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Osservatorio ANIS: le imprese vogliono crescere

da Daniele Bartolucci

L’attesa presentazione delle analisi dell’Osservatorio ANIS sull’andamento congiunturale delle aziende associate nel quadriennio 2017-2020, è sempre un momento importante per il sistema economico sammarinese. A maggior ragione in questa occasione, essendo stato arricchito sia dai primi indicatori sui bilanci del 2021 (che ancora non sono ufficiali), sia da alcune prospettive sul 2022, il cui scenario è caratterizzato purtroppo dal conflitto in Ucraina, che ha enfatizzato le difficoltà di approvvigionamento di materie prime già presenti a fine 2021 e fatto esplodere i costi degli energetici. “Tali analisi”, ha commentato infine la Presidente Neni Rossini chiudendo i lavori alla presenza (sia di persona che online) degli associati, alle Istituzioni e alle organizzazioni sindacali, “riportano una fotografia puntuale del sistema economico, in cui l’economia reale che ci onoriamo di rappresentare continua ad essere l’asse portante, sia per quanto riguarda l’occupazione, sia lo sviluppo, con i suoi continui investimenti in territorio. La pandemia prima e la guerra poi hanno creato tensioni e destabilizzazioni sui mercati, ma sono variabili esterne che non potevamo prevedere né su cui i singoli Paesi possono incidere. Quello che il nostro Paese invece può fare, e per questo ci appelliamo alla politica e alle altre parti sociali qui presenti, è di permettere al sistema imprenditoriale di operare al meglio: regole certe e certezza del diritto, ma anche, almeno le stesse condizioni di competitività che hanno le imprese degli altri Paesi con cui ci confrontiamo ogni giorno sui mercati”.

L’ULTIMO QUADRIENNIO: CRESCITA E RESILIENZA

Il quadro generale dell’ultimo quadriennio illustrato dal Dott. Simone Selva dello Studio Selva di Riccione – che cura fin dall’inizio l’Osservatorio ANIS – mette in luce il trend positivo di crescita di fatturati, investimenti e occupazione degli ultimi anni per quanto riguarda le aziende associate, rallentato però dai dati del 2020, l’anno del lockdown e dell’inizio della pandemia. Concentrandosi infatti solo su questa annualità, spiegano da ANIS, “si nota che i ricavi sono diminuiti di poco meno dell’8% rispetto al 2019 (quando erano invece cresciuti dell’1,65%), ma molto meno rispetto alle previsioni che invece prefiguravano un calo quasi doppio. Una riprova della resilienza del comparto rappresentato dalle aziende ANIS, che è motivata anche dai continui investimenti operati da parte delle imprese nel corso degli anni: nel 2020 gli investimenti sono in effetti scesi da 109 a 73 milioni di euro, ma rappresentano comunque la volontà e la fiducia degli stessi imprenditori nelle proprie aziende, anche in momenti di difficoltà oggettiva come i primi mesi della pandemia”. A preoccupare un po’ è “l’aumento della leva finanziaria media, sintomo di una nuova necessità di liquidità rispetto al passato, comunque compensata anch’essa dalla storica capacità di finanziarsi con risorse proprie delle aziende associate. Leggermente diminuito, invece, il costo del personale rispetto al 2019, che comunque mantiene un trend di crescita nel quadriennio a dimostrazione della grande propensione delle aziende associate ANIS ad assumere sempre nuove professionalità per acquisire le competenze che servono per svilupparsi”.

ANTICIPAZIONI E SIMULAZIONI

Come fatto già durante il primo lockdown, l’Osservatorio ANIS ha implementato la propria attività, sottoponendo alle aziende associate ulteriori questionari per avere indicatori anche sui bilanci in corso, come è il caso di quello del 2021, sia per costruire delle prospettive quanto più attendibili per il futuro, ovvero per il 2022. Lo scenario che ne è emerso è di una crescita nel 2021 sia nei ricavi che nella marginalità, ma non in tutti i settori. Mentre è forte la preoccupazione per l’aumento dei costi energetici e delle materie prime, che hanno caratterizzato sia la fine del 2021 che questi primi mesi del 2022, come confermato anche dall’ulteriore questionario somministrato alle aziende allo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina. Nel primo caso l’analisi prende a riferimento, unitamente ai dati già a disposizione di ANIS relativi ai bilanci 2020, il questionario somministrato alle aziende associate durante il quarto trimestre 2021 mediante il quale sono stati richiesti dati sintetici per sviluppare un’analisi “anticipata” circa gli andamenti del 2021 in previsione della chiusura d’anno. All’indagine hanno risposto 119 imprese associate del campione di riferimento (212 aziende), che comunque rappresentano rispetto ai dati dell’osservatorio 2020 l’88,18% dei ricavi e l’87,50% dei costi del personale. “I dati forniti”, ha spiegato il Dott. Selva al termine dell’illustrazione delle risposte pervenute dagli associati e i criteri utilizzati per effettuare le simulazioni sul 2021, “sembrano evidenziare che il tessuto imprenditoriale nel suo complesso, pur con evidenti differenze tra i settori, presenta risultati migliorativi rispetto al 2020 in termini di ricavi e, in molti casi, di marginalità”. Mentre “le difficoltà nel reperimento di materie prime e l’oscillazione dei prezzi di approvvigionamento ha determinato, in alcuni settori, una contrazione dei margini che è stata solo parzialmente riassorbita dalle imprese mediante l’incremento dei prezzi di vendita”. Di fatto, “nei settori in cui non è stato possibile riadattare i prezzi i risultati sono stati peggiorativi nonostante l’aumento dei ricavi di vendita”. Ad esempio, “nel settore del Turismo e del Trasporto Persone il 2021 ha prodotto una ripresa molto contenuta e pertanto non si possono considerare ancora usciti dalla crisi pandemica”. Questo non toglie che “nonostante una situazione eterogenea il tessuto sembra aver registrato segnali di ripresa, in particolare considerando il settore Meccanico e del Legno e Arredo. Si evidenzia inoltre una situazione fortemente migliorativa per i servizi alle imprese. Si confermano per San Marino buoni risultati dei settori Bio-farma e Carta stampa grafica”.

LE PROSPETTIVE PER L’ANNO IN CORSO

Nell’ultima sezione dell’analisi effettuata dall’Osservatorio, infine, si propongono le attese rilevate dalle imprese con riferimento al 2022, in base al questionario somministrato alle imprese prima dello scoppio del conflitto Russia-Ucraina (24/02/2022).  “L’avvento della guerra”, spiega il Dott. Selva nella relazione, “sta determinando in molti settori impatti rilevanti dal punto di vista commerciale, degli approvvigionamenti e dei costi dell’energia che i dati riportati non potevano ancora tenere in considerazione, gli stessi devono pertanto essere letti e tarati anche in considerazione degli effetti manifestatisi a partire dall’inizio del conflitto. Se il contesto competitivo che si andava delineando era infatti quello dell’agognata uscita dalla crisi pandemica, ciò che si sta configurando dopo lo scoppio del conflitto può determinare importanti rallentamenti se non veri e propri danni al contesto imprenditoriale”. Anche per questo, “nelle prossime edizioni dell’Osservatorio saranno raccolti dati in merito agli impatti di questo evento sulle attese e sui risultati delle imprese”. Al momento, comunque, le indicazioni raccolte denotano una sostanziale tenuta del sistema, stante il fatto che “la maggioranza del campione (64,71% del campione) prevede una crescita dei ricavi” e “solo il 5,88% prevede una contrazione dei ricavi di vendita” (il 29,41% del campione prevede una stabilità). Inoltre, “la quasi totalità del campione prevede di non fare riduzioni di personale, mentre il 58,83% prevede una stabilità o assunzioni in sostituzione e, soprattutto, il 39,50% del campione prevede una crescita di organico con punte in alcuni settori”.

IL QUADRIENNIO 2017-2020

Le aziende associate ANIS continuano a investire e ad aumentare i livelli di capitalizzazione, e “nonostante l’avvento della pandemia il comparto nel suo complesso sembra aver retto l’urto del calo delle vendite mediante il contenimento dei costi anche grazie alla cassa integrazione guadagni, nonché al ricorso a mezzi propri”. Sono questi alcuni dei dati che emergono dall’analisi dell’andamento congiunturale nel quadriennio 2017-2020 che prende a riferimento i bilanci ordinari e abbreviati delle aziende associate ad ANIS nell’anno 2020.

Metodologia Dal campione totale delle aziende associate sono stati resi disponibili per la riclassificazione i bilanci di 275 aziende. Di queste, 275 sono state considerate le sole aziende i cui bilanci sono disponibili per tutto il quadriennio 2017-2020 (218). Il campione analizzato rappresenta comunque il 97,86% dei ricavi, il 96,44% degli asset e il 97,98% dei costi del personale.

I ricavi “Il quadro generale del 2020”, spiega il Dottor Simone Selva nella sua relazione, “evidenzia una situazione di decrescita ma certamente migliore rispetto alle attese. I risultati del 2020 mostrano in modo evidente l’impatto della crisi pandemica, che però è stato complessivamente assorbito dal comparto”. Da notare che “nel 2020 la contrazione dei ricavi, per l’avvento della pandemia da Covid-19, ha permesso comunque di conseguire risultati confortanti considerando anche l’incremento occupazionale. Al riguardo si evidenzia che la proposta dell’ANIS di mantenere aperte le attività d’impresa, seppure a regime ridotto, mediante il ricorso alla Cassa Integrazione e Guadagni fino alla fine del 2021, prorogata poi fino al 31 marzo 2022, ha definito fin da subito un contesto di medio periodo che ha permesso alle imprese una programmazione tale da gestire il momento di crisi anche in assenza di una norma sul blocco dei licenziamenti”.

Gli investimenti Rispetto al 2019, nonostante l’avvento della pandemia”, spiega quindi il Dottor Simone Selva, “si assiste ad un mantenimento degli investimenti, sebbene in importi ridotti con un tasso di investimento netto che si attesta al 4,61% dell’attivo aziendale contro il 7,05% del 2019”, ma “comunque superiore ai livelli del 2018”. “La capitalizzazione delle imprese continua ad aumentare. Nonostante l’impatto della pandemia abbia determinato la necessità di ricorrere a debito finanziario, il sistema è ancora prevalentemente finanziato da capitale proprio. La leva finanziaria di sistema è diminuita ulteriormente nel 2020, sebbene la leva finanziaria media sia aumentata, passando dal 2,19 al 3,89 nel 2020, come di seguito sarà evidenziato”. In definitiva, “sebbene la solidità finanziaria del sistema nel suo complesso sia stata mantenuta, occorre prestare attenzione all’incremento della leva finanziaria media, che evidenzia un maggior ricorso al debito per imprese di piccole dimensioni”.

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