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Editoriale: aborto, c’è molto più di una legge

da Daniele Bartolucci

Il 31 agosto 2022 rappresenterà in futuro una data simbolo per San Marino: il giorno in cui il Consiglio Grande e Generale ha approvato (32 voti a favore, 7 contrari e 10 astenuti) la legge che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza. Una legge che arriva dopo un referendum e un complesso iter di formulazione, con tanto di modifiche all’ultimo momento perfino ai punti su cui la stessa Commissione aveva deliberato il testo all’unanimità, tanto è delicato il tema. Ma ora che la legge c’è, bisogna riconoscerne il suo valore, oltre ovviamente l’impatto che avrà sulla società e soprattutto sulle donne sammarinesi. Si tratta di un valore che eccede infatti il mero testo normativo, perché riporta San Marino nell’era contemporanea, dove quasi tutti gli Stati occidentali si muovono su queste tematiche da anni. Un’uscita dal quel Medio Evo culturale (che non è una locuzione di proprietà esclusiva del femminismo, ndr) in cui si trovava. Un’uscita lenta, difficile e per niente scontata, come quando si aprì al voto alle donne. Non senza qualche “sgambetto” anche allora, visto che tale diritto venne formalmente concesso con la legge elettorale 23 dicembre 1958, lo stesso fu accordato poi solo con decorrenza dal 1° gennaio 1960 e quindi, di fatto, le donne furono (volutamente?) escluse dalle elezioni politiche previste per il 13 settembre 1959. La previsione dell’obbligo del passaggio obbligatorio attraverso il consultorio, per le Ivg entro la dodicesima settimane (comunque anche in forma telematica), non deve quindi stupire più di tanto. La legge c’è e non si torna indietro. Al massimo si potrà migliorare in futuro.

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