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Accordo UE, dall’Aula impressioni positive

da Redazione

Con l’approvazione quasi unanime – 40 voti a favore un non votante- di un Ordine del giorno sottoscritto da tutti i gruppi consiliari, il Consiglio Grande e Generale ha concluso il 12 luglio il dibattito sull’Accordo di associazione con l’Unione Europea.

In particolare, con l’Odg, il Consiglio Grande e Generale tra l’altro, “dà mandato al Segretario di Stato per gli Affari Esteri e al Governo: 1) di proporre i necessari interventi atti a integrare le normative esistenti con le nuove disposizioni dell’acquis, attraverso verifiche di conformità delle stesse e di quelle di nuova attuazione; 2) di proporre modalità specifiche per un confronto istituzionale permanente sia nell’ambito della Commissione Affari Esteri che in altre forme, al fine di coordinare l’azione negoziale dell’Esecutivo con il Consiglio Grande e Generale; 3) di integrare le risorse del Dipartimento Affari Esteri, anche in via temporanea, e tramite le ordinarie procedure di revisione del fabbisogno generale, al fine di garantire l’espletamento di tutte le attività legate al negoziato.

Luca Beccari, Sds Affari Esteri: “Nel corso del dibattito ho recepito input decisamente positivi, al di là delle sfumature e di qualche preoccupazione, fondamentalmente stiamo parlando di un tema che sta a cuore a tutti e forse ci investe come responsabilità nel traghettare il paese e nel portarlo nel confronto con l’Ue in questa importante opportunità, nel migliore dei modi. Ho voluto rimarcare come questo sia parte di un percorso partito da lontano, credo non sia un caso che anche dall’opposizione siano giunti segnali positivi rispetto questo percorso, come anche immagino che guardare questo impegno e la mole dell’acquis possa spaventare. Condivido quanto ha detto Morganti sull’analisi costi-benefici, ormai abbiamo speso fiumi di parole e nessuno ha la sfera di cristallo ed è in grado di sapere quante imprese arriveranno a San Marino, quanti lavoratori, quante residenze…ma posso immaginarmi cosa devo cercare di mettere a fuoco come paese in termini di adeguamento. Ho citato il modello del Liechtenstein che prevede un sistema di quote ampiamente più basso del numero di permessi di soggiorno e residenze che noi concediamo annualmente. Ovvio che più di un tot non li possiamo ospitare in un territorio di 62 chilometri quadrati e questo lo capisce anche l’Ue. Posso immaginare che nel mercato del lavoro ci saranno richieste che arriveranno quasi prevalentemente dall’Italia, ma io conosco i dati del mio mercato del lavoro e dobbiamo lavorare per non mettere in discussione il principio europeo della mobilità dei lavoratori, ma possiamo difendere comunque l’identità delle professioni e le possibilità per i sammarinesi di lavorare nel loro territorio. Noi non pensiamo di sacrificare qualche categoria sull’altare dell’Europa, avere un mercato di centinaia di milioni di persone è un elemento competitività indiscussa, consapevoli che oggi dobbiamo affrontare continuamente i disallineamenti del nostro sistema. Si parla del Memorandum di Banca d’Italia, quando sappiamo che deve passare per l’Europa. Ha ragione chi dice che dobbiamo arrivare preparati. Non accetto chi dice che non è stato fatto nulla: non mi risulta che Monaco e Andorra sono pronti con la penna in mano per firmare, perché in questi due anni loro sono andati avanti e noi no. Si può discutere poi se politicamente si può condividere cosa fa o meno l’Europa oggi, ma noi non ci associamo a un governo, a una composizione politica in Europa. Noi facciamo un percorso con l’Ue, ci saranno altre commissioni e non possiamo basare le nostre scelte su chi è al governo, ma sull’opportunità o meno di far parte di un mercato unico che ci darà grandi opportunità, rimanendo uno stato terzo con le sue prerogative”.

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