“Ha le labbra di carne, i capelli di grano / che paura, che voglia che ti prenda per mano / che paura, che voglia che ti porti lontano…”. Mai come in questo periodo storico è attuale questo frammento di una celebre canzone di Fabrizio De André (“Un chimico”), mai come in questo periodo dunque è opportuno parlare di grano e di cereali. E lo facciamo con Gian Luca Giardi, Presidente della Cooperativa Ammasso Prodotti Agricoli (CAPA), agricoltore e produttore. Gian Luca ci aspetta tra i suoi dieci ettari di campo, sulla strada che dal Monte Titano porta verso Faetano. E non si può che partire proprio dal grano e dalle oscillazioni dei mercati, anche in virtù del conflitto bellico tra l’Ucraina e la Russia. “Già dalle semine dello scorso anno, quindi tra giugno e luglio, abbiamo registrato, rispetto a 12 mesi prima, un robusto aumento dei prezzi dei concimi e delle sementi” esordisce. “Sapevamo quindi che i costi di produzione sarebbero cresciuti. Nel 2022 i prezzi sono ulteriormente aumentati. A questo va aggiunta anche la scarsa disponibilità di alcuni prodotti, per ad esempio l’Urea, un concime azotato molto utilizzato in agricoltura. Il secondo aspetto che ha colpito il nostro settore, o meglio, anche il nostro settore, è quello legato all’aumento del costo del gasolio, fondamentale per azionare le macchine agricole. Sono tutti fattori, questi, che hanno avuto ripercussioni sui prezzi delle borse di riferimento, quella di Milano e quella di Chicago”. E a chi scrive e sostiene che gli agricoltori abbiano avuto una serie di giovamenti economici dalla guerra tra Ucraina e Russia, il Presidente della CAPA risponde: “Certo, i prezzi del mercato sono aumentati – voglio però ricordare che quelli attuali si riferiscono alla campagna e ai raccolti del 2021 – si sono innalzati anche quelli della produzione. La speranza è quella di riuscire a renderli sostenibili: oltre ai carburanti e ai prezzi delle sementi, va aggiunta l’incognita meteo. Basta una tempesta, la grandine o una profonda siccità e il raccolto va in affanno”.
Gli agricoltori però non si abbattono facilmente e guardano sempre in avanti. “La raccolta del 2022 sembrava fosse buonissima – prosegue Gian Luca Giardi -. Per quantità più o meno come quella del 2021. Poi è arrivata la siccità e subito dopo l’umidità: il caldo ha creato molti problemi. Malattie e afidi, sia nelle colture biologiche che in quelle tradizionali, hanno lasciato il segno”.
Intanto si avvicina il periodo della raccolta. “Partiremo a metà giugno con l’orzo, che verrà destinato come da tradizione all’alimentazione animale, per poi passare al grano. Molto dipende dall’umidità dell’aria e del chicco, che deve essere raccolto asciutto. In genere si lavora dalla mattina, dalle 8, sino alle otto di sera, spesso senza fermarsi. Quest’anno nel mio campo ho piantato il ‘Giorgione’, una varietà di frumento ‘di forza’, e il ‘Palesio’, più panificabile, che però il prossimo anno accantonerò su decisione della CAPA. Il settore è in costante evoluzione e per essere competitivi occorre anche essere aggiornati e, quando e dove possibile, diversificare”.
Davvero quindi, come canta Francesco De Gregori, davvero “la storia siamo noi, siamo noi questo piatto di grano”.