Home Dal giornale “In questo grande mare”, Paolo Bandini Callegari racconta Lucio Dalla

“In questo grande mare”, Paolo Bandini Callegari racconta Lucio Dalla

da Paolo Bandini Callegari

Tempi strani questi, solo pochi giorni fa abbiamo salutato Paolo Pagani, lo storico proprietario della trattoria “Da Vito”, quella che per decenni è stata la nostra tana, come l’osteria delle “Dame “dove sono nati grandi artisti e non solo della canzone ma anche del teatro e del cinema. Ma andiamo per ordine: erano i primi di giugno del 1967 e faceva già un bel caldo sotto i portici del Pavaglione a Bologna e lui era lì, con quel suo buffo Borsalino beige e nel bicchiere, una bicicletta spruzzata di Campari. Notti che terminavano all’alba. Ma quale dormire! Toccava andare a prendere il giornale in stazione e i bomboloni caldi al forno in San Vitale, poi il caffè sui viali a Porta Lame con gli spazzini e i facchini del mercato a parlar della Virtus e del Bologna vaticinando vittorie che Lucio Dalla (foto: Alessandro Carli) sapeva già sconfitte… poi via, chi a scuola e chi al lavoro che domani è già oggi, e stasera ci si rivede in Paolo Fabbri prima che il vecchio Vito chiuda la serranda a metà poco dopo il fatidico “signori si chiude” quando noi intonavamo a mezza voce “Fora dal bal c’aven da zugher al chert”. A quel punto la combriccola era già riunita col Cremonini imbucato in cucina a farsi due polpettozze in piedi prima di giocare e Lucio che gli gridava “dai Renzo che hai il diabete e dopo ti addormenti al tavolo”. Renzo era il manager che lo seguiva sempre e dovunque nelle sue notti insonni nei suoi capricci d’artista. Quante volte l’ho visto salutare a mezzanotte col solito “ragazzi la buona notte” per poi vederlo riaffacciarsi alle tre e trenta o alle quattro perché “aveva già dormito” lui, e dopo per Renzo era far mattino di sicuro. Poi “Nuvolari” e “Caruso” coi suoi 8 milioni di dischi e le corse in mare con quel motoscafo motorizzato Ferrari, regalo di Luca Cordero di Montezemolo, un caro amico che mai sarebbe salito su “Catarro”, il peschereccio dove Lucio passava momenti di meditazione e silenzio in quel suo profondo mare.

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