Home Dal giornale Editoriale: Si vis bellum para pacem. Oppure falla

Editoriale: Si vis bellum para pacem. Oppure falla

da Daniele Bartolucci

“Se Bonaparte avesse parlato il latino, ne avrebbe invertito il senso e avrebbe detto: Si vis bellum para pacem (Se vuoi la guerra prepara la pace)”. Così scrisse nelle sue Memorie il fidato segretario particolare di Napoleone, non a caso uno che con la Russia ci ha avuto a che fare parecchio, e probabilmente pensava anche di saperne molto. Scoprì invece sulla sua pelle (o meglio, su quella dei quasi 500mila uomini che non tornarono mai più a casa da quella campagna militare) che c’è differenza tra il credere di sapere e il sapere effettivamente. Così come c’è differenza tra il promettere di non invadere militarmente l’Ucraina e poi entrarci per difendere i russi che qui vi abitano.
Perché Napoleone avrebbe invertito il famoso “Si vis pacem para bellum”? Perché se vuoi far guerra, è meglio che i nemici non se l’aspettino. Certamente lo schieramento delle truppe ai confini, questa volta, ha azzerato l’effetto sorpresa bellico, ma Putin ha comunque stupito il mondo con questa scelta. E ora il mondo “prepara la pace”, inviando armi e rifornimenti all’Ucraina. Perché resista più tempo possibile, sperando che nel frattempo le sanzioni facciano il loro corso e al pari dei bombardamenti, spengano la speranza di Putin di uscire vincitore da questa situazione terrificante. Prima che la situazione degeneri in conflitto più ampio, mondiale appunto. E’ questa la speranza della gente, che forse dei meccanismi contorti della geopolitica non ci capisce troppo, ma comprende assai bene il rischio di una guerra mondiale. Anche per questo, molti si “preparano al bello”, all’accoglienza, alla solidarietà: armi di umanità di massa.

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