L’emergenza idrica e il conseguente risparmio dell’acqua riguardano sia i cittadini che le imprese. La crisi del “bene più prezioso”, quest’anno è davvero con il Po che è quasi un rigagnolo. Le Regioni che chiederanno al Governo lo stato di emergenza e questo fenomeno sta avendo ripercussioni anche a San Marino che, com’è noto, “attinge” dall’ Italia. Per quanto riguardo il mondo delle aziende, occorre ottimizzare i processi produttivi al fine di cercare di “contenere” l’utilizzo dell’acqua, ma anche cercare di fornire soluzioni sia ecologiche che convenienti. Molte si sono già “attrezzate” e hanno installato una serie di erogatori che si “allacciano” alla rete.
Caldo è caldo, ma bastano una manciata di buone pratiche per limitare sensibilmente gli sprechi. In prima battuta – e mi rivolgo agli imprenditori – serve formare i dipendenti, sensibilizzarli a non sciupare inutilmente l’acqua. Un caso pratico, che vale sia per le aziende che per i cittadini privati riguarda il lavaggio della persona. Meglio la doccia che il bagno: la prima soluzione richiede circa 15-16 litri d’acqua al minuto, la seconda invece, se si vuole riempire per bene la vasca, tra i 150 e i 200 litri. Fate due conti veloci e capirete quanto si può “sprecare” di meno e con gli stessi risultati: puliti, lavati e freschi.
Per rimanere alla pulizia della persona, quando vi lavate le mani e i denti non tenete il rubinetto aperto: non serve per quello che dovete fare. Se poi vi piace il rumore dell’acqua che scende, basta andare un Internet e troverete non solo la “musica” del lavandino ma anche quello delle onde del mare o delle cascate.
Passiamo ora al “verde” aziendale. Alcune “aree” sono funzionali al prodotto che viene realizzato o venduto – mi riferisco per esempio ai vivai – ma altre sono “per bellezza”. Se necessarie al business core ovviamente occorre innaffiare, se invece sono “di decoro”, per qualche mese si può anche “trascurarle”. I consumi, lo voglio sottolineare, si possono contenere.
Altro “punto” che spesso non viene adeguatamente trattato è quello delle “perdite”. Mi spiego: in Italia circa il 40% dell’acqua messa in Rete non “arriva” al destinatario a causa delle tubature che “lasciano per strada” il bene prezioso. Il mio suggerimento quindi è quello di tenere sotto controllo i contatori e, quando possibile, la “tenuta” degli impianti. Passino (in parte, ovviamente) le dispersioni dei tubi che ci portano l’acqua, cerchiamo magari di evitare ulteriori perdite derivanti dai nostri impianti. Perché, detta in soldoni, una buona “circolazione” ha ricadute positive sulle bollette. Alcune imprese si sono dotate di “vasche” per la raccolta dell’acqua piovana: una soluzione da tenere in considerazione per una serie di “pratiche” che non richiedono l’acqua potabile. Per finire, due “suggerimenti” per la casa. L’acqua per il lavaggio delle verdure può essere benissimo impiegata per irrigare le piante, così come l’acqua utilizzata per bollire la pasta o gli spaghetti: una volta che si è raffreddata, abbevererà i fiori. Con l’aumento delle tariffe e la crisi idrica, bastano in fondo poche ma essenziali attenzioni per far del bene al proprio portafoglio e all’ecosistema.