Lo sforzo di San Marino nell’accogliere e assistere i profughi ucraini è uno sforzo collettivo di una comunità coesa e solidale, sia per quanto riguarda il privato, sia per quanto compete al pubblico. Un impegno che ha permesso alla piccola Repubblica di dimostrarsi ancora una volta un grande Paese agli occhi del mondo intero, come confermano i numeri di questa “macchina dell’accoglienza”: 290 ucraini ospitati oggi (con un picco di oltre 300) significa più o meno l’1% della popolazione. “Un impegno”, ha spiegato il Segretario agli Esteri, Luca Beccari, “che ci pone tra i Paesi più virtuosi a livello europeo”. Uno sforzo che vede coinvolte tante realtà private e molti cittadini, e che può contare sul supporto delle istituzioni e in particolare dal team (tutto al femminile, ndr) della Segreteria Esteri composto da Alessandra Albertini, Maria Lea Zafferani, Gloria Valentini e Simona Pedrella Maiani.
I NUMERI
Come detto, sono circa 290 le persone attualmente ospitate a San Marino: 224 femmine e 66 maschi, per un totale di 106 gruppi famigliari. La stragrande maggioranza (149, tutti accompagnati) è rappresentata dai minori, soprattutto nella fascia tra i 6 e i 10 anni. 67 soggetti sono ospitati nelle strutture pubbliche, mentre i restanti hanno potuto trovare alloggio nelle famiglie.
IL PROTOCOLLO
Nel presentare le attività svolte nel primo mese di emergenza, il Segretario Beccari ha ricordato l’iniziale Decreto 41 che ha introdotto la formula di un permesso speciale di soggiorno che prevede la possibilità di soggiornare per 3 mesi rinnovabili. A questo sono seguiti altri interventi, non ultimo quello della messa a disposizione della SMaC card per nucleo famigliare, alimentata con soldi pubblici e grazie alla raccolta fondi messa in campo. A livello di protocolli, dopo la prima fase di front office in cui vengono fornite tutte le informazioni, l’iter vero e proprio inizia con la presa in carico da parte della Protezione Civile delle persone che arrivano a San Marino, su cui vengono attivate le necessarie verifiche sui documenti tramite anche i rapporti con le altre forze di polizia europee, quindi si attiva la fase di screening sanitario attraverso l’ISS, sia per quanto riguarda il Covid e la vaccinazione (su base volontaria), sia su altre patologie e cure continuative. Resta sempre valido il requisito principale della disponibilità di un alloggio. A quel punto la persona o le persone possono ottenere il permesso speciale e attivare tutte le altre forme di assistenza e accoglienza.
LE ESIGENZE
“È chiaro”, ha spiegato Beccari, “che queste persone non hanno scelto né preventivato di dover abbandonare le loro case e tutto ciò che avevano, per cui quando arrivano qui l’impatto psicologico è fortissimo e la nostra preoccupazione è quella di dar loro assistenza e rassicurazioni. Poi scattano altre priorità, da quelle sanitarie, che sono gestite fin dall’arrivo in territorio, a quelle educative, su cui la Segreteria all’Istruzione ha già creato dei percorsi precisi, sia per quanti possano proseguire i loro studi in modalità da remoto, con la DAD, sia per quanti invece possano già avviarsi a corsi in presenza nelle nostre scuole. In previsione del prossimo anno accademico, inoltre, se l’emergenza dovesse protrarsi, avremo modo di costruire nuovi percorsi, organizzando più supporti linguistici. Lo stesso supporto che potremo dare a breve anche all’unità di coordinamento, grazie ad una signora che parla correntemente la lingua ucraina e che potrà quindi intercettare altre richieste e necessità”.
L’altra priorità è poi il lavoro: “Grazie ai fondi e alle donazioni possiamo dare a queste persone un sostegno per quanto riguarda i beni essenziali, ma è chiaro, anche in una prospettiva di rientro nel loro Paese, che chi è nelle condizioni di poterlo fare, ha necessità di lavorare. Stiamo parlando di poche decine di persone, alcune con competenze specifiche. L’obiettivo, concordato con la Segreteria al Lavoro, è di dar loro questa possibilità, rendendo possibili impieghi temporanei legati al permesso di soggiorno speciale”.