Home Notizie del Giorno La Mantia a 24 Radio: “Covid, guerre, i giovani vanno capiti non sfruttati”

La Mantia a 24 Radio: “Covid, guerre, i giovani vanno capiti non sfruttati”

da Redazione

“Non posso pretendere che un ragazzo nato nel 2002 la pensi come me che sono nato nel 1960. Oggi noi dobbiamo assolutamente visualizzare le scelte dei giovani, dobbiamo andare incontro a loro e capire le loro esigenze, perché vivono un periodo storico allucinante, tra Covid, guerre, distanziamento, insicurezze, malattie”. Lo afferma lo chef siciliano Filippo La Mantia (foto: primochef.it) a 24 Mattino su Radio 24, tornando a parlare delle difficoltà a reperire lavoratori per i suoi ristoranti dopo le polemiche scaturite dalla sua intervista al Corriere della Sera. “Dobbiamo cercare di stare accanto a loro e non a sfruttarli. Sfruttare un giovane è una delle cose più allucinanti del mondo, questo voglio far capire alle persone. Ai ragazzi dico, fare sala, fare ricezione, accogliere il cliente, è un’arte, noi italiani siamo votati all’accoglienza”.

“INSULTATO PER 48 ORE, NON VOLEVO ATTACCARE I GIOVANI” 

Nel corso di 24 Mattino su Radio 24, lo chef siciliano Filippo La Mantia è tornato a parlare delle difficoltà a reperire lavoratori per i suoi ristoranti e delle polemiche che sono scaturite dopo la sua intervista di inizio settimana al Corriere della Sera. “Io veramente giuro ho 62 anni. Ho fatto tante cose nella mia vita e sono rimasto basito dagli attacchi che ho ricevuto nelle ultime 48 ore, di insulti gratuiti per qualcosa che non ho mai né pensato e né detto. Ho tre figli quindi non potrei mai parlare male dei giovani. Ho solamente detto e ci tengo a puntualizzarlo che quando è successo che ci siamo fermati per il lockdown, tante categorie, io per primo, praticamente siamo stati chiusi a casa e abbiamo pensato al nostro stile di vita, nel nostro caso alla ristorazione. Ci sono come me tanti che hanno una vita compromessa, nel senso che facciamo il lavoro che ci impegna a 360°, ma i ragazzi, i giovani, probabilmente non ne potevano più fare un lavoro che non gli permettesse di vivere una vita praticamente normale e non vogliono più fare questo lavoro. Non c’entrano niente gli stipendi. Poi per carità non posso dire che tutti quelli che pagano i camerieri, cuochi, i barman, il lavapiatti… li trattino come oro colato però nella mia categoria noi abbiamo una reputazione da difendere e non ci permetteremo mai di trattare male le persone”.

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