Tra il 1959 e il 1960 la Repubblica di San Marino avviò una serie di contatti volti ad ottenere un proprio riconoscimento da parte della Fondazione della Campana dei Caduti di Rovereto fino ad aderirvi pienamente al pari del gruppo di Stati (oltre 40 all’epoca, oggi più di cento) che avevano già percorso questa procedura. La “scoperta” porta la firma dell’Ambasciatrice, la Prof.ssa Maria Giovanna Fadiga Mercuri, che in occasione della preparazione dell’esposizione “La Campana dei Caduti e gli Alpini a San Marino” (visitabile su prenotazione sino alla fine di giugno: segreteria.sanmarino@esteri.it) ha recuperato diverso materiale con testimonianze storiche che hanno impreziosito la mostra concepita per la 93ma Adunata degli Alpini di Rimini e San Marino.
“All’interno dell’Archivio di Stato abbiamo rinvenuto, grazie alla collaborazione del personale, un faldone che conteneva alcuni documenti sui rapporti di San Marino dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, prevalentemente di tono etico/commemorativo ma anche ‘politico/relazionale’, nel senso della tessitura di rapporti internazionali” esordisce la professoressa Fadiga Mercuri. Siamo negli anni del secondo dopoguerra in cui San Marino emerge da un periodo turbolento. L’adesione alla ‘Campana’ di Rovereto si presenta quindi come un’occasione per mostrare la Repubblica del Titano rinvigorita in un’attività negoziale istituzionale e internazionale”.
Il materiale cartaceo esposto nelle sale dell’Ambasciata d’Italia racconta quindi l’avvicinamento, anche diplomatico, del Titano alla Campana dei Caduti, fusa originariamente a Trento nel 1924 con il metallo dei cannoni delle nazioni partecipanti alla Prima Guerra mondiale: anche San Marino ha “dato” alcune vite dei suoi cittadini all’evento bellico. Lo conferma il carteggio, con le lettere firmate dal Segretario di Stato Avv. Prof. Federico Bigi e dal vertice della Fondazione, il Reggente Padre Eusebio Jori che era succeduto al fondatore Don Antonio Rossaro. Senza “rivelare” troppo (meglio ascoltare il racconto direttamente dalla voce della curatrice: tra gli aneddoti, l’intervento di un riminese, Arnaldo Servadei, ma anche uno slittamento di una data in particolare, dal 5 settembre al 5 ottobre, e “una stanza del Museo Storico di Guerra di Rovereto in Trentino” prevista per San Marino), Federico Bigi il 29 luglio del 1959 scrive al Reggente: “La Segreteria di Stato per gli Affari Esteri, anche a nome dell’Eccellentissima Reggenza, memore dell’eredità spirituale che i gloriosi Caduti di guerra di San Marino hanno lasciato ad onore della nostra Repubblica e della Madre Italia, si permette di chiedere alla S.V. che la storica Campana di Rovereto ricordi ogni anno coi suoi rintocchi la memoria di quei valorosi, nella giornata del 5 settembre, data che coincide coll’arrivo a San Marino delle spoglie dei Soldati Sammarinesi, caduti sul Carso per la causa dell’Unità d’Italia”.
Il 28 novembre del 1959 il Reggente Padre Eusebio Jori risponde a Federico Bigi: “Le sono veramente grato a nome della Reggenza dell’Opera Internazionale della Campana dei Caduti per la Sua lettera del 29 luglio (…) con cui Vostra Eccellenza si degnava benignamente di chiedere che la gloriosa Campana dei Caduti ‘Maria Dolens’ ricordasse il 5 settembre – ogni anno – i caduti di guerra di codesta gloriosa e storica Repubblica. La Reggenza dell’opera, su mia proposta, nella seduta dell’11 agosto 1959 stabiliva di aderire alla Sua nobile richiesta e già il 5 settembre ‘Maria Dolens’ spandeva i suoi mesti rintocchi nella vallata dell’Adige in memoria dei valorosi caduti di S. Marino”.
Nella lettera di Arnaldo Servadei, fa notare l’Ambasciatrice, “si parla di una sala dedicata a San Marino che ‘servirà di richiamo ai visitatori per una visita alla terra del Santo’. Si tratta di una nuova consapevolezza della promozione turistica importante per il Titano in un periodo in cui, terminata la Seconda Guerra Mondiale, iniziano a prendere forma e consistenza i viaggi”.