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San Marino, le tracce indelebili del passato

da Redazione

È notevole la topografia delle architetture militari di San Marino, che ben ne definiscono la fisionomia panoramica, mentre indicano i vari sviluppi del piccolo Stato durante i secoli: mostra tracce di ben tre ampliamenti definiti da tre concentriche cinte murarie. La più antica risale ai secoli XIII-XIV. Sino a quell’epoca la città doveva limitarsi alla parte alta, tra la Pieve e il luogo detto dei Fossi, dove si trova la casetta Biordi che è indicata tradizionalmente come primo luogo di radunanza dell’Arengo. Lì presso troviamo tracce delle più vecchie costruzioni di San Marino: archi tagliati nella roccia del monte (casa Biordi, Bonelli, Gozi, eccetera), due torri frammentarie (case Bonelli e Della Balda). Qui sorgeva anche la Rocca trecentesca (poi trasformata) e sorge tuttora la Pieve ricostruita nel secolo XIX, nella quale è qualche frammento scultoreo di età romanica riferentesi alla vecchia chiesa, il cui primo ricordo storico è del 1113; ma che risulta già trasformata nei secoli XVI e XVII. La seconda cinta di mura fu eseguita tra la fine del secolo XIV e il principio del XV, quando cioè la Repubblica cominciò a fortificarsi contro i Malatesta. Fu aperta allora (1396) la porta, poi chiusa, detta “del Collegio Vecchio”, fu ingrandita la Rocca, e la seconda cinta fu estesa fino al secondo scaglione del monte, sul quale fu edificata la torre detta la “Fratta”. Tra l’epoca della prima e della seconda cinta, i minori conventuali costruirono la loro chiesa, poi trasformata, ma conservante tracce della sua origine trecentesca nella facciata, nell’abside e nell’attiguo chiostro. L’edificio fu cominciato da un mastro Manetto e fu completato nel 1361 da mastro Battista da Como. Vi sono conservati due quadri di Girolamo da Cotignola, un San Francesco del Guercino, e per questa chiesa furono dipinti i quattro Santi di Niccolò Alunno, ora al municipio.

Nel secolo XVI l’ultima cinta muraria si protrasse fin sul terzo scaglione del monte sul quale fu costruita una terza torre detta del Montale. Allora la porta archiacuta di San Francesco che i frati avevano costruito nel 1451 per il loro convento divenne – ed è tuttora – la porta della città. Fu inoltre edificata, nel 1525, la Porta della Ripa. Nel medesimo secolo fu modificata la Rocca, detta “della Guaita”, che fu costruita nel ‘300 e rifatta tra il 1416 e il 1482.

Ne restano le torri minacciose e le forti cortine merlate; mentre delle primitive e fortissime mura alzate a secco con grandi blocchi restano tracce sulla via che dalla Pieve mena alla Rocca. Molte costruzioni ancora esistenti appartengono al secolo XVI (casa Braschi a tre ordini di archi, casa Belluzzi-Filippi, eccetera).

Un dipinto Zuccari è conservato nella chiesa dei cappuccini, che fu costruita nel 1549 fuori della terza cinta. Barocca è invece la Pieve dei Valloni, presso la quale è un piccolo museo, con oggetti umbro-etruschi, marmi frammentari medievali, tavolette greco-bizantine, un polittico attribuito a Giulio Romano, una tela del Batoni. Inoltre due Santi di Michele Giambono sono conservati al municipio.

L’età moderna ha lasciato nella Repubblica di San Marino due costruzioni notevoli: il nuovo Palazzo del governo e la Pieve. Quest’ultima fu riedificata su un precedente edifizio medievale, in stile neoclassico, dall’architetto bolognese Antonio Serra, che la disegnò a tre navate con volta a botte e possenti colonnati che si estendono nell’abside e nel portico della facciata. La sua costruzione si protrasse dal 1826 al 1855.

LA CHIESA DI SAN PIETRO TORNA AL SUO ORIGINALE SPLENDORE

La squadra restauratori dell’AASLP ha completato nei giorni scorsi il restauro della facciata della Chiesa di San Pietro eseguendo la pulitura delle porzioni di pietra che presentavano depositi superficiali e croste nere e mettendo in sicurezza quelle che presentavano un processo di degrado particolarmente avanzato con operazioni di consolidamento.

Per bloccare il processo di degrado, alcune aree caratterizzate da esfoliazione e fessurazioni di grandi dimensioni sono state trattate assicurandole al substrato tramite l’inserimento di barre in vetroresina fissate con resina epossidica termoindurente, sono state poi eseguite delle micro-stuccature delle superfici con malta a calce adeguatamente pigmentata per uniformarsi alla pietra.

Per ridurre la possibilità di ingresso di acqua meteorica che insieme all’azione eolica rappresenta la principale causa di degrado della pietra, sono state integrate piccole porzioni mancanti e lesioni profonde. Sono stati eseguiti inoltre, il trattamento per il controllo della microflora presente, il trattamento di consolidamento della superficie per il ripristino della coesione tra i componenti del materiale danneggiato in superficie ed il nucleo interno della pietra sana ed il trattamento finale protettivo in grado di ridurre l’azione dannosa degli agenti atmosferici e in particolare dell’acqua. Il progetto di restauro della Chiesa include inoltre altri interventi di restauro degli interni.

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