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Con “Odi, gocce e stridii” Francesco Tamagnini diventa poeta

da Alessandro Carli

“Potrai dimenticare Leopardi. Ma non potrai mai / ignorare l’Infinito” è un frammento, un assaggio, un raggio di sole di una delle poesie scritte da Francesco Tamagnini e inserite nel libro “Odi, gocce e stridii” (Oèdipus edizioni) che verrà presentato al “Treesessanta” la sera dell’11 giugno alle 19.30 (info evento e vendita libro: info@libreriacosmo.com e francesco.tamagnini81@gmail.com).

Laureato in Biotecnologie Farmaceutiche e PhD in Neurofisiologia, Ricercatore malattia di Alzheimer presso University of Reading, Francesco racconta quello che nel volume non si legge: il percorso di gestazione del volume. “Nel 2018, quasi per gioco, ho ripreso in mano una serie di vecchi quaderni scritti quasi tutti in Inghilterra. Li ho rimessi insieme per provare a dare una struttura”. E ce l’ha fatta: “Odi, gocce e stridii” difatti – come suggerisce il titolo (il volume è già in vendita all’interno della libreria Cosmo e su Amazon) – si compone di tre parti. “Gli stridii, le ‘stridazioni’ delle ali dei grilli, ricordano l’urlo umano. Non amo la nostalgia se non nell’accezione di una ‘rampa di lancio’ per parlare di altro, del rapporto tra la memoria e l’io, e del rapporto tra la definizione identitaria e l’ambiente che hai intorno”.    

Poesia come ponte, quindi. “La poesia ti permette di ‘barare’: se sei bravo, bastano pochi tocchi, poche pennellate, poche parole e poi l’immaginazione fa il resto. Pochi elementi sensoriali che si combinano e che trovano un senso per il lettore. Per approssimarsi alla realtà”. Un libro da leggere ad alta voce. “La parola è suono” spiega Francesco. Tra le parole si respirano i grandi Maestri, Alighieri, Pascoli, Pirandello. Penne scientifiche, come scientifico è l’autore: liriche che innescano reazioni forti, neurologiche, e che spalancano abissi verticali nei quali perdersi per poi ritrovarsi. Diversi, forse migliori.

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