Home Notizie del Giorno Visto per voi al Plautus Festival 2022: “Le supplici” di Euripide

Visto per voi al Plautus Festival 2022: “Le supplici” di Euripide

da Alessandro Carli

Un grande manifesto di femminismo, di forza di volontà, di straordinaria attualità sociopolitica. Non è un mistero che i “grandi” del passato abbiamo saputo raccontare, con enorme anticipo sui tempi (ma forse la storia è esattamente questo: corsi e ricorsi), i fatti di oggi. Così anche per messa in scena de “Le supplici”, l’acutissima tragedia di Euripide che, nonostante l’età anagrafica (è stata rappresentata per la prima volta tra il 423 e il 421 a.C), ha “spiegato” la sua contemporaneità.

Diretto da Serena Sinigaglia e in scena il 23 luglio all’interno del cartellone 2022 del Plautus Festival, lo spettacolo, ottimamente adattato allo spazio e altrettanto ottimamente reso in scena (sul palco solo un grande sasso-tronco di albero, elemento totemistico che ha scandito l’ora e 20 minuti di durata; dal sasso spuntato alcune radici, a chiarire un clima di morte; un albero quindi che si trasforma in sasso ma pur sempre attaccato alla vita e alla terra attraverso le radici), racconta di un gruppo di madri dei guerrieri argivi morti nel fallito assalto a Tebe che supplicano gli ateniesi di aiutarle a dare degna sepoltura ai figli. Il re Teseo, toccato da quell’amore filiale, decide di aiutarle e si rivolge all’araldo di Tebe intessendo un intenso dialogo nel quale il re difende i valori di democrazia, libertà, uguaglianza di Atene, contrapposti alla tirannide di Tebe. La guerra tra le due città diventa così inevitabile, e si conclude con la vittoria di Atene e la conseguente restituzione dei cadaveri. Il re di Argo Adrasto, che accompagna le madri, si incarica di celebrare i caduti con un discorso. Durante il rito funebre, Evadne, moglie del caduto Capaneo, si getta da una roccia sul rogo dove veniva cremato il marito, in un atto di estrema dedizione coniugale.

L’adattamento, tutto al femminile (il testo è stato tradotto da Maddalena Giovannelli; sette invece sono le attrici impegnate a interpretare le madri, il coro e i vari personaggi), risulta piacevole e potente, soprattutto nei passaggi “allargati”, ovvero quando il coro si riunisce: voce, movimenti ed effetti che ricordano, per intensità e vigore, alcuni tratti degli spettacoli storici della “Societas Raffaello Sanzio”.   

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