ispirò la “Baccante che danza”, replicata più volte a partire dal 1828, anche per la villa pinciana del principe Francesco Borghese Aldobrandini.

Il conte russo Nicola Demidov fu uno dei committenti che Tadolini ereditò da Canova; per lui scolpì repliche del maestro e il gruppo originale del “Ganimede rapito da Giove” (San Pietroburgo, Ermitage).

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