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La Repubblica di San Marino dice sì alle sanzioni alla Russia

da Daniele Bartolucci

“Una neutralità attiva”. Questo il punto di partenza da cui il Segretario di Stato per gli Affari Esteri ha chiesto e ottenuto dal Consiglio Grande e Generale “un mandato forte” per ufficializzare la posizione di San Marino rispetto al conflitto in atto tra Russia e Ucraina. Una posizione esplicitata nell’Ordine del Giorno condiviso da tutto il Consiglio Grande e Generale, con cui si “condanna fermamente il ricorso alla violenza e ogni azione contraria ai diritti umani” e si “auspica che i negoziati in corso tra Ucraina e Federazione Russa portino a un cessate il fuoco immediato e al raggiungimento di soluzioni pacifiche del conflitto in corso”. Ma soprattutto, “dà mandato al Congresso di Stato di definire le modalità di applicazione delle sanzioni determinate e delle linee di intervento sopra citate, e a riferire a tale proposito alla prima seduta utile della Commissione per gli Affari Esteri”. In pratica, come fatto anche da altri Paesi terzi all’interno dell’Europa (Svizzera, Monaco, Andorra…) anche San Marino si allinea formalmente alla posizione dell’Unione Europea e in generale dell’occidente, evitando di “voltarsi dall’altra parte”, come ha detto anche il premier italiano Mario Draghi. “San Marino ha sudato molto per guadagnarsi il rispetto e il prestigio internazionale che ha oggi. E’ un  Paese rispettato, ascoltato, che parla con tutti, i grandi e i piccoli Paesi nei forum internazionali e lo ha sempre fatto perchè ha sempre difeso i principi in cui crede. E oggi dobbiamo mandare un segnale forte di difesa di quei principi e non dobbiamo essere semplicemente neutrali  e passivi rispetto quello che sta avvenendo vicino noi”. Di fatto “l’aggressione militare della Federazione russa al territorio ucraino è un atto, come riconosciuto in tutte le sedi internazionali, che viola i principali principi e regole del diritto internazionale a tutela della sovranità e integrità territoriale degli Stati. L’integrità territoriale e la sovranità riconosciuti a livello internazionale e il loro rispetto sono temi che hanno garantito la nostra indipendenza e che noi difendiamo costantemente negli organismi internazionali, insieme al rispetto dei diritti umani e ai principi di esercizio democratico”.

LE RESTRIZIONI E I RIFLESSI INTERNI

“Siamo già al lavoro per verificare come e quali sanzioni e restrizioni introdurre”, ha spiegato Beccari in conferenza stampa, annunciando che “comunque corre l’obbligo di rispettare quelle imposte già dall’Unione Europea”. A livello finanziario, con le restrizioni del sistema Swift, diventa pressoché automatico, mentre sulla “mobilità delle persone” ci sono diverse interazioni, ad esempio – e Beccari lo accenna più volte – sugli aerei e le navi che pur battendo bandiera sammarinese, sono riconducibili a proprietari russi. Anche se i registri non forniscono pubblicamente questa lista, è facile intuire che qualche caso esista, e va gestito. Il problema, però, sono le conseguenze di queste sanzioni, in particolare sugli energetici (la Russia fornisce all’Europa circa il 40% del fabbisogno di gas attraverso i gasdotti e nel 2021 il 22% del gas russo fornito all’Europa passa proprio attraverso l’Ucraina), che era già un tema caldo a San Marino con l’aumento delle bollette, e rischia di diventarlo ancora di più, come rilevano dall’Unione Consumatori Sammarinesi: “I mercati energetici registrano un aumento dei prezzi, che salgono sia perché il quadro sulle sanzioni appare molto incerto, sia per la corsa a comprare il gas per stoccarlo nel caso in cui la situazione subisca dei rallentamenti o il blocco delle forniture da parte della Russia. Il 28 febbraio l’indice di riferimento del gas ad Amsterdam fa registrare un rialzo di oltre il 35% a 126 euro al Mwh, e le quotazioni del petrolio Brent schizzate oltre i 100 dollari al barile. Con dei dati del genere è purtroppo chiaro che si rischia un ulteriore salasso energetico per le tasche dei consumatori soprattutto sul gas e l’aumento delle utenze da “troppo importante” potrebbe diventare completamente insostenibile per tanti consumatori sammarinesi”.

Ma “le conseguenze della tragedia in Ucraina pesano anche su altri settori”, avvertono dall’UCS riferendosi a tutto il mercato delle materie prime, in particolare quelle alimentari, visto che “Ucraina e Russia sono grandi produttori ed esportatori di grano, mais e soia che ad inizio settimana sono aumentati nel costo rispettivamente di quasi il 9%, 5% e 4%”. Poi c’è “tutto il mercato del chip, per intenderci quel componente che serve per far funzionare computer, cellulari, elettrodomestici apparecchiature di rete, ma anche auto, impianti, per non parlare di trasporti e logistica, etc etc. rischia di avere un ulteriore crisi”.

Va da sé che i riflessi potrebbero quindi colpire anche la manifattura europea, italiana e quindi anche quella sammarinese che è integrata nella catena delle forniture del mercato unico. Allo stesso tempo, c’è anche da monitorare l’interscambio commerciale diretto con la Russia, che vale circa 17 milioni di euro l’anno (13,5 di esportazioni e 3,5 di importazioni). Se a livello complessivo “pesano” poco nell’interscambio di beni tra San Marino e l’esterno (meno dell’1%), ci sono comunque imprese impegnate su questo canale commerciale da tempo, oltre ad alcune realtà industriali e commerciali di proprietà proprio di investitori russi, su cui pesano diversi dubbi sulla loro operatività. A livello turistico la preoccupazione è altissima, anche se è vero che, numeri alla mano, la quota di turisti russi è diminuita in maniera verticale già da qualche anno sia a San Marino che in tutta la riviera romagnola e il contraccolpo non dovrebbe essere così forte. Di certo è che la stagione alle porte avrebbe dovuto essere quella del dopo-emergenza sanitaria, con un ritorno alla libertà degli spostamenti, e questa guerra nel cuore dell’Europa rischia di annichilire questa speranza.

LE RAGIONI DELLA SCELTA

Se l’Ordine del Giorno è il passaggio formale, con cui si è dato mandato al Congresso di Stato di determinare le sanzioni, “abbiamo dovuto preliminarmente creare il presupposto normativo per poterle applicare”, ha spiegato il Segretario agli Affari Esteri Luca Beccari (nella foto durante l’intervento al Segmento di Alto Livello della 49esima sessione del Consiglio per Diritti Umani) nella conferenza del Congresso di Stato convocata d’urgenza già lunedì mattina, “cosa che abbiamo fatto con un Decreto proprio questa mattina, che dà al Congresso di Stato la possibilità di aumentare le restrizioni”.

Da lì la richiesta in Consiglio di esprimere “un mandato forte al governo per continuare le attività nelle sedi internazionali, un mandato che non deve limitarsi a mettere a disposizioni strumenti di solidarietà”. Solidarietà che ha sempre caratterizzato San Marino nella storia, rimarcando quella posizione neutrale che l’evoluzione geopolitica ha trasformato in uno status sempre più difficilmente mantenibile: “Questa vicenda apre un tema per San Marino che è quello della neutralità attiva. Una volta la neutralità era considerata come totalmente legata all’esercizio militare. Poi da quando le guerre sono cominciate a sparire un po’ dai radar e le nazioni si sono organizzate negli organismi internazionali, la neutralità ha iniziato ad assumere altri connotati. Oggi non si è neutrali solo per il fatto che non si schierano eserciti, il tema viene posto ogni volta che la comunità internazionale dibatte un tema, una controversia o violazione di un principio e gli Stati sono chiamati ad esprimersi in quei contesti. Qui nasce la neutralità attiva”, ha spiegato Beccari all’Aula. “San Marino storicamente è sempre stato in una posizione neutra rispetto le sanzioni e non ha mai creduto nell’applicazione di sanzioni come gli embarghi, che andavano a colpire i popoli piuttosto che i governi.  San Marino non ha mai accettato le sanzioni a Cuba in termini di embargo, come ad altri paesi anche più recentemente (come proprio verso la Russia nel 2014, ndr), ma San Marino adotta sanzioni e risoluzioni come quelle delle Nazioni unite in materia di antiterrorismo”. Ora, però, “la Comunità internazionale, in particolare l’Ue, ha adottato un pacchetto di sanzioni nei confronti della Federazione russa che hanno l’intento di tentare di arginare in misura non militare l’escalation di questa azione militare. San Marino è un paese terzo rispetto l’Ue, non è certo un Paese Nato, non siamo in un’alleanza di alcun genere, ma è un territorio fortemente integrato a quello dell’Unione europea. Anche se non siamo ancora in associazione e anche se non siamo paesi membri, è evidente che il nostro sistema economico e finanziario sono interlacciati con i sistemi europei”. Per questo “credo che anche San Marino debba esprimersi e debba quanto meno garantire il rispetto di questo regime sanzionatorio, in modo coerente con le restrizioni introdotte dall’Unione europea. Credo lo debba fare perché deve fare sentire innanzitutto la sua voce in questo momento, insieme ad altri paesi, e soprattutto perché deve rispettare quello che è una convivenza e un tema di rapporti che noi abbiamo con l’Europa e con i Paesi Ue e con altri microStati e paesi non membri che ci portano ad essere – non mi piace il termine allineato – ma coerenti anche con i percorsi che tutti insieme stanno facendo verso una maggiore integrazione e maggiore interazione  dei sistemi economici e quanto altro”.

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