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Editoriale: pensioni, si guarderà al futuro?

da Daniele Bartolucci

Il tavolo di confronto sulle pensioni ha ripreso la strada che dovrà portare alla sempre più urgente riforma del sistema sammarinese. L’urgenza è dettata da due fattori: il saldo negativo tra entrate/uscite e le basse aspettative dei giovani per una pensione che vedono sempre più lontana e povera. Se il primo fattore è matematico (ma le cause sono politiche, nel senso delle scelte che sono state fatte in passato e nei correttivi che non sono stati attuati), il secondo è sociale ed economico, perché difficilmente si potrà chiedere un sacrificio ulteriore a chi già oggi versa contributi maggiori e per più anni di quanto fatto dai predecessori, senza un intervento decisivo sulle aspettative e le garanzie che si potrà dare a questa parte del Paese. Alla stessa parte del Paese che oggi paga le pensioni, visto che i contributi versati servono a questo e non bastano neppure a coprire tutte le uscite. E’ una partita difficile quella tra pensionati e lavoratori.

Ma ci sono anche i giovani, a cui in pochi pensano, nonostante siano i prossimi lavoratori (e quindi servono, perché senza di loro chi li verserà i contributi?).

E’ a loro, al futuro, che la riforma delle pensioni dovrebbe guardare: dandogli garanzie sul lavoro, sulle pensioni e sul welfare in generale.

Guardare indietro, alle generazioni che questi diritti li hanno già garantiti e se li stanno già godendo (giustamente, ci mancherebbe) è l’errore che non ci si può più permettere.

Troppe volte si è guardato a chi c’era già, scaricando su chi sarebbe venuto dopo il peso e i costi di tali scelte. Al di là dei numeri, si guardi per una volta al futuro.

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