Home Dal giornale Speciale cultura: le 5 Lire di San Marino del 1867

Speciale cultura: le 5 Lire di San Marino del 1867

da Redazione

“Le monete che la Repubblica credesse col tempo di dover coniare potranno avere corso legale nel Regno d’Italia purché ragguagliate al sistema decimale ed abbiano lo stesso titolo e peso di quelle regie”. La data è quella del 1862: i Capitani Reggenti Innocenzo Bonelli e Gaetano Simoncini sottoscrivono la prima Convenzione con il Regno d’Italia. La prima moneta sammarinese – da 5 centesimi di lira – vede la luce nel 1864 presso la Regia Zecca di Milano, battuta con coni incisi tempo prima da Francesco Broggi e prodotta in 280 mila esemplari: una pietra miliare per la storia del Titano

Già l’anno successivo, negli Atti del Congresso di Stato del 19 giugno 1865, si affaccia una moneta d’argento da 5. lire: “La assemblea dichiarando di voler principare la trattativa per la decretata coniazione della moneta d’argento da lire cinque, proporrebbe di ritrarre da un lato la figura intera di San Marino santo diacono per disegno […], l’anno della coniazione e la leggenda intorno Divus Marinus Patronus et Libertatis Auctori, e dall’altra le fattezze della Repubblica con la leggenda Repubblica S. Marini ed aggiunti alla moneta il valore di essa con su cifra £. 5. […] su questa proposta, siccome alcuni congreganti furono di parere che si potesse anche mettere invece […] sulla moneta la testa se possibile del Santo invece della figura intera, fu deciso che si facessero fare due stampi metallici […] l’uno preveda la proposta dell’Ecc.ma Adunanza e l’altro colla sola testa di S. Marino senza lasciare sulla leggenda Divus Marinus ec. e nel rovescio la leggenda Repubblica di San Marino stesse fattezze col valore della moneta”.

Ma c’è una moneta che è avvolta nel mistero e che è stata al centro di un articolo firmato da Roberto Ganganelli: pubblicato sul sito www.cronacanumismatica.com, racconta la scoperta dei coni delle 5 lire del 1867. “Le 5 lire di San Marino del 1867 sono moneta rimasta allo stato di progetto e della quale si occupa per primo, tra gli studiosi di numismatica”. Scrive l’Ambrosoli, a proposito della scarsa bibliografia sulle monete del Titano: “Siamo quindi tanto più lieti di poter offrire ai lettori della Rivista il disegno di uno scudo da cinque lire progettato alcuni anni or sono per San Marino, moneta di cui vennero eseguiti i coni dal valente incisore Cav. Thermignon, ma che per varie circostanze rimase allo stato di progetto”.

Ambrosoli cita due esemplari del progetto di moneta – attualmente esposti al Museo di Stato, in Sala Numismatica, ma parla anche dei loro materiali creatori, che indica conservati nell’Archivio di Stato sammarinese oggi a Palazzo Valloni.

Dal 1888, di questi eccezionali coni non si era più avuta notizia né citazione. Due manufatti d’arte finora mai visti ma che, grazie a recenti ricerche in vista dell’allestimento del Museo del francobollo e della moneta della Repubblica di San Marino, sono stati ritrovati dallo stesso Ganganelli.

“I due coni delle 5 lire di San Marino 1867, in acciaio temperato, hanno entrambi diametro esterno massimo di mm 49 (ai punti di aggancio con il torchio da coniazione), mentre il piatto inciso misura mm 37 e l’altezza è di mm 36. L’anello di contenimento, anch’esso in acciaio, ha invece un diametro di mm 84 e altezza di mm 11. Riscoperti questi eccezionali reperti di archeologia industriale relativi alla monetazione di San Marino, resta il mistero del perché le 5 lire di San Marino del 1867, modellate con tanta cura da Pietro Thermignon, siano rimasto allo stato di progetto.

Forse, i tempi non vennero ritenuti ancora maturi perché la Repubblica mettesse in circolazione una moneta di simile valore che – anche per la sua bellezza – avrebbe finito per essere tesaurizzata; oppure, l’aspetto del santo patrono con tanto di corona – quasi un simbolico, celeste sovrano – non piacque o, magari, non convinse del tutto il Governo quell’allegoria della Repubblica un tantino “mascolina” nei tratti e un po’ troppo “orgogliosa”.

Non è infine da escludere che il progetto di Thermignon sia stato visto poco di buon’occhio anche dalla Regia Zecca i cui dirigenti potrebbero aver fatto capire alle autorità sammarinesi – ma, è bene precisarlo, non sono noti documenti in merito – che la realizzazione di coni in canali esterni alle officine monetarie del Regno non sarebbe stata gradita.

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