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Pensioni e mercato del lavoro, due riforme “a braccetto”

da Daniele Bartolucci

La riforma delle pensioni “a braccetto” con quella del mercato del lavoro, a cui si lega per ovvie ragioni, ma “sostenuta” anche da tutte le altre che dovranno rilanciare lo sviluppo economico di San Marino. E’ questo il punto da cui partono i due Segretari di Stato alla Sanità, Roberto Ciavatta, e al Lavoro, Teodoro Lonfernini (non solo simbolicamente, quindi, protagonisti assieme della conferenza stampa settimanale del Congresso di Stato, ndr), per illustrare il percorso che dovrà portare, come da Ordine del giorno approvato recentemente, alla definizione e presentazione entro giugno dei due testi di riforma tanto attesi.

“CONFRONTO APERTO SUL TESTO, CHE È MODIFICABILE”

L’apertura al dialogo e al confronto con le parti sociali è il tema principale dell’intervento del Segretario Ciavatta in conferenza stampa. Del resto, avendo avuto esperienza nei sindacati, è ben consapevole su quali temi forzare la mano ora e quali invece attendere l’evoluzione del dibattito. “Siamo partiti dai dati”, spiega, “ma se richiesto, ne forniremo altri, perché solo con tutti i dati in mano si possono fare le scelte migliori”. Anche questo è un punto non scontato del confronto, ma che evidenzia a sua volta il vero problema della faccenda: ci sono molti pensionati e aumenteranno ancora di più nei prossimi anni, con pensioni che andranno proporzionalmente ad aumentare perché negli ultimi decenni sono aumentati sia gli stipendi che le carriere contributive dei lavoratori. Ma non è così per i contributi versati, perché anche se le aliquote sono state ritoccate più volte, c’è un notevole gap tra ciò che entra e ciò che esce. Di questo Ciavatta ne è consapevole e lo spiega chiaramente, ma le soluzioni sono ancora lontane dall’essere definite: “Stiamo discutendo articolo per articolo con le parti economiche e sociali”, ricorda all’indomani dell’ultimo incontro, “su un testo che è davvero una bozza, in quanto completamente modificabile”. Il punto resta però uno e uno solo: “Dobbiamo costruire una riforma condivisa, che guardi alle nuove generazioni e che sia sostenibile nel tempo”. Ed è sul concetto di sostenibilità che si innesta l’altra grande riforma, quella del mercato del lavoro: “Ci sono dinamiche che vanno corrette e ricondotte ad una maggiore velocità e flessibilità”, spiega il Segretario al Lavoro Lonfernini, “perché questa riforma, così come altre, dovrà dare slancio allo sviluppo economico e, per quanto di competenza, sostenere a sua volta anche il sistema previdenziale”. La logica è molto semplice: più lavoratori, più contributi. Ovvio che non si potranno avere migliaia di lavoratori in più, ma se questi saranno specializzati o di livelli abbastanza alti, ne basteranno meno per ridurre quel gap di cui sopra. Però – ed è la richiesta del mondo delle imprese – queste figure a San Marino sono poche e spesso non disponibili, quindi va velocizzato il reperimento di tali risorse e competenze anche dall’esterno. Meglio ancora se con un aumento di attrattività, come ad esempio il superamento del tetto retributivo che penalizza manager e dirigenti. ANIS, su questo fronte, ha proposto di eliminare il tetto pensionistico e prevedere un meccanismo di solidarietà nel rispetto del principio dell’equità. Ma anche di disincentivare il pensionamento anticipato e prevedere al contrario un “premio incentivante” per chi resta al lavoro. Altra proposta di ANIS, portata avanti dal Segretario Generale William Vagnini insieme alle altre nel recente incontro, è quella di “incentivare il regime pensionistico complementare e i piani pensionistici individuali”. Il vero punto di svolta, però, resta sempre quello di “riequilibrare il sistema a favore delle giovani generazioni”. Le proposte di modifica, del resto, sono tante e di vario genere, ma in particolare due stanno tenendo distanti le posizioni dei partecipanti al tavolo: la prima riguarda l’intervento dello Stato, che il Governo non vorrebbe diventasse un “paga Pantalone”, mentre i sindacati sembrano intenzionati a far di tutto pur di mantenere il contributo statale, anche se questo dovesse diventare insostenibile per il Bilancio stesso, visto che si parla  (ma ci sono le proiezioni elaborate dagli esperti del gruppo di lavoro incaricato, ndr) di un disavanzo destinato a crescere anche di diverse centinaia di milioni di euro tra pochi anni. L’altro tema di scontro, su cui dovrebbero arrivare a discutere già nella riunione del 28 febbraio, riguarda invece  l’età pensionabile: di fronte ad un innalzamento costante dell’aspettativa di vita (che è un bene, ma in questo caso anche un problema), va innalzata anche l’età in cui si può andare in pensione. Si parla di 67 anni come nuovo requisito e di “quota 103” come somma tra età+anni di lavoro, ma anche di un meccanismo simile a quello degli altri paesi, in cui l’età pensionabile è appunto “legata” all’aumento dell’aspettativa di vita. Ci sarà da discutere.

AUMENTANO I PENSIONATI E LE PRESTAZIONI MEDIE

A livello numerico gli aumenti sono generalizzati: il numero di pensioni in generale (vedi tabella al centro) è passato dalle 9.117 del 2010 alle 11.983 del 2020. Ma è un dato già vecchio perché, a causa anche di molti prepensionamenti, “da gennaio a settembre 2021 si sono registrati complessivamente 501 nuovi pensionamenti, 11 unità in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+2,24%)”.

Si può dunque ipotizzare come realistico il superamento della soglia 12.500 entro l’anno. 

Ma non è solo il numero dei pensionati (e delle pensioni, che sono di più) ad aumentare, bensì anche le prestazioni, allineandosi all’aumento del reddito da lavoro degli ultimi decenni (il sistema retributivo calcola la prestazione in base a tale dato): infatti, spiegano i tecnici che hanno elaborato la Relazione Economico Statistica di quest’anno, anche “l’importo medio per pensionato aumenta ogni anno, nell’ultimo anno l’incremento è del +0,18%, passando a € 18.268”.

I FONDI PENSIONE VANNO IN NEGATIVO

“La gestione ordinaria di tutti i fondi ha registrato saldi negativi”, si legge nella Relazione Economico Statistica allegata alla Legge di Bilancio per il 2022, “tranne per quelli di liberi professionisti e imprenditori, che contano però soltanto per una piccola frazione sul totale. Il saldo del fondo dei lavoratori subordinati ha subito, nel corso del 2020, una variazione negativa importante passando da € -9.467.147 a € -21.664.960 (a questo dato, però, si deve aggiungere il contributo dello Stato per € 27.000.000, ndr). Il fondo dei lavoratori autonomi, istituito con la Legge n.158 del 2011, ha registrato per la prima volta dal 2012 una chiusura con saldo negativo”. 

Nello specifico, il fondo Commercianti ha evidenziato un passivo di € -5.874.962 generato da entrate per € 1.461.640 e uscite per € 7.336.601; quello Artigiani un passivo di € -5.153.326 (entrate per € 1.869.294, uscite per € 7.022.620); quello Agricoltori un passivo di € -240.405 a fronte di € 825.860 di entrate e di € 1.066.264 di uscite; quello degli Autonomi un passivo di € -2.006.003 a fronte di € 16.850.053 di entrate e di € 18.856.056 di uscite.

A questo si deve aggiungere che “il rapporto tra numero di occupati e pensionati è in costante diminuzione, nel 2020 si assiste, oltre che ad un aumento dei pensionati, ad una diminuzione del numero di occupati, portando tale rapporto a 2,07”, quando, per un calcolo prettamente matematico, il rapporto di equilibrio sarebbe almeno di 3 lavoratori attivi per ogni pensionati. Un dato che, salvo correttivi, potrà solo peggiorare, visto che “l’indice di ricambio, che stima il rapporto tra coloro che stanno per uscire dalla popolazione potenzialmente lavorativa (ovvero in fascia d’età 60-64 anni) e il numero di quelli potenzialmente in ingresso sul mercato del lavoro (fascia d’età 15-19 anni), si presenta in crescita, e quindi in peggioramento, rispetto il periodo precedente”.

“Una riforma del sistema previdenziale diventa quindi uno degli obiettivi principali da attuare prontamente”, avvertono i tecnici che hanno elaborato la Relazione, “poiché la massa di lavoratori che dovrà attingere dai fondi pensione nei prossimi anni sarà in continuo aumento, mentre le consistenze dei fondi sono già ad oggi sotto capitalizzate”. Non solo: “I sistemi di welfare europei sono sottoposti già dal finire degli anni Settanta, e ancor più dai primi anni Novanta, a forti stress che derivano dalle profonde trasformazioni del mercato del lavoro, dalla globalizzazione dell’economia e dei mercati finanziari, dalla mutata struttura della popolazione, da esigenze di contenimento della spesa pubblica. Non tutti hanno mostrato lo stesso grado di resilienza nel fronteggiare le sfide legate ai nuovi rischi sociali, contraddistinti da un più elevato livello di incertezza e da mutati contesti di vita familiare e lavorativa. Perciò”, spiegano gli esperti, “anche a San Marino, la questione previdenziale assume oggi una rilevanza maggiore rispetto al passato in quanto il sistema a ripartizione che governa la previdenza sammarinese paga pensioni per un periodo mediamente più lungo, a causa dei suddetti motivi”.

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