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San Marino, l’inno nazionale senza le parole

da Redazione

Nel 1894 la Repubblica di San Marino richiese a Giuseppe Verdi di comporre l’inno nazionale ma declinò “per la sua vecchiaia”. Sono però molti gli avvenimenti che legano il Maestro al Monte Titano: il Consiglio Grande e Generale decretò, durante la seduta del 31 agosto 1857, di ascrivere “nell’albo dei Patrizj di questa Repubblica il celebre compositore di Musica Sig. Maestro Verdi ed alla semplice cittadinanza il Poeta melodrammatico Sig. Piave” (Francesco Maria Piave fu un librettista veneto autore dei libretti di ben dieci opere verdiane, tra cui il “Rigoletto” e la “Traviata”). Sempre nel 1894 viene collocata una lapide in suo onore nel Pubblico Palazzo, e successivamente alla morte, giunta nel 1901, viene commemorato con un discorso di Pietro Franciosi nella sala del Consiglio. La Reggenza partecipò con un telegramma di condoglianze diretto alla famiglia, ed incaricò il Sindaco di Milano di rappresentare la Repubblica ai funerali del Maestro. Inoltre, come relazionato durante la seduta consiliare del 2 marzo 1901, “ad onorare la memoria dell’illustre defunto, nostro Cittadino Onorario, per iniziativa del locale Concerto Militare, rappresentato dall’Ispettore Ufficiale Comm. Luigi Tonnini e dal Maestro Carlo Scorrano, si fece in questo Pubblico Palazzo, il giorno 21 febbraio, solenne commemorazione, con discorso del Prof. Pietro Franciosi, espressamente incaricato dalla stessa Eccellentissima Reggenza. Che alla sera fu dato in Teatro un concerto vocale-istrumentale con l’intervento degli Esimi Artisti Cav. Ettore Borucchia e Signorina Tilde Milanesi, gentilmente venuti dalla vicina Cesena.”

Queste furono solo le prime di una serie di “celebrazioni verdiane” che, da quel momento in avanti, San Marino dedicò a Giuseppe Verdi in occasione di ricorrenze e centenari; le ultime, quelle del 2013 in occasione del bicentenario dalla nascita del Maestro di Busseto, sono state particolarmente solenni, celebrate presso il Teatro Titano con un concerto di arie verdiane e con l’emissione di una splendida medaglia commemorativa incisa dallo scultore pavese Angelo Grilli. La medaglia – l’ultima commemorativa per un personaggio illustre emessa dalla Repubblica, oggi esposta al Museo del Francobollo e della Moneta di San Marino – raffigura nel dritto il compositore che, sullo sfondo del Monte Titano, disegna con la mano i protagonisti del “Rigoletto”, mentre sul rovescio è rappresentato il “Nabucco”. La scelta dell’inno ricadde qundi su Federico Consolo che utilizza un inno religioso medievale, tratto da un breviario monastico che si trova a Firenze nella Biblioteca Medicea laurenziana, armonizzandolo, creando delle parti di supporto di armonia. Il violinista anconetano non pensò a creare delle parole, essendo ‘solo’ un musicista, non un poeta, un letterato. E da parte delle autorità sammarinesi non ci fu una richiesta in questo senso. Il problema probabilmente fu la difficoltà di decidere a chi dare l’incarico di scrivere il testo. Per un secolo venne eseguito così. Solo alla fine degli anni ‘70 il Maestro Cesare Franchini Tassini pose il problema del testo dell’inno nazionale. E andò a ripescare nell’orazione di Giosuè Carducci pronunciata in occasione dell’inaugurazione di Palazzo Pubblico nel 1894, la chiusura, alcuni piccoli versi finali. I quali poi Franchini Tassini utilizzò adattandoli anche metricamente alla melodia dell’inno nazionale: “Oh antica Repubblica onore a te virtuosa onore a te generosa fidente, virtuosa. Oh Repubblica onore e vivi eterna con la vita e gloria d’Italia. Oh Repubblica onore a te”.

Prima dell’inno di Consolo esistevano alcune composizioni che avevano una funziona suppletiva dell’inno nazionale: quella del maestro Ulisse Balsimelli, una marcia militare, e prima ancora un inno patrio di Luigi Para. Ma il vero inno ufficiale dello stato sammarinese approvato con decreto reggenziale dal Consiglio Principe e Sovrano, è quello di Federico Consolo. L’inno nelle cerimonie ufficiali viene eseguito in versione strumentale integrale, circa tre minuti e mezzo, o in una più breve, a seconda delle occasioni. Nelle esecuzioni concertistiche all’interno delle quali interviene l’Orchestra e la Corale viene utilizzato il testo. È un inno con una sua dignità musicale. Quello che conta in queste composizioni è la storia che c’è dietro, e la retorica compositiva semplice, perentoria, ben curata. Ufficialmente l’inno non ha parole. Giosuè Carducci ne scrisse un testo, ma il governo sammarinese non l’ha mai adottato e resta poco popolare tra la popolazione. Ciononostante, viene insegnato nelle scuole ed occasionalmente cantato ma sempre in ambito non ufficiale.

Il testo di Giosué Carducci:

“Oh antica Repubblica

Onore a te virtuosa

Onore a te

Oh antica Repubblica

Onore a te virtuosa

Onore a te

Generosa fidente, Virtuosa.

Oh, Repubblica

Onore e vivi eterna

Con la vita

E gloria d’Italia

Oh antica Repubblica

Onore a te”.

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