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Editoriale: quell’1% da primi in Europa

da Daniele Bartolucci

San Marino primo in Europa. Quante volte l’abbiamo sentita questa frase, declinata in chiave positiva? Poche, pochissime volte. Probabilmente le altre volte – in senso negativo – non erano del tutto immeritate, ma tante altre volte sì. Basti pensare al Covid, quando la mera statistica condannava la piccola Repubblica come il paese più infetto della terra o quello con la più alta mortalità. Sfortune dei piccoli numeri. Però questa volta i numeri sono reali, e sono persone: San Marino ospita attualmente l’equivalente dell’1% della sua popolazione. Non in proporzione, non statisticamente. Ma realmente, mettendo in campo uno sforzo che altri Paesi più “grandi” non stanno dimostrando affatto di voler fare. È una delle virtù di questa antica Repubblica, l’accoglienza unita alla solidarietà, ed è una virtù che si tramanda da secoli (se non si ricorda Garibaldi, si ricorderanno i 100mila sfollati), che è diventata quasi istituzionale, sicuramente strutturata, dove pubblico e privato non solo vanno d’accordo, ma lavorano insieme.

Un primato, si diceva, che San Marino deve “spendere” in Europa, farlo pesare sui tavoli diplomatici, come altri Paesi fanno pesare i loro asset economici. Anche perché certi valori, che hanno fondato e sono alla base dell’Unione Europea, dovrebbero perfino contare di più dei soldi. Sicuramente per i 300 ucraini accolti sul Monte Titano contano di più. E certamente ringrazieranno per sempre San Marino. Magari un “grazie” in Europa non lo diranno, ma un “bravi” lo si può e lo si deve pretendere. E pretendere anche il giusto rispetto, per quanto fatto in passato e anche oggi.

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